Un “apostolo della bellezza”
La storia dell'artista Mario Giraldi, che ha saputo fare del suo lavoro un percorso non solo professionale
«La bellezza salverà il mondo», afferma il principe Myskin ne L’Idiota di Dostoevskij, e Sant’Agostino la indica come oggetto della sua ricerca di verità e di amore. Di questo è stato sempre convinto Mario Giraldi, regista e scrittore, scomparso nei giorni scorsi. Per lui la ricerca della bellezza, quella con la B maiuscola, non effimera da esibire dal punto di vista fisico, era alla base del suo lavoro.
Cattolico praticante, come viene definito oggi chi semplicemente vive con molta serenità la propria fede, Mario aveva conosciuto il Movimento dei focolari agli inizi degli anni Cinquanta, e da allora ne condivideva la spiritualità con la moglie Pina. Così parlava dei primi tempi, quando ancora studiava a Milano: «C’è un invito da parte di Ginetta (una delle prime compagne della fondatrice Chiara Lubich, n.d.r.), per andare a Trento e vivere per qualche giorno nei focolari della prima ora. L’ultimo sabato di luglio ci troviamo per tempo, alla stazione centrale. È mattino all’alba. Siamo in otto, quasi tutti studenti universitari. In viaggio Ginetta non lascia spazio alle parole facili, ai vuoti generici. Siamo a Verona. Le Prealpi sono visibili. Per un poco rimango assente. Si affacciano alla mente le preoccupazioni personali. È lo studio, gli esami da dare, la scarsa propensione alla scelta professionale ed anche a quella di fede. Che cos’è questa scelta di Dio? Vedi quei monti? – dice Ginetta –. Se hai fede quanto un granello di senape puoi dire ai monti di spostarsi e loro si sposteranno. Anche le preoccupazioni possono essere grandi come montagne… e la conversione continua sul filo dei consigli evangelici».
Questo essere fedele al messaggio evangelico non l’aveva mai “disturbato” nel suo lavoro, anzi: coloro che lo hanno conosciuto gli riconoscono un surplus di sensibilità. «La sua ricerca – ha detto Aldo Mentasti, uno degli amici artisti, nel corso della messa funebre nella parrocchia di San Pio X a Cagliari, città dove abitava – ti spingeva sempre “oltre”. Ci hai spiegato che la percezione della realtà non deve essere scartata, ma trasfigurata attraverso uno stato di grazia che l’artista vive: il modello che tante volte ci hai indicato, ripercorrendo l’esperienza del Tabor, è il Figlio di Dio che si trasfigura rendendo luminosa la realtà. L’artista è in grado di imprimere nella sua opera il sigillo di una “Bellezza”, che oltrepassa la storia nella sua dimensione temporale, proiettandosi nell’eternità. Entrare nella Bellezza, insieme e distinti, è il termine dell’artista. E ci hai anche mostrato come riuscire ad accogliere senza giudizi gli esseri umani, tendendo sempre a valorizzare il dono prezioso di Dio in loro».
Per comprendere il valore non solo artistico di Mario Giraldi è sufficiente digitare il suo nome sul web per scoprire le opere da lui create, molte delle quali nelle vesti di regista Rai, quando la Tv di Stato faceva più cultura e non seguiva scimmiottando quella commerciale. Amante della Sardegna, Mario ne ha raccontato aspetti più e meno noti. Memorabili restano i documentari sulle bellezze dei territori oristanesi, sulla festa più importante, la Sartiglia, sull’arte della tessitura sarda, tutti disponibili sul web.
Insieme ad altri artisti aveva formato un gruppo che si ritrovava periodicamente per portare avanti un progetto di comunione tra le diverse arti. «Ci hai insegnato ad essere “apostoli del dialogo” – ha detto ancora Mentasti nell’elogio funebre – pronti ad aprire il cuore a coloro che sono in cammino con noi, in un viaggio storico-estetico fatto di musica, canto, danza, scrittura, pittura, scultura, fotografia e che conduce a quella che tu chiamasti “arte trasfigurale”. Quanti artisti hai raccolto sotto la tua guida, accompagnandoli più come un padre che come un maestro, perché l’unico maestro che hai fatto vivere è Gesù».
Uno dei suoi lavori più recenti, rimasto incompleto, ha ripercorso la storia del santuario della Madonna di Bonaria, in cui traspare il suo grande amore per Maria. Le immagini scorrono lente, le inquadrature sottolineano del viso i tratti dolci e intensi che suscitano un dialogo intimo con Lei. Dicono di Mario, della sua tensione a ripetere in terra l’accoglienza e la trasparenza del Divino come ha fatto Maria, la Madre del Bell’Amore.