Un ambulatorio per i più poveri
L'esperienza di un gruppo di operatori sanitari (medici e infermieri) di Genova, che hanno messo la propria professionalità al servizio degli stranieri privi di assistenza
Se qualche anno fa mi avessero proposto di andare a fare del volontariato nel centro storico di Genova, probabilmente avrei storto il naso e avrei declinato l’invito. Quando però ho capito che, come vecchio infermiere, avrei potuto dare una mano in un ambulatorio al servizio dei più emarginati, non ho potuto opporre un rifiuto e ho aderito al progetto di attivare un piccolo ambulatorio nell’ambito delle attività programmate dal movimento Umanità nuova dei Focolari.
Mi sono così ritrovato in questo ambiente, piccolo ma accogliente, dove potevo rendermi in qualche modo utile affiancando di volta in volta uno dei medici che, altrettanto volontariamente, metteva a disposizione la sua esperienza professionale.
Il mio impegno mi occupa soltanto una volta la settimana e per sole due ore, cerco però di onorarlo con costanza, anche se è capitato talvolta di aver sbagliato giorno ed essermene dimenticato…
Tralasciando i primi tre anni di attività, diamo uno sguardo al presente. In ambulatorio – che apre il mercoledì e il giovedì mattina dalle 10.30 alle 12.30 – c’è una persona che fa da segretaria e si occupa della parte amministrativa, accogliendo le persone, raccogliendo i dati per la compilazione della cartella personale e sbrigando altre incombenze. Ci sono poi alcuni medici che si alternano ed una collega infermiera con la quale ci dividiamo i due giorni settimanali.
La cosa più bella dell’ambulatorio è il rapporto di amicizia, di rispetto e di collaborazione tra tutti gli operatori: siamo accomunati dallo stesso “spirito”, da una solidarietà di fondo che unisce credenti e non credenti intorno ai valori a cui si ispira l’attività dell’ambulatorio.
Le persone che arrivano da noi sono di diverse nazionalità: sono cileni, ucraini, rumeni, equadoregni, africani, cinesi. Tutti bisognose di un minimo di assistenza sanitaria che non possono ottenere presso le classiche strutture sanitarie.
Anche se le nostre possibilità sono relativamente modeste, siamo riusciti pian piano ad avere una rete di medici specialisti che interpelliamo telefonicamente e che si prestano a visitare gratuitamente le persone che mandiamo da loro: possiamo contare sul cardiologo, l’otorino, l’oculista, l’urologo, il dermatologo, un angiologo…
Inoltre siamo in contatto con due medici di un ospedale cittadino che, presa a cuore la realtà del centro storico, hanno in progetto un centro ambulatoriale ospedaliero al quale potremo inviare i nostri “pazienti” bisognosi di visite e di esami diagnostici più approfonditi: un servizio quasi in dirittura che riteniamo possa essere molto utile per le esigenze dei nostri “clienti”.
Col concorso del “banco farmaceutico” e con medicine portate da qualche medico, disponiamo di un discreto corredo di farmaci: quando non abbiamo nella nostra scorta il farmaco prescritto da un nostro medico, se constatiamo che il paziente non ha la possibilità di pagarlo, lo acquistiamo noi direttamente in farmacia utilizzando un piccolo budget a nostra disposizione.
Il rapporto che si instaura con le persone, sicuramente disagiate e in difficoltà, che si presentano al nostro ambulatorio, ci pare bello e positivo, tanto che non sono pochi quelli che ritornano, o che informano connazionali e amici.
Noi cerchiamo con molta semplicità di accoglierli bene, di farli sentire a loro agio, di ascoltarli con attenzione, in modo che possano esporre liberamente le loro esigenze e le loro necessità. Non di rado veniamo a conoscenza di situazioni di necessità collaterali e cerchiamo di dare indicazioni utili per trovare vestiario, alimentazione e occupazione.
Quando li mandiamo da qualche specialista, ci premuriamo di dare loro indicazioni scritte e verbali su come raggiungerlo, sull’autobus da prendere e sul percorso da fare per arrivare a destinazione.
Un’ esperienza simpatica l’abbiamo vissuta con una giovane cubana che, in stato di gravidanza, aveva subito un trauma e si è rivolta a noi che l’abbiamo indirizzata da un ginecologo. Successivamente la donna è tornata da noi, fino a quando, diventata mamma, ci ha portato con soddisfazione e orgoglio la sua creatura. Uno dei nostri medici le anche successivamente fornito del materiale adatto al suo bambino.
Anche se si tratta di una piccola “goccia” per le necessità di tanti immigrati, ci sembra che quel poco che facciamo per loro, assieme a quello di altre associazioni sparse sul territorio, possa in qualche modo contribuire a rendere più “umana” e dignitosa la vita di questi fratelli, ricordando le parole di Gesù: “L’avete fatto a me!”