Un Ambrogino d’oro alle mamme del Rubattino
In occasione della festività del santo patrono, il comune di Milano consegna i riconoscimenti a chi si è distinto per l'impegno nel sociale.
Milano festeggia Sant’Ambrogio, il patrono della città, e per l’occasione, come da tradizione, l’amministrazione comunale consegna i riconoscimenti a cittadini, enti pubblici e privati che si sono distinti durante l’anno in interventi sociali. Un Ambrogino d’oro è stato assegnato alla Casa della carità, che accoglie i rom sgomberati, e uno alla squadra dei vigili che ha il compito di eseguire gli sgomberi. Un compromesso che ha reso possibile l’accordo bipartisan sulla lista dei milanesi benemeriti che il Comune premia nel giorno della festa patronale. La commissione dopo ore di trattative ha deciso, su proposta del centrosinistra, di tributare la Medaglia d’oro, normalmente riservata ai cittadini, alla fondazione guidata da don Virginio Colmegna che aiuta nomadi e bisognosi e che è entrata in polemica con l’amministrazione per la gestione del campo di Triboniano.
Contemporaneamente il consiglio comunale ha deciso di premiare con un attestato anche l’unità Problemi del territorio della polizia municipale che si occupa proprio dello smantellamento degli accampamenti rom abusivi. Il tema dei campi nomadi resta in primo piano anche con l’onorificenza attribuita alle «mamme e maestre di via Rubattino», che si sono prodigate per accogliere e per fare proseguire gli studi ai bambini del campo rom dopo lo sgombero: il riconoscimento andrà, per tutte le componenti dell’organizzazione, ad Assunta Vincenti.
Tra i premiati anche Liliana Segre, testimone dell’Olocausto sopravvissuta ad Auschwitz, il cardinale Giacomo Biffi e l’ex direttore di Avvenire, Dino Boffo, Alessandra Kustermann, del Centro soccorso violenza della clinica Mangiagalli. « È un riconoscimento – ha detto don Colmegna – alla Casa della Carità, una realtà nata per scelta condivisa dal cardinale Martini e dall’allora sindaco Alberini e per il lavoro svolto per i rom. Questo riconoscimento deve servire a farci rimboccare le maniche e lavorare serenamente, in un clima di coesione sociale, a partire dalle situazione più difficili». Don Colmegna rifugge da ogni lettura politica dell’onorificenza. «Siamo –spiega – due preti a tempo pieno mandati dal vescovo, che lavorano ogni giorno su tante situazioni diverse».
«Sono contenta per la Casa della Carità: ha lavorato molto bene ed è una realtà molto importante nella nostra città, sia per quanto riguarda i rom sia in relazione all’integrazione nel quartiere in cui opera», ha commentato il sindaco Moratti. «Ho avuto modo di andarci tante volte e ho sempre visto anziani insieme a ragazzi in difficoltà e ad extracomunitari: è un arricchimento reciproco nel quartiere». L’amministrazione ha riconosciuto l’enorme lavoro portato avanti in questi anni da don Colmegna e dai tanti volontari della Casa della Carità. Ogni giorno vengono accolte e aiutate centocinquanta persone, di ottanta nazionalità diverse, dimenticate dalla città, “invisibili” ai servizi comunali: senza tetto che hanno la possibilità di ricevere abiti puliti, un pasto caldo, di usufruire di docce e servizi igienici. Un luogo in cui tanta gente trova l’aiuto necessario per ripartire.
Per Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra, una benemerenza civica, soprattutto se riguarda opere di volontariato, non può essere né di destra né di sinistra. Milano deve rivivere lo spirito di solidarietà, accoglienza e integrazione che l’ha resa punto di riferimento per l’Italia e per l’Europa».