Un altro cuore davanti alla guerra
La guerra in Ucraina non si ferma. Anche se qualcuno la chiama “operazione militare speciale” gli effetti sono distruzione, sterminio, crudeltà sotto ogni forma.
Si ramificano velocemente le metastasi di un letale cancro: pirateria informatica, attacchi cyber, disinformazione, assalti a linee di comunicazione, tratta di innocenti…Dalle frecce avvelenate si è passati alle bombe molotov preparate in casa o per strada da adulti, donne e bambini… un popolo diventato esercito, come ha dichiarato al Parlamento italiano il Presidente dell’Ucraina.
Un collega che ha vissuto in Russia mi spiega che l’ospedale o il teatro colpiti sono in realtà covi militari e i feriti o i morti che i cellulari registrano, sono immagini false di altri conflitti allo scopo di fomentare odio.
Un amico che ha vissuto in USA, e parla dell’attuale Presidente come un usurpatore, mi spiega che la guerra è stata voluta e dichiarata dalla Nato, insaziato mostro di imperialismo. Un politico mi informa che la mafia ucraina aveva raggiunto un tale potere che era ora di fermarla mentre uno storico mi fa notare che il numero dei morti dichiarati dai paesi in guerra ci fanno dedurre che non sappiamo nulla di come stanno le cose.
Papa Francesco, profondamente addolorato per l’umanità che “ha smarrito l’umanità”, nella cerimonia per la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di tutta l’umanità e in particolare della Russia e dell’Ucraina, ripeteva che «se vogliamo che il mondo cambi, deve cambiare il nostro cuore».
Chiara Lubich scriveva negli anni Quaranta ad un’amica: «Vedi, io sono un’anima che passa per questo mondo. Ho visto tante cose belle e buone e sono sempre stata attratta solo da quelle. Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità».
Partecipo alla guerra non dalle finestre dei media ma dal dolore di un’umanità degradata e comprendo che la guerra si combatte tra luce e tenebra, tra verità e menzogna.
Ho seguito un dibattito sull’argomento tra politologi, storici, politici e sociologi. Ne sono uscito con la sensazione di essere stato con medici che sanno parlare esattamente della malattia ma non calcolano l’ammalato, che spiegano tecnicamente come avviene la morte ma non sanno il nome di chi è morto.
Smarrito e ammutolito, assieme a papa Francesco, credo che l’aiuto di Dio avviene in me stesso: «Ecco come Dio interviene nella storia: donando il suo stesso Spirito. Perché in ciò che conta non bastano le nostre forze. Noi da soli non riusciamo a risolvere le contraddizioni della storia e nemmeno quelle del nostro cuore. […] Tante cose domandiamo al Signore, ma spesso dimentichiamo di chiedergli ciò che è più importante e che Lui desidera darci: lo Spirito Santo, cioè la forza per amare. Senza amore, infatti, che cosa offriremo al mondo? Qualcuno ha detto che un cristiano senza amore è come un ago che non cuce: punge, ferisce, ma se non cuce, se non tesse, se non unisce, non serve. Oserei dire: non è cristiano. Per questo c’è bisogno di attingere dal perdono di Dio la forza dell’amore, attingere lo stesso Spirito disceso su Maria».