Un agosto con bussola e coraggio
La sosta d’agosto può diventare utile per ritirare fuori l’impolverata bussola e accertare con schiettezza e realismo gli obiettivi e la direzione di marcia a livello personale, familiare e di gruppo.
Agosto, Italia mia non ti conosco. Il consunto ritornello ha guidato negli anni le scelte estive di quanti hanno privilegiato località turistiche o balneari estere. Ma era adottato pure da quanti restavano nei patrii confini, propensi a staccare, nei sacrosanti giorni di vacanza, dalle grane del Paese.
Quest’estate non è così, perché siamo tutti nel bel mezzo di una fibrillazione dopo gli attacchi della speculazione internazionale a causa del crescente debito pubblico. L’indispensabile manovra finanziaria è stata approvata – mai successo – nel giro di una settimana per evitare di finire sotto scacco. In Parlamento è stato preso ufficialmente l’impegno di giungere al pareggio del bilancio pubblico nel 2014.
Ma quel che turba l’agosto (e il futuro) degli italiani è la logica che ha guidato i tagli contenuti nella manovra. È stata ancora una volta colpita la famiglia del ceto medio e delle classi popolari, cioè la popolazione già ferita e piegata negli ultimi anni dalla perdurante crisi. Insomma, piove sul bagnato. Tuttavia, l’aspetto più preoccupante risiede nel fatto che la manovra non preveda effettivi aiuti al rilancio – urgente e improcrastinabile – del sistema produttivo e formativo del Paese.
Viene quasi voglia di assecondare la tentazione di trasferirsi in Belgio. E non solo per le ferie. Da oltre 400 giorni i belgi non hanno un governo a motivo della crisi politico-istituzionale, ma il Paese va, l’economia tira e il prodotto interno lordo cresce a un tasso del 2,4 per cento, ben oltre il doppio di quello stentato di casa nostra.
Quel che continua a difettare in Italia è un progetto, per quanto minimo, che indichi la direzione di marcia, che annoveri alcuni obiettivi strategici, che definisca mete condivise. Sembra che abbiamo un ministero della Contabilità ma non dell’Economia. Senza un progetto di futuro collettivo non si alimenta la fiducia nel domani personale e nazionale. Senza un progetto, la speranza non ha fondamenti, nessuno getta il cuore oltre le inefficienze strutturali.
Si dice che gli italiani sanno dare il meglio di sé nei periodi di difficoltà. Non è vero del tutto. Moltissimi italiani lo danno anche in condizioni di normalità. Ma le ultime vicende della classe politica (dalla P4 al “fascicolo” Tremonti) stanno disorientando amaramente tutti.
Ecco, allora, che la sosta d’agosto, dovunque venga vissuta (per chi potrà farla), può diventare utile, e forse indispensabile, per ritirare fuori l’impolverata bussola e accertare con schiettezza e realismo gli obiettivi e la direzione di marcia a livello personale, familiare e di gruppo. Non è un’operazione spontanea e scontata, nemmeno in tempo di forte crisi, ma tornerà proficua in settembre se i cittadini faranno sentire la loro voce e il loro peso politico a beneficio del Paese. Mettere però la bussola nella sacca delle vacanze e consultarla per valutare il senso e l’orientamento del proprio procedere non è un atto per rammolliti. Implica coraggio. Una dote che non sembrerebbe necessario esercitare in agosto. Ma questo è ciò che esige questo nostro, impegnativo, appassionante tempo.