Umbria, sentieri a rischio per il transito di mezzi motorizzati
Dal 1 gennaio, sulla rete sentieristica dell’Umbria, è consentito transitare anche con mezzi motorizzati – su tutti le motociclette – salvo indicazione contraria: è l’effetto dell’emendamento proposto (e poi approvato dall’aula) dalla consigliera leghista Puletti lo scorso 20 dicembre in sede di legge di bilancio, entrata in vigore con il nuovo anno.
La cosa ha evidentemente suscitato vivaci reazioni, che il presidente del Club Alpino Italiano (Cai) dell’Umbria, Gian Luca Angeli, ricostruisce: «Già il 22 dicembre siamo usciti con un comunicato stampa – riferisce – in cui esprimevamo la nostra contrarietà a questo emendamento. Il 9 gennaio abbiamo incontrato la consigliera Puletti, che però è rimasta ferma sulle sue posizioni; sostenendo che la possibilità di percorrere i sentieri con mezzi motorizzati avrebbe aperto la montagna ad una maggiore frequentazione. Due giorni più tardi abbiamo incontrato la presidente della Regione, Donatella Tesei, che ha invece dimostrato una certa apertura e ci ha dato appuntamento due settimane più tardi per concordare una modifica alla legge, ormai entrata in vigore; ma, nonostante i solleciti, questo secondo incontro non è avvenuto».
Di qui la decisione di scendere in piazza a Perugia il 3 febbraio: «Eravamo oltre mille persone di 25 associazioni, a dimostrazione che la cosa non interessa solo il Cai ma una parte ben più ampia della società civile – osserva Angeli –. C’erano associazioni regionali ma anche nazionali, come il Fai, l’Agesci, il WWF, e molti altri ancora». Tra i tanti a sostenere la causa ci sono stati anche i frati francescani di Assisi, preoccupati per l’impatto che la possibilità di transito di mezzi motorizzati può avere sulla rete dei cammini di pellegrinaggio di cui l’Umbria è ricca.
È poi seguita anche una presa di posizione del Cai Nazionale, con una lettera aperta del presidente Antonio Montani a Donatella Tesei. Montani ha ricordato innanzitutto che «è un errore asserire che la circolazione dei mezzi motorizzati è consentita, tranne dove è vietato, per i sentieri il principio è ribaltato». «Ci sono poi – ha aggiunto – considerazioni di carattere generale, calate tra l’altro in una specifica realtà, quella umbra, che fa del suo paesaggio millenario e di riscoperti modi di frequentarlo, conoscerlo e amarlo, un punto di forza dell’offerta turistica e culturale. La rete sentieristica umbra è unica per concentrazione di elementi naturali, architettonici e paesaggistici che consente al camminatore in pochi chilometri di incontrare eccellenze culturali uniche al mondo».
Montani ricorda poi che l’Umbria «è attraversata dal sentiero Italia Cai, che vede in questa regione alcune delle tappe più belle; dalla via Francigena che si appresta a ricordare gli 800 anni di San Francesco con eventi internazionali; e un dedalo di percorsi che uniscono borghi di bellezza unica. Anche nei drammatici mesi successivi al terremoto i sentieri hanno rappresentato un’occasione di ripartenza, portando in Umbria cittadini da tutto il paese per dimostrare la vicinanza a questa terra. […] La presenza di motociclette sui sentieri disincentiva la presenza dei camminatori che oggi rappresentano l’unico modello di sviluppo turistico davvero sostenibile e davvero utile alle popolazioni locali».
Non da ultimo, il presidente nazionale del Cai invita ad avere rispetto per il lavoro dei tanti volontari che fanno manutenzione ai sentieri, la cui opera verrebbe vanificata dal passaggio di moto e affini.
«È un’evidente contraddizione – osserva ancora Angeli – che la Regione Umbria prima faccia da capofila a progetti di turismo lento e di valorizzazione dei cammini, presentandosi come tale alla Borsa Internazionale del Turismo, e poi consenta il passaggio di mezzi motorizzati sui sentieri».
Il 27 febbraio Antonio Montani si è recato in Umbria per incontrare Donatella Tesei insieme a Gian Luca Angeli. L’incontro tuttavia, a detta di Angeli, non ha spostato in maniera sostanziale i termini della questione: «La Regione intende proseguire sulla strada già definita, andando a posizionare cartelli di divieto di transito ai mezzi motorizzati sulla rete sentieristica tabellata Cai – riferisce –. Per quanto anche noi avessimo individuato in prima battuta come soluzione possibile la tutela almeno di questi sentieri, riteniamo che la cosa sia nei fatti impraticabile per due ordini di ragioni: la prima è che i sentieri hanno spesso numerosi punti di ingresso, per cui mettere cartelli su tutti diventa improponibile; e la seconda è di conseguenza economica, perché la segnaletica necessaria sarebbe tale da implicare un esborso notevolissimo di denaro pubblico. Stiamo lavorando ad un dossier che quantifichi con quanta più precisione possibile questa cifra, così da presentarlo alla Regione».