Umanizzare la malattia per aiutare i pazienti
Il professor Maurizio Ressa è direttore dell’unità operativa di chirurgia plastica ricostruttiva dell’Istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari, una tra le strutture più avanzate nel Sud Italia per numero di interventi e per qualità di metodologia. Quando è iniziato questo processo di innovazione e di crescita?
L’Istituto Oncologico è sempre stato un punto di riferimento per la diagnosi e la cura del cancro con numerosi specialisti che si prodigano ogni giorno nella lotta contro il tumore. Negli ultimi anni abbiamo creato, grazie anche alla direzione strategica e scientifica dell’istituto, dei team multidisciplinari per curare osservando la patologia da tutti i punti di vista, per una corretta diagnosi e terapia. In particolare, l’Istituto Oncologico di Bari ha creato un team multidisciplinare sulla mammella ed ha istituzionalizzato la Breast Unit. L’esistenza della Breast Unit è importante perché riduce il rischio di mortalità a cinque anni del 33 per cento, e abbassa i costi per l’azienda ospedaliera. È stato dimostrato che le possibilità di guarigione delle pazienti dipendono molto spesso dal centro di competenza in cui vengono curate. L’obiettivo è infatti quello di creare e porre in evidenza i centri senologici di eccellenza per la diagnosi e la cura del tumore alla mammella. In questo modo le esperienze che si fanno non vengono disperse, ma raccolte da personale sempre più esperto. La chirurgia senologica dell’Istituto di Bari effettua circa 350 interventi annui e la chirurgia plastica per l’aspetto ricostruttivo effettua 650 interventi all’anno, posizionandosi tra gli istituti con il numero di interventi più alto nel Sud Italia.
Avete avviato un accordo con alcune strutture ospedaliere del Nord Italia. Può parlarcene? Quest’anno abbiamo siglato una convenzione con la Regione Veneto per condividere i percorsi diagnostici terapeutici che la paziente effettua (PDTA), le nuove tecnologie, la formazione e la ricerca. La nostra prospettiva attuale e futura è quella di avviare un processo di umanizzazione dove non sarà più la malattia al centro delle nostre attenzioni ma la donna. Questa è una malattia particolare anche per i suoi effetti collaterali, che lasciano spesso segni irreversibili. Quindi il nostro obiettivo sarà quello di accompagnare la paziente non solo nella cura, ma anche di occuparci di altre problematiche che possono sembrare secondarie, ma in realtà non lo sono, come per esempio l’aspetto psicologico.
Le donne operate al seno e assistite nel vostro istituto si sono unite per sconfiggere la malattia facendo leva in particolare sull’aspetto unitivo e psicologico. Il vostro team è composto da medici esperti, ma soprattutto attenti all’approccio terapeutico empatico e all’ascolto dei bisogni del paziente. Sono nate anche delle associazioni?
Cerchiamo di sensibilizzare l’opinione pubblica con iniziative pubbliche anche culturali, come l’evento “La bellezza in oncologia” organizzato dall’Associazione il Raggio verde domenica 4 dicembre presso Palazzo San Giorgio, nel centro storico di Trani, con una sala gremita di più di cento persone. L’associazione è stata fondata circa un anno fa dalle pazienti operate al seno, che trovano nell’alleanza e nella condivisione dell’esperienza una forza insostituibile. Gli eventi, mediante il supporto delle associazioni, hanno la duplice finalità di tenere alta l’attenzione sul tema e di supplire al reperimento di risorse insufficienti e limitate che ci sono.