Ulisse, Zorro & Co.

Rossella O’Hara ha affrontato nuove peripezie in Rossella, romanzo altrettanto fluviale di Via col vento. Sherlock Holmes non è morto col suo autore, sir Arthur Conan Doyle, ma ha continuato a cimentarsi con altri casi intriganti. Se l’irriducibile Sandokan ha potuto dimostrare che la Tigre non è morta attraverso decine di falsi salgariani, il Pinocchio delle improbabili avventure attribuitegli dagli epigoni di Collodi non è stato da meno. E che dire di Ulisse, l’eroe degli eroi, il vero prototipo del personaggio da romanzo d’avventure? Di epoca in epoca, si ripresenta puntualmente sotto nuove varianti in prosa o in poesia, a esprimere l’irrequietezza dell’animo umano, perennemente affascinato dal mistero dell’esistenza. Per limitarci al presente, dobbiamo a Gail Carson Levine, famosa scrittrice americana per l’infanzia, Trilli e l’isola delle fate, seguito delle avventure di Peter Pan, l’eterno bambino inventato dalla fantasia di James Matthew Barrie. Viceversa nel suo ultimo libro, scritto per commissione, Isabel Allende ha preferito ricostruire gli anni giovanili di Zorro, il leggendario spadaccino messicano creato nel 1919 da Johnston McCulley (vedi box). E via di questo passo, sfruttando il successo dell’eroe di turno e non esitando a farlo risorgere neppure quando il suo creatore ne aveva decretato la fine. Del resto quanti autori, sia per campare e sia per rispondere alle richieste del pubblico, sono stati costretti a proseguire le storie dei loro personaggi più amati! Non tutti certo con gli esiti artistici del Dumas del ciclo dei moschettieri o, per giungere ai nostri tempi, di Guareschi, i cui vitalissimi Peppone e Don Camillo mal si sarebbero potuti contenere nell’arco di una sola vicenda. Sono creazioni che, sfuggite quasi di mano all’artefice, vivono ormai di vita propria, divenute patrimonio di tutti per la loro proprietà di rappresentare idealità e limiti dell’uomo con un respiro universale. Di qui, spesso, l’esigenza di non veder concluse definitivamente le storie che li riguardano. Ancora, ancora… sollecita il bambino mai pago di ascoltare la stessa fiaba: e così l’adulto, per certi versi rimasto bambino, ha bisogno di sentirsi raccontare nuovamente storie in cui identificarsi, che in qualche modo parlino di lui. Hanno dunque senso e valore certe riproposte, a parte gli interessi economici che possono averle suggerite? A mio avviso sì, purché vengano affidate a penne all’altezza del compito e, ovviamente, non si confezionino falsi che danneggino l’immagine degli autori reali. Diverso è il caso di lavori letterari rimasti incompiuti per la morte dell’autore. Se si tratta di un grande, fanno pensare a certi capolavori dell’antichità pervenuti a noi frammentari, senza scapito tuttavia della bellezza, semmai con un fascino aggiunto: per questo, in genere, vengono pubblicati nella loro stesura interrotta. Chi si ricorda, ad esempio, leggendo Il Maestro e Margherita di Bulgakov, o Il Castello di Kafka, che si tratta di belle incompiute? Ma avviene anche che testi particolarmente intriganti solle- citino più di un autore a cimentarsi nell’impresa di completarli. Come Il mistero di Edwin Drood di Charles Dickens, definito già all’indomani della sua prima edizione la più misteriosa storia che sia mai stata scritta. Rimasto senza finale per la morte del celebre scrittore, questo romanzo per il quale egli non aveva lasciato appunti di sorta ha fatto scervellare molti per trovare una soluzione ad una vicenda così piena di suspense. Solo in anni recenti la risposta più convincente è venuta da Leon Garfield, lo studioso inglese che più di tutti è riuscito a penetrare nel mondo dickensiano: pertanto, chi lo desidera, può gustarsi n e l l ‘ e d i z i o n e Bompiani la versione restaurata del romanzo. IL RITORNO DI ZORRO Don Diego de la Vega, alias Zorro, la Volpe, ricalca il personaggio realmente vissuto nel XVII secolo di un avventuroso irlandese, massone accusato di stregoneria e magia nera, finito sotto l’Inquisizione per aver organizzato un colpo di stato in Messico. Alla penna di Johnston McCulley (1833-1958) si deve la sua trasformazione nell’eroe mascherato con cappa e spada (che gli serve per contrassegnare i malvagi con una Zeta). Del suo ciclo di romanzi sul personaggio conosciamo innumerevoli versioni per il grande e piccolo schermo. La fortunata saga è stata rivisitata da Isabel Allende, che sfoggia le sue sperimentate arti narrative per ricostruire, in una accurata ambientazione storica, la giovinezza irrequieta di colui che sarà Zorro. Con gli ingredienti tipici del feuilleton ottocentesco, Zorro, l’inizio della leggenda (Feltrinelli) è diventato il nuovo best seller della scrittrice cilena. A proposito, lo scorso settembre, negli Usa, è apparsa la sua versione cinematografica. Sorpresi?

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