Ucraina, un allargamento della guerra?
Negli ultimi tempi si susseguono, purtroppo, fatti che indicano il rischio reale di un allargamento del conflitto. L’ultimo, e forse più sinistro segnale, è stato il lancio di missili verso il Podil, quartiere residenziale di Kiev, non lontano dalla rappresentanza britannica, proprio durante la conferenza stampa congiunta tra il presidente Zelensky e il segretario generale dell’Onu Guterres. Un segnale sinistro, perché dice la ben scarsa considerazione che hanno le istituzioni internazionali e il codice non scritto della diplomazia nella nomenklatura del Cremlino.
Un altro segnale estremamente delicato è il tentativo di coinvolgere la Moldavia (che non appartiene alla Nato) nella guerra, attraverso gli attentati dalla natura molto dubbiosa che sono avvenuti nella pseudo-repubblica frontaliera della Transnistria, il solo territorio al mondo che ha conservato una struttura sovietica nella sua amministrazione riconosciuta solo da Russia e qualche altro Paese vassallo di Mosca.
Preoccupa, altresì, il ripetersi di esplosioni in depositi di carburante russi, ad opera probabilmente degli ucraini. E soprattutto preoccupano le dichiarazioni inglesi e russe a proposito della liceità dell’uso di armi straniere da parte dell’esercito e dei servizi ucraini, liceità affermata ovviamente da Londra e negata da Mosca, altrettanto ovviamente.
Anche l’incontro delle autorità militari di quaranta Paesi in Germania, non solo della Nato, porta con sé il sospetto che ci si stia preparando a una fase 3.0 della guerra. Se la prima è stata l’attacco su larga scala della Russia, con l’illusione di far cadere tutto con una spallata, fallita, la seconda fase è quella attuale, con l’attacco sistematico della Russia a tutto il Donbass, a quello già occupato dalle pseudo-repubbliche filorusse di Donetsk e Lugansk e ai territori ancora in mano ucraina. In questo momento i russi stanno ottenendo piccoli vantaggi sul terreno, evidentemente la loro strategia è profondamente mutata.
La terza fase potrebbe essere un impegno maggiore nella fornitura di armi pesanti agli ucraini, in un duplice tentativo: degli ucraini per riconquistare il Donbass e dei russi di scendere fino ad Odessa e alla Transnistria. Scintille in vista! Non a caso la stessa Germania, che aveva lungamente esitato a conferire armi pesanti a Kiev, ora ha invece optato per fornire carri armati e tank agli ucraini. Mentre l’industria delle armi banchetta per gli insperati ordini provenienti dall’Europa.
Sul fronte diplomatico, Finlandia e Svezia, preoccupate di non finire nel tritacarne della storia come l’Ucraina, vogliono accelerare la loro adesione alla Nato, con applauso da parte della dirigenza dell’Alleanza Atlantica e gravi minacce da parte di Mosca.
Mentre nemmeno l’Onu, né Israele, né Erdogan, amico-nemico di Putin, riescono a mettere assieme un tavolo negoziale. Le opinioni pubbliche nel frattempo si radicalizzano, e la lucidità razionale lascia spazio ai mali di pancia.
La logica bellica sembra entrata nella nostra testa, paradossalmente una logica di scontro perpetuo che è “marxianamente” dialettica e “liberalisticamente” operativa. Paradossi della storia. Gli sforzi diplomatici sembrano ora più che altro ridotte a manovre linguistiche, per evitare che da certe parti (vedi Londra e Washington) si usino linguaggi un po’ troppo sopra le righe. Mentre Mosca comincia ad usare anche il linguaggio del gas, chiudendo i rubinetti a Polonia e Bulgaria, avvertimento evidente soprattutto alla Germania e all’Italia.
Resta il fatto che, con tante armi a cui sono state tolte le spolette di sicurezza, qualcosa sfugga di mano, che un missile russo superi i confini dei Paesi della Nato per un difetto di software, o che un attacco ucraino in territorio russo faccia vittime civili da sbandierare all’opinione pubblica mondiale, o ancora che un sottomarino indefinito faccia fuori qualche nave nel Mar Nero… Nel qual caso si rischia veramente una guerra totale, la Terza Guerra mondiale, e potrebbe tornare d’attualità l’uso di qualche arma nucleare tattica. Scenari d’Apocalisse, purtroppo non totalmente esclusi.
Tutto ciò è frutto della lucida follia della guerra, parallela e opposta alla lucida follia della diplomazia che spera sempre l’impossibile. Il solo vero interesse dell’Europa dovrebbe essere quello di favorire questa seconda follia.
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