Ucraina: ultime notizie dal fronte

Guerra sì guerra no: siamo alle schermaglie, sempre più pericolose. Le grandi potenze scherzano col fuoco, le piccole cercano di spegnerlo. L’elemento personale forse decisivo.
(AP Photo/Efrem Lukatsky)

Ultime notizie da quello che ormai viene considerato un fronte bellico: dalla Lituania è atterrata una fornitura di missili antiaereo Stinger; gli Stati Uniti hanno trasferito ulteriori 180 tonnellate di munizioni a Kiev, per un totale di circa 1.500 dall’inizio della crisi; le compagnie aeree cominciano a mettersi al riparo, KLM in testa; le navi militari si sfiorano fronteggiano nel Mar Nero e nel Mediterraneo; dopo i francesi, è la volta dei tedeschi a giocare ai mediatori; il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non sa che pesci pigliare e rimpiange il passato d’attore comico… Mentre voci di intelligence – veramente intelligenti? – parlano di mercoledì come data dell’attacco.

Addestramento volontari ucraini (AP Photo/Efrem Lukatsky)

Nel frattempo, spopola un’espressione − “guerra ibrida” − che dice quanto siano reali le possibilità che il conflitto diventi armato. In realtà, inutile negarlo, la guerra è scoppiata da un pezzo, il pozzo bruicia da anni. Anzi, sono scoppiate già varie guerre, almeno quattro: quella diplomatica (curiose queste lunghe telefonate in cui ci si scambiano accuse esplicite e non sempre con linguaggi da feluche, grotteschi i colloqui coi due protagonisti seduti ai capi di un tavolo lungo sei metri e più); quella digitale (ogni filmato che appare in tv ormai deve essere guardato con sospetto sulla sua autenticità, mentre si cerca di logorare i nervi dell’avversario, soprattutto degli ucraini, con una valanga di fake news); quella economica (la guerra dei corsi del gas e del petrolio è lungi dall’essere terminata); e in fine quella finanziaria (le masse monetarie sono già oggetto di embargo parziali e di speculazioni). Non è ancora scoccata l’ora della guerra militare, nonostante ci si sfiori di continuo nei mari, e si spera ancora che ciò non accada mai. Anche se…

Curiosa situazione: nessuno ha interessi a che scoppi una vera guerra. Lo abbiamo già scritto. La razionalità politica direbbe che se scoppia una guerra a rimetterci saranno tutti gli attori in campo: la Russia in primis, che vedrebbe scattare «un embargo mai visto», come sostiene Biden; gli Stati Uniti, che vedrebbero diminuire la propria influenza nella regione; gli europei, che, oltre al problema del gas, avrebbero una nuova spina nel fianco; gli ucraini, che pagherebbero col sangue il fatto di trovarsi come il classico vaso di coccio tra botti di ferro. Solo la Cina potrebbe realisticamente trarre vantaggio da una guerra, al solito senza sparare un solo colpo: godrebbe in effetti dell’indebolimento dei suoi avversari (Usa in testa) e dei suoi alleati (Russia in testa).

Volodymyr Zelens’kyj. Fonte: LaPresse

È però ormai al centro della tensione un fattore altamente problematico, quello personale: la diplomazia, lo sappiamo, è stata creata apposta per evitare che i capricci personali portino a decisioni affrettate di cui poi ci si debba pentire. Ora, la diplomazia è sempre più messa a dura prova dalle cyberguerre che esasperano le rispettive posizioni, e che, grazie alle falsità, fanno salire la tensione. Così possono emergere deliri di onnipotenza, desideri di vendetta a lungo repressi, persino follie alla Nerone − «godiamoci lo spettacolo» −, o assistere a capi di Stato o di governo che si rifugiano nell’idea che il collasso sia portatore di salvezza. La guerra in Ucraina rischia di scoppiare per un colpo di testa, per una ragione personale che ha perso il senso della realtà.

Come accadde nelle guerre nei Balcani degli anni Novanta, in Iraq del 1991 e del 2003, in quella d’Afghanistan del 2001, in quelle di Libia e di Siria del 2011, oggi alla gente che ha il bene comune come obiettivo rimane solo il silenzio, la preghiera silente, in un’orgia di dichiarazioni, minacce, messaggi veri e falsi, manovre reali o presunte, immagini in diretta che chissà da dove provengono, lacrime mediatizzate di chi sta sulla linea del fronte, dibattiti che sono spettacoli e spettacoli che diventano dibattiti… Si scherza col fuoco, di nuovo: dopo la quaresima collettiva della pandemia, dovremmo rassegnarci all’isteria collettiva di una guerra stupida? Possibile che non si faccia tesoro dei fallimenti delle guerre degli ultimi vent’anni, di tutte le guerre scoppiate, nessuna esclusa?

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