Uccio Matera artista per gli altri

Un giovane talento della città lucana, designata capitale europea della cultura per il 2019

 

Matera, rione Malve, nel cuore del Sasso Caveoso. Quella di Santa Lucia e Sant’Agata alle Malve è una particolarissima chiesa rupestre ricca di affreschi databili tra il XIV ed il XVI secolo. Comprendeva anche un monastero benedettino femminile del IX secolo e un cimitero con numerose tombe rivolte ad Est, in direzione del sorgere del sole, anch’esse scavate nella roccia. Adibita ad abitazione dopo l’aumento demografico del XVIII secolo, e di conseguenza parzialmente modificata, è inserita oggi nel circuito delle oltre 130 chiese rupestri materane, questa gestita da “Oltre l’Arte”, cooperativa sociale fondata nel 2008 – nell’ambito del Progetto Policoro promosso dalla Cei – da alcuni giovani materani motivati a crearsi opportunità di lavoro nel proprio territorio.

Uno degli ambienti annessi al monumento è adibito a laboratorio, mostra e vendita di oggetti artigianali ai visitatori sempre più numerosi dacché Matera è stata eletta, insieme a Plovidv in Bulgaria, capitale europea della cultura per il 2019. E proprio qui ritrovo dopo un lungo lasso di tempo, ormai trentenne, uno dei membri della cooperativa, Uccio Santochirico, meglio conosciuto come Uccio Matera: un nome d’arte che rende omaggio alla città dov’è nato e al suo patrono sant’Eustachio (da cui deriva appunto Uccio).

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A Matera Uccio è molto noto soprattutto per le sue realizzazioni artistiche che hanno contribuito a una bellezza che qui sembra di casa e si esprime nelle sue feste e tradizioni. La principale di esse, che si svolge il 2 luglio, è dedicata alla Madonna sotto il titolo della Bruna e coinvolge non solo l’intera cittadinanza, ma anche numerosi materani della diaspora giunti per l’occasione. La versione per piccoli è la cosiddetta “Brunetta”. Il percorso artigianale di Uccio è iniziato a dodici anni, proprio come promotore della “Brunetta” nel quartiere periferico di “Città 2000 “da lui abitato, e poi di alcune sue successive edizioni. Erano gli anni 2001-2004.

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Nella bottega d’arte del grande maestro artigiano Michelangelo Pentasuglia, Uccio ha appreso a manipolare la cartapesta e altre tecniche che gli hanno permesso di contribuire a realizzare ben otto carri della Bruna a partire dal 2005. Maestranze e tecniche che ha sviluppato anche per favorire uno spirito di inclusione attraverso attività laboratoriali con gli immigrati della cooperativa sociale “Il Sicomoro” e nel carcere di Matera. Ha realizzato murales e si è dedicato ad iniziative e progetti di animazione di comunità con un’attenzione speciale verso gli ultimi e gli svantaggiati. Dopo il sisma che nel 2016 ha fatto tremare il Centro-Italia, causando morte e distruzione, dal gennaio 2018 è stato operatore Caritas ad Amatrice, per portare con altri aiuto e solidarietà alla gente terremotata di lì.

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Racconta il mio amico: «Del periodo in cui mi sono fermato ad Amatrice e ho condiviso la vita, i timori, le speranze della sua gente, m’è rimasto un senso di appartenenza a quella comunità. Frutto di quella forte esperienza è stato un Crocifisso in cartapesta creato nei ritagli di tempo e anche attraverso la carta dei tre forni di quella cittadina devastata».

A chi gli manifesta apprezzamento per le sue produzioni artistiche, Uccio risponde sempre con modestia e semplicità. Infatti considera la sua “arte” principale quella di stabilire – là dove spesso predominano l’interesse, la concorrenza, la chiusura – rapporti di vicinanza, di collaborazione, di apertura, che favoriscano una convivenza civile e pacifica. Per questo Uccio ha tanti amici, e non solo a Matera.

A me ha fatto venire in mente la figura di un giovane monaco di origine ucraina, fra’ Pavel, morto lo scorso ottobre nel tentativo di salvare le sue icone nell’incendio dell’atelier dove lavorava, in un villaggio nei pressi di Pskov. Il suo era un “monachesimo nel mondo”, in cui il dono della pittura andava di pari passo con l’amore e la dedizione al prossimo. Molti lo esortavano a mettere un limite alla sua disponibilità, a concentrarsi sul talento pittorico che aveva, ma lui invariabilmente rispondeva che gli altri erano più importanti delle icone e si prestava a soddisfare le mille necessità degli anziani vicini di casa e degli amici della comunità, senza perdere il suo buonumore, essendo fratello con tutti.

Come fra’ Pavel, che non si sentiva affermato o arrivato, così pure Uccio. E intanto si presta con passione e dedizione a sempre nuove iniziative. Come questa mostra artigianale di graziosi, originali souvenir in terracotta, che rientra nelle finalità di “Oltre l’Arte”: offrire servizi qualificati da parte di personale specializzato, promuovere le risorse territoriali nelle loro peculiarità storiche, culturali, naturali e religiose, favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. È il caso di Niccolò Montemurro, il più stretto collaboratore di Uccio per quanto riguarda l’ideazione e la realizzazione degli oggetti esposti.

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Perché il nome “Oltre l’Arte”? «Perché la vocazione primaria di questa cooperativa sociale – spiega il mio amico – è di valorizzare le persone dentro il ricco patrimonio storico-artistico di questo territorio, nell’ottica di restituire ad esso il suo originario valore spirituale. “Oltre l’Arte” significa anche oltrepassare l’oggetto materiale per andare incontro agli altri, facendo attenzione ai rapporti umani e all’accoglienza calorosa e fraterna».

I turisti in visita a questa chiesa rupestre possono assistere alle diverse fasi di lavorazione dei souvenir, chiedere spiegazioni, e acquistarli nella bottega non molto distante da lì. «Il nostro progetto è iniziato lo scorso ottobre, quindi siamo nella fase iniziale, ma l’obiettivo è di arrivare a creare un vero e proprio laboratorio artigianale in cui trovino lavoro altri giovani con disabilità dotati di talento artistico».

Uccio fa parte anche del gruppo numeroso di volontari giovani e adulti che accompagnano gli eventi di Matera 2019 con vari tipi di servizi. «Questo anno speciale per la mia città, oggi al centro dell’attenzione non solo nazionale, ma europea, lo vedo come la più grande opportunità che potesse capitare a noi del Sud, legata ai servizi, al turismo, alla possibilità di generare lavoro e ricchezza non solo in termini di economia. È un’opportunità per rendere più responsabili i cittadini riguardo alla cura della nostra città, per fare meglio in  tante cose; e anche quando i riflettori non saranno più così puntati su di noi, per continuare a valorizzare l’enorme potenziale culturale di Matera».

 

 

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