Ubu fra noi
Già nel titolo, trasformato in Ubu c’è, Giancarlo Cauteruccio della Compagnia Krypton, ci dice che lui, re Ubu, è ancora fra di noi.Ovvero il sempiterno, ammorbante e contagioso vento della distruzione e della stupidità che tuttora soffia con la presenza di quell’essere viscerale, feroce e rozzo che riflette gli eccessi di ogni epoca. Oltre ai disegni patafisici del celebre personaggio di Alfred Jarry, e a frasi ironiche attualizzate con riferimenti a potenti, compare sulla vagna-video il filosofo Jean Braudillard che disquisisce sull’isteria, la volgarità e la follia fomentatrici di guerre, degli Ubu di ieri, di oggi e di quelli che verranno. La scalata al trono di Polonia – ovvero di Nessun luogo – di padre Ubu e di sua moglie, che finiranno per coprirsi di delitti e scelleratezze, essere deposti e partire con una nave alla espugnazione di nuove terre, ha un ritmo scenico serrato. Ad esso conferisce una leggerezza dissacratoria l’aver inchiodato i personaggi fra i banchi di una scuola (dove nacque l’idea come divertimento di Jarry negli anni del liceo per burlare un pomposo e farneticante professore di fisica). Sulla scena quegli stessi banchi si trasformano in navi e macchine da guerra. Ed è proprio questo carattere caricaturale e grottesco di un gioco di ragazzi cresciuti, fantasiosi e distruttivi, che si respira nell’allestimento di Cauteruccio che si rifà alla celebre Classe morta del polacco Tadeusz Kantor. Sono marionette nelle mani di un burattinaio (lo stesso regista apre e chiude la lezione) tutti i protagonisti, con in testa uno scatenato Fulvio Cauteruccio e una smodata Alida Giardina, bravissimi insieme agli altri alunni di questo vertiginoso spettacolo. Al teatro India di Roma.