Tvfonini e cooperazione
C’era una volta il cinematografo. Quello, ad esempio, immortalato da Nuovo Cinema Paradiso. Il cinema era un momento sociale, atteso vissuto e commentato com’unitariamente. Poi arrivò la televisione, una per condominio all’inizio. Ho ancora qualche sbiadito ricordo della mia infanzia quando le famiglie vicinanti si radunavano per vedere quiz, sceneggiati o (gli uomini) le partite di calcio. Con lo sviluppo economico, negli anni Settanta e Ottanta la tv ha fatto la comparsa (in Italia) in ogni casa. Gli anni Novanta sono stati quelli delle famiglie multi-sala: soggiorno, cucina e camera/ e da letto, con programmazione differenziata per mamma, papà e figli. L’inizio del nuovo secolo sta registrando una forte accelerazione in questo processo di individualizzazione del consumo televisivo. Dapprima sono apparsi i dvd, che hanno creato un fenomeno nuovo: due fratelli che nella stessa stanza guardano contemporaneamente due programmi diversi. L’ultimo ritrovato sono ora i tivufonini, che in questi giorni sono lanciati sul mercato. Lo stesso passaggio da uso comunitario ad uso individuale è avvenuto in molti altri ambiti, dal gioco alla telefonia: telefono pubblico, condominale, famigliare… telefonino. Infatti il mestiere del mercato è anche questo: creare individui e bisogni individuali da soddisfare con le merci, e spingere così avanti la macchina dell’economia. La retorica delle nostre società di mercato enfatizza molto i benefici di questo processo, che consistono essenzialmente nell’aumento delle alternative a nostra disposizione. Credo sia sempre più urgente iniziare a denunciarne anche i costi sociali, morali ed economici. Solo un esempio. È sempre più frequente vedere bambini che anche quando stanno assieme giocano da soli: sono magari nel medesimo parco ma ciascuno gioca con il proprio gameboy. Eppure il gioco è la prima palestra di cooperazione nella vita: giocare con gli altri ci allena a quella difficile arte di collaborazione/competizione che poi manda avanti la vita civile ed economica. Oggi le imprese stanno consumando un patrimonio di capacità di cooperazione che la nostra società comunitaria di qualche decennio fa aveva creato. Quali cittadini e quali lavoratori sta creando la società dal consumo iper-individualistico? Chi lavora con i giovani inizia già a percepire segnali preoccupanti, che chiamano tutti ad una risposta decisa e immediata.