Tutto e subito?
Con l'estate aumentano le possibilità di rapporti occasionali fra i giovani. Come gestire istinti e sentimenti? Anche nel resto dell'anno...
Sarà la sera di inizio estate; saranno i drink che invogliano all’allegria; ma a Campo de’ Fiori, uno dei luoghi simbolo della movida romana, i ragazzi non hanno alcun problema a dire la loro sulle avventure estive. Dal filone “fatalista” – «Lo so che non è giusto e che poi ci si pente, ma d’estate è inevitabile» –, a quello spensierato – «È normale, se uno si vuole divertire…».
Punto fermo resta comunque la netta distinzione tra idillio da spiaggia e relazione seria: «Forse è accettabile quando non si è fidanzati – ammette una sedicenne –, ma certo non si può pensare di trovare così l’amore di una vita». Il gentil sesso, inoltre, sembra essere più cauto: «Le ragazze cedono meno spesso alla tentazione delle avventure, anche se non si può generalizzare», sostiene una giovane, con tanto di conferma del ragazzo seduto al suo fianco. Sono poi molti a sottolineare l’importanza della protezione: «La sicurezza viene prima di tutto, sia d’estate che d’inverno. Non ha senso pensarci solo al mare», afferma un ragazzo. E se non ha stagioni la prudenza, non ne ha nemmeno l’etica: «Non capisco poi perché l’estate dovrebbe giustificare le avventure – prosegue una diciassettenne –, per me è un periodo come un altro».
Non tutti, comunque, approvano le storie facili: «Le trovo una cosa infantile – ammette una ragazza a Trastevere –, un modo per fuggire dalla noia senza aver prima riflettuto». Non manca nemmeno chi confida la difficoltà a vivere questa scelta: «Le mie amiche mi chiedono spesso perché non ho mai avuto rapporti sessuali – ci confida una diciassettenne – dato che, a quanto pare, sono rimasta l’unica. Ma vedo che a loro, che investono tanto in storie da poco, poi rimane l’amaro in bocca. Così finiscono per rovinarsi la relazione con la persona giusta». E nemmeno la decisione di dire no ai rapporti prematrimoniali viene tenuta segreta: «Ognuno è libero di fare ciò che vuole – premette un sedicenne – ma io voglio aspettare il matrimonio: non ho fretta».
Tra pillola e preservativi
Interviste flash che sintetizzano le tendenze variegate di adolescenti alle prese con la vita e con l’amore.
Fattori fisici (un costante e progressivo anticipo dello sviluppo puberale soprattutto nelle ragazze), stili di vita (aumento degli stimoli e di modelli, veicolati in gran parte dai media, fortemente sessualizzati) e fattori sociali (guai a non avere il ragazzino o la ragazzina e a non “sperimentare”) – come rilevato da un’indagine della Società italiana di pediatria – hanno fatto sì che l’età del primo rapporto completo tenda sempre più ad abbassarsi, fino ai 12 anni in alcuni casi.
La fonte delle informazioni sul sesso? Molto spesso i coetanei, oppure tv e Internet, mentre i genitori il più delle volte non sono preparati. I più aperti in Europa in materia di educazione sessuale sono papà e mamma (soprattutto lei) olandesi, con una percentuale del 31 per cento ben superiore alla media europea, che si attesta al 20 per cento.
Tornando in Italia, come i genitori anche la scuola e le istituzioni sono alla ricerca di risposte, non sempre all’altezza. Sta facendo discutere in queste settimane la decisione del consiglio provinciale di Roma di dotare le scuole superiori di distributori di profilattici. Un’iniziativa che tanti hanno definito “commerciale” e per la quale persino l’immunologo Fernando Aiuti, che certo non è contrario all’uso del preservativo, ha espresso il suo disappunto. «Sembra un invito a fare sesso a scuola – ha affermato il presidente della commissione speciale alle politiche sanitarie del comune di Roma –. Non solo: qualsiasi messaggio di prevenzione funziona solo se fa parte di un programma di informazione serio». E suggerisce competenza: «Noi andiamo nelle scuole e parliamo di sesso sicuro, ma in un contesto ben più ampio, che comprende valori come l’astinenza, la fedeltà nella coppia. Proponiamo ai giovani anche di non bruciare le tappe. Insegniamo che il primo rapporto cambia la vita e dunque non bisogna avere fretta».
Né risolve la cosa la pillola del giorno dopo, che sta registrando un boom di vendite. Dal 2000 infatti, anno in cui il farmaco è stato commercializzato in Italia dietro prescrizione medica, l’aumento è stato costante, con un balzo notevole dal 2007 in poi.
Qualcuno si conforta evidenziando che in fondo le 400 mila pillole vendute nel nostro Paese sono poche in confronto alle 600 mila della Spagna, al milione della Francia, ai due milioni della Gran Bretagna. Ma se da noi un’adolescente su dieci usa la pillola del giorno dopo, qualche interrogativo potremmo pure porcelo.
Cultura del sentimento
E allora abbiamo rivolto un po’ di domande a Maria e Raimondo Scotto, esperti di sessualità e a costante contatto con giovani e ragazzi per riflettere su queste tematiche.
Che idea vi siete fatta incontrando tanti giovani sui temi della sessualità?
«Abbiamo visto che in genere si è molto condizionati da una sorta di “cultura del sentimento”, nel senso che si fa solo quel che si sente, un atteggiamento che spesso viene percepito come un fatto positivo. Sappiamo però che la vera autenticità è una conquista, è tutta una crescita nell’equilibrio tra sentimenti, emozioni, bisogni, volontà e razionalità.
«Inoltre vediamo che la mentalità del consumismo, del tutto e subito, orienta i nostri modi di fare e quindi anche la sfera sessuale. Da questo deriva pure la gratificazione dei bisogni ad ogni costo pena la frustrazione».
C’è apertura nel parlarne?
«Sì, però in genere se ne parla partendo da luoghi comuni, senza il coraggio di esprimere un’idea diversa da quella che ha la maggioranza degli amici. Magari qualcuno non fa sesso ma dice di farlo per essere all’altezza, oppure lo fa per la prima volta perché tutti lo fanno, non perché ne senta l’esigenza».
Tante campagne di prevenzione si preoccupano solo di far evitare gravidanze o malattie indesiderate. Ma davvero non si corrono altri pericoli?
«Il pericolo più grande è quello che le prime esperienze sessuali, poiché si depositano nella nostra mente in una maniera molto importante, possano compromettere gli anni successivi. Teniamo presente infatti che il sesso sganciato dall’amore si banalizza, finisce per non dire più niente. A quel punto si va alla ricerca di esperienze sempre più forti per cercare di provare una qualche nuova emozione. Un po’ come per la droga che richiede di aumentare continuamente il dosaggio. L’insoddisfazione potrebbe essere anche alla base di tante forme di carenze del desiderio sessuale che è una delle patologie più diffuse».
Cosa cambia “dentro” dopo il primo rapporto?
«Dipende dall’età che si ha. Certamente il rapporto sessuale è la comunicazione più profonda che può avvenire tra due persone, con uno scambio forte di emozioni, del proprio corpo, di tutto. Se poi questo rapporto avviene a 13, 14 anni, anche a quell’età uno si sente coinvolgere profondamente, ma più tardi capisce di aver perso qualcosa. Sono sensazioni che in genere non si ammettono facilmente, però certamente rimane un grande senso di frustrazione, soprattutto nella ragazza per la quale i sentimenti, le emozioni, l’affettività sono molto importanti».
C’è qualche altro motivo per cui consigliereste a dei ragazzi che è meglio non avere rapporti?
«Tenere presente che si corre seriamente il rischio di bruciare la propria sessualità, che è una cosa molto delicata. Non si tratta di non avere rapporti sessuali perché il sesso è una cosa brutta e non dà gratificazione: noi vogliamo che questa gratificazione non sia immediata e fuggevole, ma possa durare quanto più possibile nell’arco della vita all’interno di un rapporto di amore vero».
Qualche suggerimento per i genitori?
«Non aspettare l’adolescenza per costruire con i figli il rapporto che non si è costruito negli anni precedenti. Anche l’educazione sessuale va fatta da piccoli. Certo, dipende pure dalla capacità che ha il genitore di parlare facilmente di questi argomenti; e comunque non è mai troppo tardi.
«Come parlarne? Con serenità, nella verità, ma anche rispettando le scelte dei figli, senza giudizio. Tenere sempre la porta aperta, essere disponibili al dialogo, stare, diciamo noi, nei paraggi, con quella presenza magari silenziosa che stimola l’apertura.
«Un altro aspetto infine ci preme sottolineare: a quest’età non c’è ancora un’identità sessuale definita per cui a volte ci può essere un’attrazione che qualche volta può anche dare origine ad un’esperienza omosessuale. Quand’anche ciò succedesse, occorre saper aspettare, perché man mano che maturiamo la nostra identità sessuale diventa più caratterizzata e può cambiare».
con la collaborazione di
Chiara Andreola e Roberto Luppi
Sesso al cinema
Si parla e si vede sesso al cinema, anche in quello prodotto per i teenager. Non è un caso, tanto per fare degli esempi e restare in Italia, che i classici film “generazionali”, come Notte prima degli esami oppure Ho voglia di te, abbiano come uno dei momenti forti del racconto (se non il più “forte”) la “prima volta”. Accade, in genere, al mare, soli, con la macchina da presa che volteggia dall’alto in basso, una musica accattivante e i due che fanno l’amore, sentendosi appunto “tre metri sopra il cielo”. L’atmosfera è decisamente romantica, i due – lui bello e tenebroso, lei delicata e sensibile – diventano modelli imitabili, anche se poi si lasciano, e vanno alla ricerca di altre “storie”.
Meno poetica – si fa per dire – l’aria che circola in altri prodotti come Albakiara o Cattive ragazze. Qui i maschi sono fragili, le ragazze disinibite e il sesso si fa a scuola, con i bidelli o qualche insegnante. I registi hanno dichiarato che questa è la realtà, secondo le loro indagini. Sarà. Certo, viene il sospetto che si voglia – ma è roba vecchia – “insegnare” il sesso tramite lo schermo.
Per fortuna, non è sempre così. In Giovani di Luca e Marco Mazzieri, piccolo film controtendenza, i due ragazzi si incontrano grazie ad un dolore personale che li porta poi a vivere una storia d’amore. Che comprende anche il sesso, ma senza morbosità.
M.D.B.