Tutto Dante a Forlì
Dante. Tutti ne parlano. Da quando i primi gruppi di canti manoscritti dell’Inferno sul 1310 hanno iniziato a venire diffusi a livello popolare. Già, perché Dante nasce come poeta della gente che vi si ritrova, riconosce personaggi storici e viventi: insomma, un immenso reportage del contemporaneo. Scritto con una lingua asciutta, tagliente che va dall’orrido e dallo scurrile al drammatico e al sentimentale. Una fiction grandissima, di 100 puntate: animata, nostalgica, lirica e religiosa.
Naturale che la Commedia sia stata da subito commentata e illustrata. Dal Trecento in poi gli artisti sono stati sedotti dal viaggio immaginario, fantastico e autobiografico del poeta dal naso aguzzo e dagli occhi brillanti. Così a Forlì, dove Dante si è recato dal signore e amico Scarpetta degli Ordelaffi, nel museo di San Domenico è stata allestita una esposizione gigantesca, grazie a prestiti eccezionali, dagli Uffizi fiorentini prima di tutto.
Se è impossibile rimuovere il Giudizio universale di Giotto dalla Cappella degli Scrovegni a Padova o quello di Buffalmacco dal Camposanto di Pisa e quello di Coppo dal Battistero di Firenze, è però possibile ammirare opere dei grandi trecentisti – Cimabue Giotto Orcagna e Gaddi – e poi inoltrarsi nel ‘400 con la tavola del Beato Angelico e ripensare alle tremende scene infernali di Luca Signorelli affrescate nel duomo di Orvieto.
Ma è Michelangelo il grande “corrispondente” di Dante. La Volta Sistina e l’immenso Giudizio sono tutti pervasi dalla poesia dell’Alighieri, dal suo Inferno al Paradiso. I due geni da allora sono stati spesso associati come “fratelli gemelli” nella concezione grandiosa dell’arte.
Spetta all’Ottocento neoclassico e romantico una esaltazione straordinaria del Poeta e di alcuni personaggi-tipo: Paolo e Francesca, in primo luogo, poi il conte Ugolino, Farinata, Pia de’Tolomei, Ulisse. Fussli e Blacke, Ingres e Delacroix, i Nazareni e in particolare Dante Gabriele Rossetti riempirono tele e affreschi di episodi della Commedia, mentre Gustave Dorè la illustrava in stampe visionarie di fortissimo impatto popolare fino ad oggi: una fiction antologica del poema di immenso successo.
Ma già i miniatori in codici tre-quattro-cinquecenteschi avevano riempito di immagini i versi danteschi, creando un repertorio figurativo di qualità superiore e intensa bellezza di luce e di colore. Ad essi hanno guardato le schiere di illustratori venuti dopo, scultori come Rodin, pittori come Previati e Boccioni.
Tutti presenti, insieme a molti altri, a Forlì. Da non perdere (catalogo Silvana editoriale, www.mostradante.it).