Tutti uniti per la ricostruzione

Avviata una raccolta fondi per ricostruire Città della Scienza, distrutta da un incendio che, secondo gli investigatori, potrebbe essere doloso. Anche l'Ue dovrebbe contribuire. Le parole del presidente Napolitano, lo sdegno della gente, la voglia di rinascere
Città della scienza distrutta da un incendio

«Basta». Lo stanno dicendo in tanti, in queste ore, a Napoli. Basta roghi che distruggono le bellezze della città, basta soprusi, basta arrangiarsi. Adesso è ora di ricominciare, ripartire, scommettere di nuovo sulle proprie capacità, sulla vera napoletanità: quella che ti fa superare le difficoltà con il sorriso e l'aiuto degli altri e mette il luce i pregi e le eccellenze del territorio, arginando la malavita e i suoi tentacoli.

Il rogo che ha distrutto quattro dei sei padiglioni della Città della scienza ha gettato nello sconforto chi conosceva il valore di quell'area e scosso anche chi, in quegli spazi tecnologici, non aveva mai messo piede.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una telefonata con il direttore de Il Mattino ha espresso il suo «grande rammarico» per la «devastante distruzione che ha colpito la Città della Scienza. So bene per averle conosciute e frequentate negli anni, quale valore avessero quella istituzione e quella moderna struttura dal punto di vista culturale e pedagogico. Al di là dell'accertamento delle cause e delle responsabilità del disastro – ha affermato –  si pone ai poteri pubblici, anche sul piano nazionale, così come alla comunità scientifica e alla società civile napoletana, il problema di creare le condizioni per colmare un vuoto così grave e restituire alla città una leva così importante per il suo futuro».

In città la società civile, le forze attive e positive, si sono compattate. Una raccolta fondi per ricostruire la struttura è già iniziata e anche l'Unione europea si è detta disponibile a valutare possibili aiuti finanziari, ma se coloro che, molto probabilmente, hanno deciso di distruggerla non verranno fermati, sarà – forse – tutto inutile.

Che l'incendio che ha distrutto della Città della scienza di Napoli potesse essere doloso, come ipotizzano gli investigatori, perlomeno in città lo avevano sospettato in tanti. E non solo per il ritrovamento – già poche ore dopo lo spegnimento delle fiamme – degli inneschi. Lo avevano capito già quanti, la notte del rogo, osservando le fiamme che circondavano la struttura, ampia circa 12 mila metri quadri, si erano resi conto che non era il "solito" incendio accidentale, che nasce in un punto e poi divampa. Pare, dicono con riserbo le forze dell'ordine, che sia l'opera di professionisti. E anche questo si poteva intuire. Ma perché proprio lì? E adesso a chi sarà affidata la ricostruzione?

Proviamo ad immaginare l'area di Bagnoli. Siamo nella decima municipalità di Napoli, accorpata per burocrazia e vicinanza a Fuorigrotta. Un quartiere operaio, in difficoltà economiche e un futuro incerto. Il panorama è splendido, ma qui sorgeva l'ex Italsider e l'intera area è tuttora in larga parte da risanare. I lavori però vanno a rilento, la bonifica costa troppo: non dimentichiamo che anche la sabbia e i fondali marini sono contaminati da metalli pesanti e sostanze tossiche e dunque pericolosi per la salute pubblica. Sempre qui, da tempo, si susseguono tentativi di speculazione che mirano a creare agglomerati "di pregio", da spezzettare e rivendere a prezzi astronomici. Non è difficile intuire quanti e quali possano essere gli interessi legati a tutto questo.

Ma il clima di oppressione che si respira in città è fatto di tanti piccoli soprusi. «Napoli è sotto attacco», ha affermato il sindaco Luigi De Magistris. E forse non ha tutti i torti. Un esempio: un tempo, in città, i calciatori erano intoccabili. Modelli da amare e da seguire. Oggi non più. Non si contano più i giocatori(da Marek Hamsik a Cavani) che sono stati rapinati, né il numero dei loro congiunti (per restare alla solo moglie di Cavani, è già stata derubata due volte) che è stato depredato da malavitosi appositamente ingaggiati dalla camorra. Perché? Per dare un segnale. Negativo, certo. Ma inequivocabile. Anche al presidente Aurelio De Laurentiis non è andata meglio, perchè "reo" di aver chiuso le porte a tifosi per così dire "poco puliti" dal punto di vista penale. Ma se ad andare controcorrente si è in tanti, con decisione, con volontà, forse qualcosa potrà cambiare davvero. Forse, veramente, la città potrà avere un nuovo Rinascimento.

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