Tutti uniti per gli sfollati dell’Emilia
Si potrebbe chiamare il festival della solidarietà. Se è vero che l’Emilia Romagna è stata duramente colpita dai sismi del 20 e 29 maggio è ancor più vero che, come risposta a questi eventi catastrofici, gli italiani stanno dando il meglio di sé per sostenere tutti i comuni disastrati e le oltre 17mila persone sfollate.
C’ è una sorta di gara non ben dichiarata che ha messo in moto il cuore di ognuno, anche dei cosiddetti “big”: il concerto di lunedì scorso allo stadio Dall'Ara di Bologna è stato solo un esempio, è già ne è stato annunciato infatti un secondo per il 22 settembre al Campovolo di Reggio Emilia. Non è un caso che proprio da questa regione d’Italia provengano numerosi cantautori ed ora l’Emilia Romagna diviene il primo palcoscenico per incitare a donare 2 euro con un sms, oltre che a raccogliere più di 2milioni di euro grazie ai biglietti venduti.
E anche il Papa ha voluto dimostrare la propria vicinanza ai terremotati: «non siete soli» ha pronunciato durante la sua visita nella diocesi di Carpi. Solo due ore e un breve discorso, Benedetto XVI ha tenuto sin dall’inizio a far sì che la sua visita non creasse problemi e non intralciasse il lavoro della Protezione Civile e di tanti volontari che si stanno adoperando nelle tendopoli. Ad accogliere il Papa nelle zone terremotate vi erano il presidente della regione Emilia Romagna Vasco Errani e il cardinale della diocesi di Bologna Carlo Caffarra: insieme i tre sono andati a rendere omaggio dinanzi alla chiesetta di Rovereto a don Ivan, morto mentre cercava di salvare dalle macerie la statua di Maria. Ed ora proprio quella Madonna, un po’ danneggiata dal terremoto, era dinanzi al Papa.
Le telecamere della Rai non hanno perso nessun attimo di questo momento, eppure non è possibile descrivere con immagini e parole cosa ha suscitato la visita del Papa nelle persone che l’hanno incontrato, da vicino e da lontano.
«Abbiamo avvertito con quanto amore ci è vicino – mi scrive via e-mail Tiziana di Carpi –; è stata un’esperienza forte che continua ogni giorno quando sento di come miracolosamente tante persone si sono salvate».
Le crepe ci sono, la ricostruzione per il momento non avverrà, in questo momento la parola più gettonata è delocalizzazione, ovvero tante aziende stanno spostando i propri stabilimenti (o quel che vi resta) in Province vicine. La presenza di tanti volontari e di tanta generosità è quella che allieva tutto, che rimargina piano, piano anche le crepe interiori.