Tutti per tutti
«Nessun’altra rivista può contare su tanti animatori quanti ne ha Città nuova», mi ha detto un amico, amministratore di una grande concorrente. E ha aggiunto, sottolineando come quella che abbiamo tra le mani sia una rivista atipica nel panorama italiano: «Vorrei averli io!».
700, cioè i partecipanti all’incontro di inizio anno degli appassionati di Città Nuova a Castelgandolfo. Un appuntamento ormai consueto (il 43°) per fare il punto sulla linea editoriale e sulla diffusione. Siamo orgogliosi di questi fedelissimi, come lo siamo di tutti gli altri sostenitori impossibilitati a intervenire.
Tornati in redazione, abbiamo completato il numero che state leggendo. Le sei “piste editoriali” che seguiremo in questi prossimi anni ci sono tutte: economia, sviluppo e fraternità; politica, cittadinanza e sicurezza; comunicazione, rivoluzione digitale e giovani; famiglia, scuola ed educazione; cultura dell’unità; Chiesa, «lievito nella pasta». I 700, con la ricchezza delle loro valutazioni e delle loro proposte ci hanno incoraggiato a non aver paura nel seguire questa linea editoriale che coniuga una forte identità con uno stile di dialogo, capace di ascoltare tutti.
Una linea che talvolta potrebbe sconcertare, ma che ha una ragion d’essere: non vogliamo infatti schierarci pro o contro un partito particolare, pro o contro Tizio, Caio o Sempronio. Vorremmo poter scrivere invece dei contenuti delle leggi, delle dichiarazioni e dei fatti senza essere etichettati di destra o sinistra, di essere tradizionalisti o progressisti.
Così ribadiamo la nostra netta posizione contraria alla pillola del giorno dopo, la RU486, ma nel contempo non esitiamo a invocare un’accoglienza degli immigrati rispettosa di diritti umani e intelligenza, come potete leggere sul nostro sito di recente rinnovato (www.cittanuova.it). Così, sempre sul sito, plaudiamo alla legge sulle cure palliative, approvata dal Parlamento all’unanimità – udite udite, sì, è possibile! –, e denunciamo nel contempo, sulla rivista, la spinta all’illegalità di cui lo scudo fiscale è l’ennesimo tassello. E, con il “Primo piano” di questo numero, non passiamo sotto silenzio le gravissime responsabilità degli occidentali e dei cinesi che continuano a depauperare l’Africa.
In questo spirito abbiamo ritenuto opportuno aderire alla manifestazione del 3 ottobre per un’informazione più adeguata ai tempi attuali. Abbiamo espresso le nostre opinioni al riguardo, liberi dagli schemi troppo angusti nel quale taluni hanno voluto incanalare la massa dei partecipanti, come potete leggere sul sito: siamo sì per una informazione realmente libera, ma rispettosa anche della deontologia professionale, del senso di responsabilità civile e orientata al bene comune.
Non aderiamo alla logica del “tutti contro uno”, di chi vorrebbe demonizzare solo un nemico, arrivando volenti o nolenti a un nefasto clima di “tutti contro tutti”. Non aderiamo nemmeno al “tutti per uno” di chi vuol difendere acriticamente i propri leader, o all’“uno per tutti” (o “contro tutti”, dipende dai momenti) che taluno vorrebbe attribuirsi.
Invece siamo risolutamente per il “tutti per tutti”, che dice il voler vivere per il bene comune. È una espressione proposta recentemente da Maria Voce, presidente dei Focolari. Ci sembra riassumere bene la necessità e la domanda di coesione sociale di cui abbisogna l’Italia. Una frase che sintetizza anche la nostra linea editoriale, ricca – come dicevamo – di una chiara identità, che vuole rifarsi in primo luogo al Vangelo e che si nutre di dialogo, apertura e accoglienza. Che si nutre di fraternità, gratuità e reciprocità, tre termini che non a caso il papa ha usato nella Caritas in veritate. Tre termini che non sono buonismo ma razionalità.