Tutti invitati all’aperimessa!

In Sicilia, l'originale idea di don Fabrizio Fiorentino. Al termine della celebrazione eucaristica, la gente potrà essere intrattenuta in un terreno in riva al mare con aperitivi e buona musica. Una trovata che piace ai fedeli e serve per aiutare i poveri
spiaggia Palermo

Un happy hour inusuale prenderà avvio, con le calde serate estive, dopo la messa domenicale delle ore 20 nel terreno in riva al mare della chiesetta Maria SS. dell’Addaura, nel piccolo borgo marinaro di Palermo. L’idea dell’aperimessa è venuta anni fa al parroco, don Fabrizio Fiorentino, 45 anni, che ha scoperto la sua vocazione da giovanissimo e si è formato, prima d’intraprendere gli studi di Teologia, nel 1991, a Loppiano (Fi) nella cittadella del Movimento dei Focolari. Il progetto dell’happy hour è nato ‒ ci spiega il sacerdote ‒ «per rivitalizzare il territorio ed entrare in sinergia con la borgata».

 

Non sono mancate però, negli anni, le polemiche sui social network: i cattolici più intransigenti non hanno cioè compreso come il sacro potesse unirsi al profano, e come una dignitosa cerimonia religiosa potesse trasformarsi in un momento goliardico fatto di aperitivi e danze al ritmo di samba e bossanova. Eppure anche papa Francesco ha più volte invitato i sacerdoti a rendere creative, aperte e gioiose le comunità, a rivitalizzare le periferie.

 

Sono, dunque, andata alla santa messa festiva celebrata da don Fabrizio, per conoscere questo parroco così chiacchierato e capire cosa ne pensasse della diatriba che ha diviso l’opinione pubblica sull’aperimessa. La pagina del Vangelo che narra l’episodio della donna peccatrice perdonata (Lc 7,36 – 8,3) ha dato sprazzi di luce. «Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco».

 

A seguire, padre Fabrizio ha fatto la sua omelia, e senza riferirsi direttamente al progetto dell’aperimessa – non ne avrebbe avuto motivo, non c’eravamo ancora presentati – ha detto, fra le cose, all’assemblea dei fedeli: «Il Messia è venuto per far cominciare un tempo di gioia. Per far comprendere che le opere senza la fede servono a poco. Perché è la fede a salvare». «Lo scandalo del Vangelo ‒ ha continuato  ‒  è, quindi, quello di utilizzare male questo testo sacro, come appiglio o pietra da scagliare. Come quei giudizi morali e affrettati che facciamo scattare per quella e quell’altra persona!».

 

«Quello che uccide, cari fratelli, è il pregiudizio. Da Gesù invece – ha commentato – impariamo che davanti a Dio nessuna situazione è perduta. Che ogni persona ha diritto ad essere curata, non trascurata, “puntando al bene possibile”. A chi ama molto, sarà perdonato molto, dice il Vangelo. Invece chi ritiene di non sbagliare mai, chi resta in eterno nel suo piedistallo, che perdono potrà mai ricevere?».

 

A fine messa, dopo che tutti erano quasi andati via, ci siamo presentati. Lui, col volto abbronzato, attendeva proferissi parola. Il silenzio si è unito a un timido sorriso perché anche io, in fondo, avevo dubitato della sua idea di mettere su musica e stuzzichini dopo la funzione religiosa. Don Fabrizio Fiorentino merita, invece, solo un grande plauso: per aver avuto il merito di riportare l’attenzione sul Vangelo in un terreno abbandonato della benestante Addaura, località balneare di Palermo, e perché, col suo modo genuino, leggero ed entusiasta d’esserci per gli altri, ha permesso e – se Dio vorrà – permetterà ancora, in estate, che i fedeli della parrocchia Maria SS. dell’Addaura possano far festa, non solo fisicamente, ma nei cuori. Le notizie infelici che arrivano da tutte le parti del mondo rendono difficile oggi solo pensarla una bonaria risata. Figuriamoci ballare.

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