Tutti in rete
L’idea era stata lanciata il 4 dicembre dello scorso anno dal sindaco di Rocca di Papa, Pasquale Boccia: "Per segnare una continuità con l’opera di Chiara Lubich propongo la costituzione di un’associazione delle Città per la fraternità", aveva annunciato. E gli sviluppi sono stati immediati: la rete che coinvolge sindaci di diverse città si sta diffondendo a macchia d’olio, raggiungendo anche Umbria e Marche.
In Umbria
Nella cittadina umbra oltre 150 persone, per nulla scoraggiate dalla neve e dal freddo pungente, lo scorso 20 marzo gremivano la sala San Francesco in occasione del convegno regionale Città in rete in terra d’Umbria. Erano presenti, fra gli altri, l’arcivescovo della diocesi Spoleto- Norcia, mons. Fontana, il commissario straordinario del comune di Norcia, Giancarlo De Filippis, l’assessore regionale all’istruzione, Maria Prodi, l’europarlamentare Catiuscia Marini e ventidue fra sindaci e loro delegati dei principali comuni della regione. Il culmine della giornata si è avuto con la sottoscrizione, nell’antica sede del Palazzo Pretorio, di una lettera d’intenti che costituisce il primo passo per l’adesione all’Associazione Città per la fraternità. "Più di un terzo dei comuni dell’Umbria, tra cui le principali città – ha commentato Raffaelli, nella sua qualità di presidente regionale dell’Associazione nazionale comuni d’Italia (Anci) – ha scelto di aderire ad una iniziativa politica di grande valore che fa dell’impegno sociale, del confronto e del riconoscimento reciproco tra laici e cattolici, tra credenti e non credenti, tra fedi e culture diverse, un cardine di grande civiltà".
Nelle Marche
A Loreto, una settimana dopo si sono ritrovati in trecento, con una sessantina di politici delle Marche, tra cui il vicepresidente del Consiglio regionale Vittorio Santori, consiglieri regionali, provinciali e comunali, vari sindaci e vicesindaci. Presente il vescovo di Loreto, mons. Giovanni Tonucci, il sindaco della città, Moreno Pieroni, e il presidente dell’Ucoii, la principale associazione musulmana in Italia, Muhammad Nour Dachan. Gli interventi del presidente dell’Anci Marche, Giorgio Meschini, sindaco del comune di Macerata, di Stefano Cardinali, sindaco di Montecosaro, e di due rappresentanti dell’associazione Amolamiacittà di Ascoli hanno ben evidenziato la forza trainante del significativo contributo dato da Chiara Lubich ad una visione della politica più autentica. L’impressione è che l’idea della fraternità si stia sdoganando dalla sua considerazione corrente di mero principio eticoculturale, per assumere la dignità di vera e propria categoria politica. Attraverso queste iniziative civiche, infatti, la fraternità, all’interno e fra le città, si sta affermando come metafora di capitale sociale, in grado cioè di contaminare positivamente intere comunità cittadine, e di attivare un processo virtuoso di crescita evolutiva.
VARESE Educare oggi
Se alla fine di una lunga mattinata gli intervenuti ad un convegno non se ne vogliono andare; se, questo avviene nonostante siano stati seduti non tanto su comode poltroncine di un teatro ma sui gradoni di un’aula magna di un istituto scolastico (simbolo della difficoltà dell’educare, qualcuno sottolineava), ebbene, forse all’Istituto comprensivo Anna Frank di Varese lo scorso 21 marzo è successo qualcosa di interessante. Circa 250 persone, tra docenti, educatori, genitori, giovani e adulti si sono ritrovate attorno al tema Educare oggi: sfide e speranze . Due i relatori principali: Michele De Beni, psicoterapeuta, pedagogista e docente presso le università di Trento e di Verona, e Aurora Nicosia, redattrice di Città nuova. De Beni ha posto l’accento sulla relazione interpersonale come base dell’educazione, sottolineando l’importanza di coniugare il pensiero narrativo, cioè il racconto dell’esperienza e il pensiero paradigmatico, cioè il contenuto disciplinare. Il rischio infatti è di avere docenti che ad esempio conoscono benissimo la matematica ma non riescono a trasmettere le loro conoscenze agli allievi, o solo capaci di costruire un rapporto educativo, ma non di trasmettere anche delle conoscenze , sottolineava nel suo saluto Piero Viotto, noto docente universitario. In questo quadro si inseriva il contributo che la rivista e l’editrice Città Nuova portano alla costruzione di una comunità educante che punta alla dimensione interculturale e fa del dialogo il suo strumento di lavoro. Non potevano mancare le esperienze educative di due insegnanti e di un’ex allieva, momenti artistici con l’intervento di Leopoldo Verona, e di alcuni alunni della scuola. Al termine, il dialogo con i partecipanti, anche questo molto intenso e ricco di spunti, e le proposte conclusive, segno che il convegno vuole essere solo l’inizio di un percorso.
FIRENZE Medicina in dialogo
La fraternità ha riflessi in medicina? Sembrerebbe di sì, a giudicare da quanto emerso a Firenze durante un convegno su questo tema promosso lo scorso 31 marzo dal Movimento dei focolari e dall’associazione Medicina dialogo e comunione, con il patrocinio del comune e della regione. La cornice del convegno era splendida – il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio – e il pubblico numeroso. Dopo i saluti portati dal vicesindaco Giuseppe Matulli, l’apertura dei lavori è stata affidata a Chiara Lubich tramite la video registrazione del discorso da lei tenuto in quello stesso luogo il 16 settembre 2000, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria. La sociologa brasiliana Vera Araùjo ha evidenziato poi la necessità della fraternità nelle dinamiche sociali, mentre le relazioni di vari medici, espressioni di diverse religioni e culture, hanno focalizzato l’attenzione sul contributo che la fraternità può dare alla medicina. Significative le consonanze evidenziate nei contributi della dottoressa musulmana Imane Hamani di Orano (Algeria) e del rabbino di Firenze Joseph Levi, con gli interventi di Flavia Caretta del Policlinico Gemelli, di Piero Taiti, medico e filosofo, e di Massimo Petrini dell’Istituto internazionale di teologia pastorale sanitaria Camillianum di Roma. Commentava una partecipante: "Qui si vede che la fraternità in medicina è già cominciata, persino tra i relatori, nel modo di preparare il convegno".