Tutti in bici!
Una spolverata, un po’ d’olio e una gonfiata: basta poco per mettere a punto la cara due ruote.
Un giorno, quando lavoravo all’università di Dublino, decisi di chiudere col quotidiano viaggio in autobus. Mi fiondai in un negozio e acquistai la soluzione “divertente, salutare, ecologica”, com’era propagandata, al mio problema. L’alternativa allo stress da traffico cittadino. Era una bicicletta blu, della quale fui subito orgoglioso.
Il percorso verso l’università quella mattina mi parve sorprendentemente più lungo di quello in autobus, ma – mi dissi – è questione di allenamento; c’erano della salite che non avevo mai notato, ma che le gambe notavano, con un certo malessere; c’erano buche nell’asfalto che potevano inghiottire metà della ruota anteriore, e anche quelle mi pareva fossero sbucate nella notte come funghi in un bosco. Poi la pioggia. Immancabile compagna di quei luoghi, ma sul velocipede risultava assai più fastidiosa di quand’ero accucciato nell’autobus, a dormicchiare.
Arrivai comunque, trionfante, al lavoro. Parcheggiai la bicicletta all’interno dell’edificio e l’assicurai con il catenaccio. La sorpresa amara l’ebbi nel pomeriggio: la mia bici nuova, blu fiammante, era scomparsa. Rubata!
I ciclisti urbani mi capiranno. Loro conoscono i pericoli nel traffico, dove automobili e motocicli spadroneggiano, e le piste ciclabili non sono molte. Nonostante questi inghippi però, molte città italiane, sull’esempio di quelle nordiche, stanno riscoprendo le biciclette. Si possono noleggiare dovunque. Non sempre le modalità di noleggio sono semplici, ma se si è in possesso d’una laurea triennale in genere ci si riesce.
La bicicletta è un gran bel modo di muoversi. Non parlo della bici da corsa, con tanto di casco. Quella è roba da atleti. Parlo delle biciclette. Quelle di cui lo scrittore inglese H.G. Wells scriveva: «Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per l’Uomo ci sia ancora speranza». Quelle che trovi dimenticate in cantina, e che con una spolverata, un po’ d’olio e una gonfiata, vanno ancora che è una meraviglia. E chissà, sarà per le tante storie che hanno sulle ruote, sarà per quel loro fascino un po’ atemporale, ma risultano estremamente romantiche. E un po’ di romanticismo non guasta. Nelle nostre strade, come nelle nostre vite.