Tutti al mare
Bucatini alla pescatora. Spiedini di pesce con patate fritte. Vino bianco e acqua. Menu fisso a prezzi calmierati. Siamo in riva al mare, a Ostia. La cena è ottima e la qualità è garantita da due giovani cuochi, diplomati dell’istituto alberghiero e con delle precedenti esperienze lavorative. Largo, dunque, a due nuove promesse.
Le cene solidali sono l’ultima trovata dello stabilimento balneare L’arca il cui ricavato contribuisce a finanziare le innumerevoli opere sociali della Caritas. Per prenotazioni visitare il sito www.larcaostia.org.
L’arca è una delle più originali iniziative della Caritas della diocesi di Roma che, nel 2004, ha rilevato uno stabilimento balneare per permettere a tutti una vacanza accessibile. «Tutti al mare», cantava la romana Gabriella Ferri. «L’idea di fondo è incrociare le attività ludiche ‒ ci spiega Gennaro Di Cicco, responsabile della Caritas di Roma per la raccolta di fondi e donazioni ‒ di anziani e bambini per far tesoro della memoria dei più grandi e della gioia portata dai più piccoli».
C’è, ovviamente, un corrispettivo da pagare, anche se a prezzi accessibili, ma solo per chi se lo può permettere. Per gli altri, appunto, tutti al mare. Per centinaia di bambini bielorussi è addirittura la prima volta. «È straziante ‒ racconta Di Cicco ‒ vedere dei ragazzi e delle ragazze che per la prima volta vedono il mare, hanno paura, perfino, di toccare l’acqua». All’Arca entrano e pranzano gratuitamente. Alla vacanza ci pensa don Armando Nardini, un eroico novantenne sacerdote romano che, da anni, spende tutta la sua pensione per organizzare e pagare il viaggio a bambini della Bielorussia abbandonati negli orfanatrofi. Ma L’arca è aperta a tutti e tante famiglie che incontrano questi bambini poi, d’inverno, li ospitano a casa propria.
Storie di reciprocità. Come i duemila volontari, tutti giovani, 30 al giorno, che decidono di passare parte delle loro vacanze nell’animazione e gestione dello stabilimento. A novembre di ogni anno la quota necessaria è già raggiunta. Le attività ludiche con gli anziani provenienti da diverse città e parrocchie, abbattono molti muri. Gli anziani non si sentono più «agli arresti domiciliari» nei loro appartamenti. Ritrovano le relazioni, la voglia di parlare, giocare e ballare. I giovani volontari liberano le capacità di dare, di spendersi, di ascoltare i luoghi della memoria e le esperienze vissute di chi ha già compiuto un bel tratto di cammino. Il saldo tra il dare e l’avere è così sempre positivo.
Non mancano le criticità e, quando arrivano gruppi di anziani, è possibile assistere ad una vera e propria corsa affannosa per accaparrarsi gli ombrelloni e le sdraio fronte mare, con tanto di cadute. «Per questo motivo ‒ spiega di Cicco ‒ abbiamo predisposto una turnazione dei posti. Il fatto è che quando una persona respira i valori culturali ispirati all’ascolto, all’accoglienza, alla tolleranza, al dono e alla solidarietà, in qualche modo, il malessere fisico e persino le vacanze al mare passano in secondo piano. Resta la voglia di relazione e di vivere. Non è raro alle 14, dopo pranzo, trovare alcuni anziani pronti sulla pista da ballo per cominciare a volteggiare e i giovani volontari stremati dal caldo e la digestione».
I ricavi dell’Arca finanziano, tra l’altro, anche un emporio, un supermercato gratuito per famiglie che non arrivano a fine mese. Sono duemila persone. Una goccia nel mare per un bacino d’utenza molto più ampio. «C’è la provvidenza ‒ conclude Di Cicco ‒ ma c’è molto da fare»
(dal blog In stile sobrio di Aurelio Molé)