Turismo superstar

Alla fiera di Madrid, chiamata Fitur, e poi nella lunga serie di esposizioni consacrate a una delle attività più lucrose del pianeta in altre città mondiali, si discute finalmente anche di turismo sostenibile

È scioccante trovare tra le fiere del turismo segnalate dal portale Tourism Review l’evento di Davos, il World Economic Forum. Forse rientra in quel settore che l’industria del turismo ha denominato “turismo di eventi”, una modalità specializzata che coinvolge gli interessati in attività lavorative e professionali di vario genere, anche politiche quindi, e che si sviluppa attraverso incontri, congressi, convegni o qualsiasi altro tipo di meeting. Si calcola che questi viaggi di lavoro rappresentino circa il 9% di tutti i viaggi internazionali e il 60% delle entrate del turismo globale. Viene da chiedersi se a Davos si sia parlato anche dell’industria del turismo…

Scioccante è anche che, in tempi in cui diverse città a ogni latitudine prendono misure per limitare gli eccessi del turismo di massa, allo stesso tempo sia iper-pubblicizzata una vera valanga di offerte turistiche, in particolare attraverso le fiere del turismo. Non c’è Paese che non abbia la sua, di fiera, se non due o tre, creando distinzioni a volte artificiali tra turismo internazionale, turismo interno, turismo rurale, turismo cinematografico… Ora si parla pure di “turismo selfie”, che sembra sia l’ultima moda.

Il calendario delle fiere del turismo più “importanti” presenta un lungo elenco. Alla fiera Fitur di Madrid seguiranno a ruota il BalTour (Riga), il Destinations Holiday&Travel Show (Londra), il Bit-International Tourism Exchange (Milano), l’Holiday&Spa Expo (Sofia) e un lungo eccetera. Sono appuntamenti “immancabili”, dicono, per dar sempre nuovo soffio al commercio turistico. La Fitur di Madrid, la fiera in corso, è arrivata ormai alla sua 40ª edizione e ha radunato 918 espositori diretti, coinvolgendo oltre 11 mila aziende. Le attese puntano su una partecipazione di oltre 142 mila professionisti e un impatto economico sulla città di circa 320 milioni di euro.

Qualche anno fa, un gruppo di ricercatori dell’università di Valencia si era chiesto a cosa servissero tali fiere. Tra le conclusioni risultò che: «La commercializzazione del turismo attraverso le fiere era stata la vera motivazione negli anni ’80», mentre oggi «non sono solo punto d’incontro d’interessi commerciali, ma un medium e uno strumento per introdurre cambiamenti concettuali nell’attività turistica». Gli espositori cercano soprattutto di «potenziare la loro immagine sul mercato, stabilire contatti personali e professionali qualificati e raggiungere una maggiore efficienza della pubblicità». I visitatori professionisti cercano anche di «prendere contatto con altri colleghi, di conoscere il mercato e di scambiare idee per migliorare le performance». E il pubblico in generale cerca di «raccogliere brochure, conoscere le novità e informarsi sulle mete turistiche». Lo studio concludeva così: «Ci auguriamo che «dai risultati ottenuti con i sondaggi derivino linee di azione che consentano di far raggiungere ai partecipanti i loro obiettivi».

Speriamo che tra tali obiettivi si sia fatta strada l’idea che il turismo sta rovinando il pianeta (così sostengono non pochi osservatori e tante “piazze verdi” del mondo). Forse per questo motivo nella Fitur di Madrid l’Organizzazione mondiale del turismo ha voluto mettere in agenda il “fattore sostenibilità” con l’iniziativa Global Tourism Plastics. Gli operatori e le destinazioni turistiche debbono diventano leader mondiali nella riduzione dell’inquinamento, in particolare del consumo di plastica.

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