Turchia più europea

Istanbul pavesata di bandierine a sostegno del sì al cambiamento.
Turchia

I risultati del referendum in Turchia non hanno sorpreso più di tanto: il premier Erdoğan ha conseguito una vittoria non plebiscitaria, ma sufficiente perché la stampa europea parli di un trionfo. Non è evidente da noi la percezione di cosa significhi in concreto la correzione di 26 articoli della Costituzione turca e l’innalzamento del numero dei giudici costituzionali. È più facile leggere l’avvenimento valutandolo per le ripercussioni che esso ha avuto in Francia e in Germania, i due Paesi più preoccupati dell’avvicinarsi del giorno in cui non sarà più possibile eludere le richieste di ammissione turca all’Unione europea, visto che fra non molto la Turchia avrà ottemperato ai principali adempimenti che l’Unione aveva preteso.

 

Il fatto è che dell’ultimo inglobamento nell’Unione dei Paesi dell’Est europeo, per certi versi affrettato seppur necessario, ancora si risentono le conseguenze. Basti pensare alla dolorosa questione dei rom, così acuta soprattutto in Francia.

In sostanza, si può forse affermare che, dopo questo referendum, la Turchia è più chiaramente sé stessa, e che questo rispecchiarsi più esplicitamente nella propria identità la rende più credibile e forse meno lontana dal giorno in cui sarà giocoforza accoglierla nell’Unione.

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