Tunisi in cerca di normalità

Dopo le manifestazioni violente di questi giorni, in città si torna al lavoro e a rifornire le dispense vuote. C’è attesa e speranza per i primi passi del nuovo governo. Tra la gente
tunisia

Si respira voglia di normalità, questa mattina a Tunisi, dopo la concitata scorsa settimana, che ha visto il presidente Ben Ali abbandonare il Paese a seguito delle proteste dilaganti e dei numerosi morti durante gli scontri a fuoco con le forze dell’ordine, lasciando il posto ad un nuovo governo che sta cercando di guadagnarsi una sua autorità.

 

La popolazione alle otto di questa mattina era già in strada per recarsi al lavoro o semplicemente per rifornire le dispense, quasi vuote dopo questa settimana di paura e di serrata di tutte le attività commerciali. Alle 15 è previsto il rientro a casa dal lavoro, e poi ricomincerà il coprifuoco, perché l’esercito continua a controllare le strade e i quartieri delle grandi città tunisine.

 

Intanto si aspetta l’esito delle febbrili trattative tra il premier ad interim, Mohammed Ghannouchi, e i leader dei principali partiti di opposizione e della società civile. Si spera davvero in una stabilizzazione del Paese, che rechi con sé anche novità sostanziali nella gestione del potere e un cambiamento di indirizzo del governo. La gente è stanca di contare e piangere i propri morti. È stanca della corruzione e delle mancanze di prospettive per il futuro.

 

«La rivolta del pane è stata solo una scusa, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. È vero che la gente è povera, ma nel complesso tutti hanno qualcosa per vivere, chi più, chi meno. La popolazione ha mantenuto una sua indiscutibile dignità. Quello che invece manca è una reale partecipazione sociale e politica, vige un diffuso malcontento per tutte le ragioni elencate dai media negli scorsi giorni»: così ci dice una fonte locale.

 

Gli imprenditori italiani, così come in genere tutti quelli stranieri, che abitano nella città di Tunisi hanno fatto uscire le famiglie dal Paese, mentre loro sono rimasti a difendere le aziende o quel che è rimasto ancora in piedi, dopo gli incendi e i saccheggi degli scorsi giorni. I cittadini europei sono in allarme costante e si chiedono se partire o restare.

 

Intanto si tenta di evitare l’isolamento. Così le famiglie provano a raggrupparsi in un unico stabile o in un solo appartamento. Essere insieme fa sentire più protetti e sicuri. E poi è stato dato il via ad una rete di solidarietà tra musulmani e occidentali, su più fronti: dai beni primari alla sicurezza. I collegamenti web e telefonici funzionano ancora, ma c’è un forte controllo sulle chiamate telefoniche, sulle mail e sui video spediti all’estero. La comunicazione digitale, che in qualche modo ha fatto conoscere al mondo la protesta, continua ad essere temuta. Il clima resta comunque teso, ma si cerca con insistenza la normalità e ci si augura che arrivi davvero presto.

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