Tu mi porti su
Ha ormai quarant’anni abbondanti, ma fa di tutto per scrollarseli di dosso. Giorgia prova a tener botta seguendo il solco del Jovanotti più solare ed evanescente e per far da traino al suo nuovo album, Dietro le apparenze, ha scelto questa canzoncina facile facile, sorretta da una chitarrina acustica e da un rappeggiare morbidoso (la formula pop che a quanto pare che va per la maggiore ultimamente). E i risultati sembrano dargli ragione, visto che questa è la canzone italiana più ascoltata e trasmessa da molte settimane a questa parte.
Partita come potenziale sophisticated lady del pop nostrano, la cantante romana ha pian piano virato la sua carriera verso un’ipotesi di cantautorato ibrido, in perenne quanto precario equilibrio, tra piacioneria e andamenti iper-radiofonici, sorretti talvolta da qualche rima capace di non far precipitare il tutto nella banalità più stucchevole.
Non a caso il brano è frutto della collaborazione con Jovanotti, massimo caposcuola di questa scuola espressiva che proprio in estate trova l’humus e gli sfondi necessari alla riproduzione. «Tu l’hai capito che cos’è che cercavo. Qualcuno che in ogni attimo mi dicesse brava. Tu mi hai attratto e io mi sono innamorata e come un 747 sono decollata, sorretta dal tuo sguardo come vento sulle ali, e verso il sole qualche cosa mi diceva sali, oh sali. Tu mi porti su, e poi mi lasci cadere ah che bellezza ah che dolore».
Mah…