Tsunami. Devastante Krakatau

Un forte sisma, seguito da un maremoto, ha colpito l’arcipelago in seguito all’eruzione del vulcano che viene chiamato in lingua locale Krakatau. I soccorsi difficili

L’Indonesia è il più popolato stato dell’Asean (Associazione delle nazioni del Sud Est asiatico), ha una popolazione stimata intorno ai 261 milioni di persone anche se, per ovvie ragioni, con le sue 18.306 isole non è facile stabilire con esattezza quanti siano i suoi abitanti. Di queste isole, secondo la stima del 2002 dell’Istituto Nazionale di Aeronautica e dello Spazio indonesiano, soltanto 8.844 hanno un nome, e di queste solo 922 sono abitate in modo permanente. Essendo una zona fortemente sismica, il “nascere” di nuove isole è cosa comune.

Krakatao è un’isola abitata situata nello stretto di Sunda, tra le isole di Sumatra e Java, nella provincia indonesiana di Lampung. E Krakatao è anche il nome del vulcano dell’isola, uno dei 76 vulcani attivi del Paese, che hanno registrato, nell’età moderna qualcosa come 1.176 eruzioni documentate. L’eruzione più devastante di questo vulcano, chiamato in lingua locale Krakatau, è avvenuta nel 1883. All’epoca i boati furono uditi fino a Jakarta, a 190 km. Nell’eruzione del 1883 le ceneri furono scaraventate fino a 6 km di altezza e l’arcipelago intorno al vulcano fu distrutto al 70%. L’attività sismica continuò fino al febbraio del 1884. Fu possibile stabile che più di 34 mila persone morirono a causa dell’eruzione e degli tsunami che seguirono.

In questi giorni l’Indonesia piange ancora una volta i suoi morti. Terrificanti le scene dello tsunami che possiamo vedere sugli schermi, come gli ultimi istanti di un concerto di musica rock completamente sconvolto dall’onda distruttrice alta 3 metri. La spiaggia di “Carita” è stata investita e distrutta. L’onda killer sembra sia stata causata da un crollo nella montagna, molto probabilmente avvenuta sotto il livello del mare, causando l’onda che, in circa 24 minuti, ha raggiunto la costa ovest di Java e quella sud di Sumatra, alle nove e mezza di sera di tre giorni fa, cogliendo tutti di sorpresa.

È il secondo tsunami che quest’anno colpisce l’Indonesia: il primo si è verificato il 28 di settembre, ed ha causato 2.500 morti circa nell’isola di Sulawesi: in questo caso si è trattato di un terremoto seguito da un potente tsunami. Le scosse telluriche sono state d’avvertimento per i residenti, abituati a tali eventi. Ma sabato notte non ci sono stati “preannunci”: nessuna scossa di preavviso e la gente si è vista arrivare l’onda proprio dentro casa, dentro l’albergo, o sul palco del concerto.

Azki Kurniawan, di 16 anni, è stato uno dei primi a notare che il livello dell’acqua stava salendo: è corso nella lobby dell’albergo Patra Comfort Hotel urlando: «Tsunami». Kurniawan ha detto ai reporter: «All’improvviso un’onda di un metro e mezzo mi ha travolto, scaraventandomi contro l’inferriata a 30 metri di distanza: mi sono aggrappato e ho tenuto più forte che potevo, per non farmi portar via dall’acqua che ritornava verso il mare. Ho avuto una grande paura: quella di morire». L’area più colpita à quella di Pandegland, nella regione di Java Banten, dove c’è il parco naturale di Ujung Kulon con bellissime spiagge.

Il presidente indonesiano, Joko “Jokowi” Widodo, ha espresso tutta la sua vicinanza alle popolazioni e ha ordinato al governo di rispondere immediatamente all’emergenza. I giornali locali riportano anche le parole di papa Francesco alla preghiera in piazza san Pietro di domenica: «Il pensiero va alle vittime colpite da questo violenta calamità naturale». Al momento le agenzie asiatiche parlano di più di 280 morti accertati, decine e decine di dispersi e 900 feriti circa. L’Indonesia piange i suoi morti: e noi ci uniamo a questo dolore natalizio che colpisce tutti noi.

 

 

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