Trump minaccia di sospendere i finanziamenti al Sudafrica
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, domenica 2 febbraio ha accusato il Sudafrica di confiscare terreni ai proprietari tramite la promulgazione di una legge sull’espropriazione firmata dal presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa. Trump ha annunciato la sospensione di “tutti i finanziamenti” al Paese mentre viene svolta un’indagine.
«Si sta verificando una violazione massiccia dei diritti umani», ha annunciato il presidente degli Stati Uniti in un messaggio pubblicato sul suo social network Truth. E ha aggiunto: «Taglierò tutti i futuri finanziamenti al Sudafrica finché non sarà effettuata un’indagine completa su questa situazione!». Dopo questo annuncio clamoroso, il tasso di cambio del Rand (la valuta sudafricana) è sceso di oltre l’1%.
Un’accusa senza fondamento che prende di mira una legge sull’espropriazione effettivamente promulgata a fine gennaio dal presidente sudafricano, ma volta a correggere le disuguaglianze fondiarie. La legge consente al governo, in determinate circostanze e come misura di interesse generale, di decidere in merito alle espropriazioni.
«La legge sull’espropriazione recentemente adottata non è uno strumento di confisca», ha rassicurato lunedì il capo dello Stato sudafricano. «Si tratta di un processo legale che garantisce l’accesso alla terra in modo giusto ed equo, in conformità con la Costituzione […]. Non vediamo l’ora di discutere con l’amministrazione Trump della nostra politica di riforma agraria e di altre questioni», ha aggiunto, affermando di sperare che in seguito a queste discussioni i due Paesi raggiungano una «migliore comprensione comune».
L’espropriazione senza indennizzo avverrebbe solo in circostanze che la giustifichino, nell’interesse generale. Si tratterebbe di terreni non sfruttati e per i quali non esiste alcun progetto di sfruttamento; e inoltre questo procedimento costituirebbe solo l’ultima risorsa in caso di mancato accordo con il proprietario.
Lunedì 3 febbraio l’intera classe politica sudafricana si è espressa all’unanimità per denunciare il comportamento del presidente americano. Per il leader del partito di estrema sinistra Eff, Julius Malema, la legge sull’espropriazione è troppo debole. Per John Steenhuisen, leader del partito di centro-destra Alleanza Democratica (Da), che si era opposto alla legge quando fu promulgata, «è vero che la legge deve essere modificata […], tuttavia non è vero che la legge consente allo Stato di sequestrare terreni in modo arbitrario e prevede un equo indennizzo per le espropriazioni legittime». Da parte sua, il ministro delle risorse minerarie, Gwede Mantashe, ha chiesto che non venga effettuata «nessuna ulteriore fornitura di minerali agli Stati Uniti… Se non ci danno soldi, non diamo loro minerali», ha affermato Mantashe intervenendo alla fiera Mining Indaba di Città del Capo.
Ricordiamo che gli aiuti americani ammontano, secondo Al-Jazeera Africa, a circa 440 milioni di dollari relativi al 2023, secondo i dati del governo americano. Da parte sua, il sudafricano Daily Maverick sostiene che questo aiuto ammonta a 453 milioni di dollari in finanziamenti diretti, e che per il 2025 è prevista un’ulteriore tranche di 439 milioni di dollari.
Riguardo alla minaccia di sospensione degli aiuti americani, il presidente Ramaphosa ha chiarito che, ad eccezione degli aiuti del programma americano Pepfar, per la lotta contro l’Hiv, «non ci sono altri finanziamenti significativi dagli Stati Uniti al Sudafrica». «Gli Stati Uniti restano comunque un partner politico e commerciale strategico per il Sudafrica», ha infine sottolineato.
La maggior parte del territorio privato sudafricano è di proprietà della minoranza bianca del Paese, un’eredità della politica di espropriazione della popolazione nera avvenuta durante l’apartheid. La distribuzione delle terre è una questione delicata in Sudafrica. Il progetto di restituzione agli africani espropriati dalla colonizzazione e poi dal regime dell’apartheid è stato sostenuto dall’Anc (il partito di Nelson Mandela) sin dalla sua ascesa al potere nel 1994. Ma la riforma agraria e fondiaria intrapresa non ha dato i frutti sperati, generando anzi frustrazione. A più di 30 anni dalla fine dell’apartheid, la stragrande maggioranza delle terre è ancora di proprietà di bianchi, che rappresentano solo il 7% della popolazione. Secondo una verifica governativa, nel 2017 la comunità bianca del Sudafrica possedeva ancora il 72% dei terreni agricoli privati del Paese.
Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la politica americana di aiuti allo sviluppo in Africa sta iniziando a subire diversi cambiamenti. In Senegal, il primo ministro Ousmane Sonko ha confermato il congelamento di un finanziamento cruciale di 500 milioni di dollari dalla Millennium Challenge Corporation, nell’ambito di accordi bilaterali fra Usa e alcuni Paesi africani. Il premier senegalese ha constatato, riconoscendo la fragilità della situazione: «Non possiamo continuare a dipendere dagli aiuti esteri».
Il Botswana, da parte sua, sta risentendo in pieno delle tensioni diplomatiche, con la sospensione del programma Pepfar per la lotta all’Aids, che ammontava a più di un miliardo di pula (circa 70 milioni di dollari) all’anno. Le conseguenze potrebbero essere drammatiche per il sistema sanitario botswanese.
Secondo il dottor Alioune Aboutalib Lô, ricercatore presso l’Akem Center di Istanbul, «i Paesi africani non avevano previsto il ritorno di Trump e della sua politica unilaterale». Secondo il ricercatore (che teme in particolare rappresaglie contro Paesi come il Senegal e la Namibia, che hanno aderito al Gruppo dell’Aja per la difesa dei diritti dei palestinesi), queste sanzioni e altri sconvolgimenti economici andranno a vantaggio della Cina. «Oggi le decisioni di Trump non solo rischiano di offuscare l’immagine degli Stati Uniti, ma danno anche l’opportunità alla Cina di dimostrare di essere molto più credibile del rivale su certe politiche».
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