Trump e le “Mille Italie”

Alla presentazione del libro di Franz Coriasco riecheggiano le minacce trumpiane di un nuovo protezionismo

 

Sontuoso e significativo luogo per la presentazione del nuovo libro del nostro collaboratore Franz Coriasco, “Mille Italie. Storie e sorprese del Belpaese nel mondo”, edito per i tipi di Città Nuova: la Galleria del Primaticcio alla Palazzo Firenze di Roma, sede della Società Dante Alighieri. Presenti Alessandro Masi, segretario generale della stessa Società, l’ambasciatore Cristina Ravaglia, già direttore generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie, Piero Corsini, direttore di Rai Italia e l’Autore, moderati dalla conduttrice Rai Benedetta Rinaldi.

 

S’è parlato delle eccellenze italiane nel mondo, delle infinite storie di creatività dei nostri migranti, della grande sfida delle mutue accettazioni, di un mondo in cui la diversità e la varietà diventano ricchezza per tutti. Si è respirato l’universale. Proprio nel momento in cui indiscrezioni di stampa Usa danno per imminente il varo da parte dell’amministrazione di Donald Trump di misure protezionistiche contro un centinaio di prodotti dell’Unione europea, come ritorsione alle misure protezionistiche Ue contro la carne bovina a stelle e strisce,una vecchia storia. La Vespa e l’acqua San Pellegrino sarebbero nel mirino.

 

Vedremo se le indiscrezioni saranno seguite dai fatti. Probabilmente qualcuno vuole far giungere dei segnali a Bruxelles, che comunque nella vicenda ha qualche responsabilità. Gentiloni ha voluto far notare come l’eccellenza non può essere frenata dai dazi doganali, che si ipotizzano addirittura al 100 per cento. E c’è da credergli, almeno stando alle tante storie raccontate da Coriasco.

 

Ma ancor più mi sembra da sottolineare l’anacronismo di una politica protezionistica che non sia attuata per motivi di giustizia al fine di proteggere prodotti strategici essenziali per un Paese minacciato nella sua integrità e nella sua peculiarità. Tra Paesi ricchi, contro i quali certe politiche protezionistiche da parte di Paesi più poveri sarebbero non solo giustificate ma auspicabili, il libero commercio è ormai consuetudine a cui difficilmente rinunceremmo.

 

Viva l’Italia (ma viva anche gli Stati Uniti e il mondo intero).

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