Trump, il predestinato

Il ruolo delle Chiese evangelicali e pentecostali sul piano politico e teologico nell’ascesa e nel sostegno al presidente Usa
Mega church in Colombia

Molti di coloro che hanno votato Trump sono convinti che si tratti di un “predestinato”, di un uomo che Dio ha scelto e che, dunque, protegge. Questo atteggiamento si può comprendere tenendo conto dell’appoggio di cui gode da parte degli “evangelicali bianchi”, un settore del cristianesimo (non ha ancora un secolo di vita) che accomuna, con molte differenze, i pentecostali, gli evangelicali e i fedeli che riempiono a migliaia le mega-church (grandi chiese). Con una crescita quasi esponenziale negli Usa, in America Latina, Africa e Asia, queste Chiese, gruppi e congregation rappresentano un ambito fra i più tradizionali – e spesso tradizionalisti – nella costellazione delle Chiese e comunità cristiane.

Bene contro male

Sono caratterizzate da principi ben radicati a livello etico e morale e, in sintesi, considerano la religione come una lotta del bene contro il male. Spesso credere significa combattere qualcuno che rappresenta il maligno. Proprio questo tipo di cristiani sostiene Trump, chiudendo un occhio sulla vita morale tutt’altro che esemplare dell’attuale inquilino della Casa Bianca, che vanta un curriculum notevole di linguaggio offensivo e volgare, oltre a tre matrimoni e varie accuse di molestie sessuali.

Il fenomeno non è nuovo. Fin dagli anni Cinquanta la spina dorsale della base repubblicana è costituita da queste Chiese e comunità. Ha tuttavia raggiunto il culmine con le presidenziali del 2016, quando l’80% dell’elettorato evangelicale, soprattutto bianco, è andato all’attuale presidente. Molti osservatori Usa ritengono che questa fetta dell’elettorato stia invecchiando, mentre le nuove generazioni si stanno allontanando da certe posizioni politiche.

La questione migratoria, con le misure prese contro il fenomeno proveniente dal confine con il Messico e i crescenti controlli – o rifiuto di visti – per chi proviene da alcuni Paesi musulmani, ha la stessa radice pentecostale-evangelicale. Un altro aspetto che deve far riflettere è il ruolo dell’attuale segretario di Stato, Mike Pompeo, che spesso ha affermato che la religione, e in particolare la Bibbia, è la fonte ispiratrice di tutto quanto fa e dice. Gli evangelicali hanno avuto un ruolo fondamentale anche nella elezione di Bolsonaro, in Brasile, e stanno ridisegnando il panorama religioso di Nigeria, Corea del Sud e altre nazioni.

La teologia della prosperità

A parte i locali dove si svolgono i loro servizi religiosi, capaci di raccogliere da mille fino a 50 mila persone, i loro pastori o ministri si impongono come show-man, capaci di attirare l’attenzione mediatica di milioni di persone collegate in diretta con i più moderni mezzi di comunicazione e social. È un processo di spettacolarizzazione della religione. Ciò che vale non è tanto il messaggio biblico o evangelico, ma l’efficacia della teatralizzazione, vere e proprie performance. Tutto finalizzato a proporre il miglior prodotto commercializzabile sul mercato della religione a livello internazionale. È la religione della globalizzazione. Alla base sta la cosiddetta teologia della prosperità o, addirittura, il Vangelo della prosperità. Per Dio tutto è possibile, soprattutto il successo materiale e la buona salute. Trump, con i suoi successi nel business, la sua vittoria alle elezioni presidenziali e, almeno finora, la capacità di sfuggire alle accuse di corruzione, rappresenta un modello. Queste chiese, in particolare quelle mega, impersonano la lotta finale del bene contro il male e i loro leader ne sono i protagonisti, o ne indicano altri che lo sono a livello politico o finanziario.

Il futuro della religione

Il fenomeno è parte del più generale spostamento del baricentro della religione cristiana – cattolicesimo e main-stream church – dall’Europa ad altri angoli del mondo. Il cristianesimo è sempre più una religione extra-europea e l’Europa un continente post-cristiano. Già oggi nell’emisfero sud del mondo – Africa, Asia e America Latina – vivono il 60% dei due miliardi di cristiani, che a metà del secolo attuale arriveranno ad essere il 75% su tre miliardi. Ma anche il cristianesimo si è modificato profondamente e queste fasce crescenti di evangelicalismo, pentecostalismo e mega-church rappresentano fenomeni decisivi per il presente ed il futuro dell’umanità. È fondamentale studiarli e saperli decodificare per offrire alternative credibili.

 

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