Truffe online per l’emergenza Covid-19: come proteggersi?
I consumatori dovrebbero prestare la massima attenzione quando fanno acquisti online (questo sempre ma a maggior ragione durante l’emergenza Covid-19), mentre i commercianti dovrebbero essere pienamente consapevoli delle norme. Invece, alcuni commercianti ricorrono a varie strategie per attirare i consumatori, laddove un certo numero di prodotti è presentato in modo ingannevole come in grado di prevenire o di curare le infezioni da Covid-19 oppure è accompagnato da falsi certificati di conformità; in alcuni casi i truffatori utilizzano le offerte anche per rubare indirizzi e-mail e password.
La Commissione europea, nell’ambito delle sue attività volte alla tutela dei consumatori, ha coordinato un’indagine a tappeto dei siti web allo scopo di scoprire in quali i consumatori dell’UE sono esposti a contenuti che diffondono affermazioni false o vendono prodotti truffaldini nel contesto del coronavirus. I risultati mostrano che, accogliendo l’invito della Commissione europea, le piattaforme online hanno rimosso o bloccato milioni di annunci pubblicitari ingannevoli o offerte di prodotti. L’indagine a tappeto condotta dalla rete di cooperazione per la tutela dei consumatori (CPC) si componeva di due parti: un controllo accurato delle piattaforme online e un’analisi approfondita di specifici messaggi pubblicitari e siti web collegati a prodotti molto richiesti a causa del coronavirus.
L’indagine a tappeto ha interessato 268 siti web, 206 dei quali segnalati per ulteriori indagini in merito a potenziali violazioni del diritto dell’UE in materia di protezione dei consumatori. Le violazioni più diffuse concernevano siti web che contenevano prodotti con presunti effetti curativi o preventivi contro il coronavirus, siti web che contenevano affermazioni inesatte riguardanti la difficoltà di reperimento dei prodotti; siti web sospettati di pratiche sleali volte a ottenere prezzi eccessivi. Inoltre, in molti casi il prezzo di vendita e il prezzo unitario non erano presentati in modo chiaro, facilmente identificabile e chiaramente leggibile, oppure non venivano fornite ai consumatori informazioni chiare e complete su tutti gli aspetti pertinenti, quali l’identità dell’operatore, l’indirizzo geografico da cui opera o i suoi recapiti.
Nell’indagine svoltasi nel mese di maggio sulle piattaforme è bene osservare che, tra i 73 controlli sulle principali piattaforme, un terzo (23 controlli) ha riscontrato un numero significativo di offerte e pubblicità discutibili. Queste società sono state informate dei risultati generali e hanno fornito relazioni aggiornate sulle misure da loro adottate per far fronte alla questione.
Google, per esempio, ha dichiarato di aver bloccato o rimosso più di 200 milioni di annunci relativi al coronavirus a livello globale negli ultimi mesi e eBay ha riferito di aver bloccato o rimosso più di 31 milioni di inserzioni che violavano le loro politiche in materia di coronavirus. Facebook ha dichiarato di aver rimosso almeno 2,3 milioni di contenuti di Facebook e Instagram collegati al coronavirus a livello mondiale, di cui 27.000 all’interno dell’UE nel solo mese di maggio.
Nel corso delle ultime settimane, però, la maggior parte delle piattaforme ha segnalato un netto calo delle inserzioni di prodotti legati al coronavirus. Ad esempio, Amazon ha segnalato una diminuzione del 95 % del numero settimanale di nuovi annunci di prodotti che promettono risultati contro il coronavirus rispetto alla media di marzo, con Rakubten e Allegro che segnalano tendenze analoghe.
Nell’UE i commercianti devono dichiarare la propria identità e i dati di contatto: se queste informazioni non sono facilmente reperibili, i consumatori dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di fare acquisti altrove. Inoltre, è necessario fare attenzione agli errori di ortografia come “C?V?D?19” o “cor/na?vir?s”, poichè sono comunemente utilizzati per evitare di essere individuati dagli algoritmi degli operatori dei siti web. Quindi, bisogna leggere attentamente gli indirizzi web e i titoli delle pagine ed evitare di utilizzare pagine contenenti errori di ortografia in modo sistematico. I consumatori possono anche trovare informazioni generali presso fonti autorevoli segnalate da molte piattaforme e operatori dei siti web sui rispettivi siti per aiutare i consumatori a individuare informazioni o affermazioni false in relazione alla pandemia di Covid-19.
I prodotti devono essere chiaramente identificabili attraverso descrizioni testuali precise e comprensibili: i consumatori dovrebbero usare cautela in presenza di elementi prettamente promozionali come slogan generalmente collegati alla pandemia, ad esempio “#stay safe”, “io resto a casa”, “distanziamento sociale”, immagini di un virus accanto all’immagine del prodotto, approvazioni, tramite il nome o il logo, da parte di medici, operatori sanitari e altri esperti; artisti, atleti, blogger o altri personaggi famosi; autorità governative, esperti ufficiali o istituzioni internazionali; articoli, rassegne accademiche e altri contenuti presentati come provenienti da fonti autorevoli.
Per evitare truffe, i consumatori dovrebbero riconoscere le tecniche di vendita ingannevoli, evitando prodotti pubblicizzati come “opportunità uniche”, affermazioni secondo cui un prodotto è “l’unico prodotto che offre una protezione efficace” o “l’unico kit di analisi per uso domestico” oppure è venduto “al prezzo più basso sul mercato”, termini che sottintendono un’urgenza quali “disponibile solo oggi”, “in rapido esaurimento”, sconti molto elevati. Inoltre, i consumatori dovrebbero poter notare che i prezzi sono ben al di sopra o ben al di sotto del prezzo normale per prodotti analoghi, dovrebbero consultare varie piattaforme per avere un’idea dei prezzi medi; e, infine, i consumatori dovrebbero essere consapevoli del fatto che i governi di alcuni paesi hanno regolamentato il prezzo di prodotti a forte consumo come le mascherine e i gel protettivi.
Didier Reynders, commissario per la Giustizia e i consumatori, aveva scritto già a marzo ad una serie di piattaforme, social media, motori di ricerca e mercati online chiedendo la loro collaborazione per eliminare le truffe dalle loro piattaforme, sulla base della posizione comune approvata dalla rete CPC. Didier Reynders, ha rilevato che «le principali piattaforme online continuano a seguire la nostra richiesta di collaborare strettamente con la Commissione europea e con le autorità nazionali per la tutela dei consumatori. I controlli più recenti effettuati da queste autorità dimostrano che non è tempo di abbassare la guardia. La cooperazione tra le autorità e i principali attori dei mercati digitali è uno strumento potente ed efficace per proteggere i consumatori in questi tempi destabilizzanti».