Trovarsi a casa
Negli ultimi decenni sono nati in mezzo alle città delle comunità di movimenti cristiani. Esiste una parola del profeta Geremia, che tocca ed ispira tanti di noi nelle città: Cercate il benessere del Paese (Ger 29, 7). Il futuro dell’Europa è legato al futuro delle città. In esse si trova tanta vita e varietà. Sono luoghi d’arte e di cultura, d’economia e di politica. Di ciò siamo felici e ne godiamo. Ma lì si trovano sfide, difficoltà, violenza e tensioni. Ce ne rendiamo conto. Ed è lì che c’impegniamo. Vogliamo le città abitabili, dove ci si trovi a casa. Solidarietà nelle strade Dirk Wahlandt dell’Ymca di Monaco, ed Henriette von Wulffen dell’iniziativa Insieme per Berlino. D’accordo con altri hanno fatto sorgere una Agenzia di volontariato. Di che cosa si tratta esattamente? Henriette von Wulffen: Insieme per Berlino è una rete di gruppi che operano in un contesto ecumenico per Berlino. La meta è cercare insieme – con cristiani di Chiese, movimenti ed iniziative diversi – il meglio della città. Vogliamo raggiungere col Vangelo tutti gli ambiti sociali. Ecco il nostro motto per Berlino: Volontari avanti. Cambiamo insieme la faccia della nostra città. Dirk Wahlandt: L’Ymca di Monaco si impegna in modo vario per i bambini e i giovani nella città. Sono responsabile del centro giovanile di Schwabing ovest. Ogni anno vi arrivano 3 mila bambini e giovani di 37 nazionalità. Con regolarità si impegnano 50 collaboratori volontari, e danno così una ampia gamma di offerte per le persone del quartiere. Al riguardo ci sono attività aperte ai giovani, offerte di giochi in aree appena costruite fino alla realizzazione di una rete di contatti. Siamo una stazione missionaria in mezzo alla giungla di una grande città. La giungla è selvaggia e piena di pericoli. Lì ci si può perdere, è difficile orientarsi. Penso che abbiamo bisogno di un centro che ci dà l’orientamento e la misura. In questo senso i movimenti e le comunità cristiani hanno un’importanza particolare perché danno testimonianza di Gesù Cristo che fa da centro nella nostra molteplice convivenza. Coloriamo la città Chiara e Tommaso, dei Ragazzi per l’unità dei Focolari, raccontano: La nostra vita nasce dall’incontro con Gesù. Qualcuno lo ha scoperto a scuola attraverso un compagno, qualcuno partecipando ad attività di un gruppo cristiano, qualcuno già da piccolo in famiglia. Da questo incontro nasce il desiderio di vederci con altri ragazzi che vivono il nostro stesso ideale. Vogliamo infatti vivere con loro questa bellissima esperienza e vedere come dare questa gioia anche ad altri. Vogliamo colorare le nostre città e i quartieri dove viviamo. Nascono le iniziative più varie. Andiamo negli orfanotrofi, a trovare bambini malati, facciamo amicizia con ragazzi migranti. Andiamo nelle case degli anziani per fare loro compagnia. Anche la musica e il teatro sono modi per colorare il mondo. In Croazia per esempio si è messo in scena un pezzo teatrale per portare alla gente un messaggio di perdono in quelle terre che ancora soffrono delle conseguenze della guerra. Qualche volta colorare la nostra città vuol dire pulire un parco, oppure invitare altri ragazzi a fare dello sport o partecipare a grandi giochi: sono tutte occasioni per creare l’amicizia. A scuola, poi, cerchiamo di diffondere nelle nostre classi la Regola d’oro: Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questo porta un grande cambiamento nel rapporto tra noi alunni e con i professori, e crea un clima di famiglia. Facciamo anche delle azioni più vaste. C’è un progetto per le scuole, si chiama Schoolmates. Ha tre obbiettivi: vivere la Regola d’oro, fare uno scambio tra scuole del nord e del sud del mondo e impegnarsi a sostenere borse di studio perché ragazzi e ragazze in difficoltà possano studiare. Dal 2005 Run4unity è una corsa per la pace tra i popoli: si corre per un’ora e poi si passa una fiaccola virtuale a ragazzi e ragazze del fuso orario seguente, fino a fare il giro del mondo. I mezzi di comunicazione hanno trasmesso le nostre esperienze del Vangelo vissuto. Quando alle volte qualcuno vorrebbe mollare o sente la fatica, ci ricordiamo di Gesù abbandonato in croce e in lui troviamo la forza e il coraggio di andare avanti con entusiasmo. Agenzia di volontari In queste esperienze forti di solidarietà, è incoraggiante vedere come i giovani s’impegnano per alleviare le sofferenze dei concittadini. Vi sono iniziative originali per sostenere e creare dei volontari. Come funzionano concretamente? Henriette von Wulffen: Sono due anni che abbiamo messo su l’agenzia cristiana di volontari. Con essa si desidera aiutare i cristiani ad essere – secondo il Vangelo – sale e luce e, attingendo dalla sorgente dell’amore di Dio, vivere concretamente l’amore per il prossimo. Valutando i doni, i desideri e le possibilità di ogni volontario o volontaria li consigliamo sul campo cui vogliono dedi- carsi. Procuriamo dei posti adatti per fare volontariato nelle istituzioni sociali, a partire da visite agli anziani e in ospedale fino al lavoro con i senza tetto e con i profughi. Ci rivolgiamo in modo speciale a persone cristiane ma anche a coloro che hanno stima per la nostra convinzione cristiana. Come esperti in questo campo, consigliate solo persone singole? Henriette von Wulffen: No, sono sempre di più le piccole comunità desiderose di aiutare gli altri. Si riuniscono in una casa (Hauskreise) per poter collaborare come gruppo. In particolare offriamo consulenza e accompagnamento a parrocchie e comunità, per la realizzazione di progetti a favore dei bisognosi. È un approccio interessante per favorire la solidarietà nella città. Henriette von Wulffen: Si può naturalmente trovare un posto per fare volontariato anche senza una agenzia. Ma ci siamo resi conto che il nostro lavoro incoraggia le persone ad impegnarsi per gli altri e aiuta a superare degli scrupoli e delle difficoltà. Anche dopo la mediazione rimaniamo come punto di contatto per affrontare insieme domande e problemi, dando sicurezza ai volontari. Facciamo corsi di formazione e incontri di scambio e di preghiera. Questo approccio con l’agenzia ci sembra nell’insieme molto efficace per le metropoli, piene di confusione. Coi giovani È necessario svegliare il senso della solidarietà nelle città: significa dire di sì alle persone con le quali viviamo, stare dalla loro parte. È un sì alla responsabilità per la società. Un esempio dall’Ymca di Monaco. Dirk Wahlandt può raccontarci del lavoro per la pace e per la riconciliazione in un centro giovanile. Dirk Wahlandt: Vogliamo essere ambasciatori di riconciliazione secondo il vangelo affinché il nostro quartiere rimanga abitabile e amabile, e lo diventi sempre di più. Perciò cooperiamo con varie persone e abbiamo costruito nel quartiere una rete di contatti di genitori, insegnanti, politici, assistenti sociali, enti morali, collaboratori dell’ufficio di assistenza per minorenni e polizia. In cooperazione con la polizia minorile e con le scuole circostanti del quartiere di Schwabing offriamo alle classi scolastiche corsi di due giorni. Alcune scuole fanno partecipare al nostro programma varie classi insieme. Il corso insegna sia ai ragazzi che agli insegnanti a reagire con coraggio civile; istruisce sui metodi e sulle strategie contro la violenza, prima teoricamente e poi in modo concreto e realizzabile. Il corso è un successo. Nell’anno passato vi hanno partecipato mille tra studenti e insegnanti. A certi bambini mancano semplicemente le parole e i gesti per poter litigare e poi riconciliarsi; ad altri mancano quasi tutte le norme e le categorie della violenza; tanti non sono abituati a sentirsi importanti e apprezzati come parte della classe. Il corso aiuta gli studenti a costruire un’atmosfera di pace. Questo non si paga con i soldi ma vi entra in gioco il rapporto personale. La rete delle istanze educative nel quartiere ha fatto sì che Schwabing ovest abbia statisticamente la criminalità giovanile più bassa di Monaco, tra tutti i quartieri del centro città. Il nostro scopo è dare ai giovani una formazione che renda capaci di affrontare la vita. Riconciliazione nell’Ulster Corsi per promuovere il coraggio civile. Imparare l’arte della riconciliazione. Mary e Gerry Burns, sposati dal 1992 con 4 figli, vivono nell’Irlanda del Nord in un Paese che per anni è stato diviso nettamente in due comunità: quella cattolica e quella protestante. Le persone delle due comunità non volevano conoscersi nè interagire le une con le altre. Mary Burns: Sono un medico e prima di sposarmi ho vissuto per 2 anni a Fontem, la cittadella del Focolari in Camerun: lì ho sperimentato che l’ideale dell’unità tra persone di diverse razze, tribù e fedi religiose era una realtà. Questa esperienza mi ha aiutato a vivere nell’Irlanda del Nord, un Paese profondamente diviso dalla religione e dalla politica. Nel 1994 abbiamo partecipato ad un incontro aperto sia ai cattolici che ai protestanti per proporre attività per i giovani del nostro paese. Ci siamo impegnati e da quel momento è stato possibile dar vita a molte iniziative, pur in mezzo a difficoltà, a conflitti e a mancanza di fiducia. Ma abbiamo perseverato e avviato progetti per bambini e per anziani ottenendo miglioramenti nelle strutture e corsi di aggiornamento. L’ideale dell’amore a Gesù crocifisso e abbandonato è stato sempre la fonte della nostra ispirazione. Gerry Burns: Due politici di partiti opposti ci hanno proposto di costruire un centro che fosse al servizio sia dei cattolici che dei protestanti. Dopo 4 anni di lavoro questo progetto si è attuato. Poco prima dell’inaugurazione, la scuola elementare cattolica, dove vanno i nostri figli, è stata danneggiata dalle bombe. L’ufficio della nostra comunità è stato completamente bruciato. Ma il Vangelo ci ha dato la libertà di ricominciare nella luce del Risorto. Rinnoviamo il nostro impegno di dare il nostro piccolo contributo per conseguire la pace e la fraternità nel Nord dell’Irlanda. Centri d’incontro. Un posto dove gli uomini possono diventare amici. Questi sono luoghi di speranza. Nella Bibbia c’è un filo conduttore significativo: tutto comincia in un giardino e finisce nella città. La meta è la Gerusalemme celeste, la città di Dio. Questo futuro ci incoraggia a lavorare già fin d’ora per la città, per una cultura della vita. Vediamo la possibilità della solidarietà. Diciamo un sì alla città, un sì alla convivenza nelle città dove siamo, perché sia sempre un centro di amicizia ove ci troviamo a casa.