Trovare lavoro con identità, talento, competenze e atteggiamento mentale giusto
La difficoltà attuale di ingresso nel mercato del lavoro ha fatto sì che professionisti ed esperti di risorse umane stilassero un elenco dettagliato di “buone prassi” per la presentazione personale in forma di colloquio e nella candidatura tramite curriculum vitae. Questo ha massificato la presentazione dei profili professionali, si pensi al curriculm europeo o europass, spesso obbligatorio per alcuni profili, creando una standardizzazione che è diventata improduttiva ai fini di una scelta da parte dei selezionatori e dei recruiter.
Oggi le imprese scelgono l’identità professionale, ossia scelgono coloro che al di là da come si presentano siano capaci di conoscere e manifestare i propri pregi o difetti, consapevoli di come possano trasformarsi in punti di forza a favore del ruolo ricoperto. Quindi, il linguaggio del corpo conta, così come l’abbigliamento e la capacità di conformarsi allo stile richiesto dal tipo di organizzazione alla quale ci si presenta, ma non solo e non è più dell’identità. Dal nostro curriculum è necessario trovare il modo di far emergere chi siamo, il nostro sogno, le nostre passioni, che sono in genere collegate al nostro talento e alle nostre competenze.
In una selezione della Disney, un colloquio è andato a buon fine perché la candidata, pur avendo dormito durante le selezioni a causa delle ore di viaggio affrontate per giungere alla sede in cui si svolgevano le prove, aveva scritto dietro al suo profilo «io sono Peter Pan», convincendo in tal modo il selezionatore, supportato anche dalla valutazione delle sue ottime competenze linguistiche.
È ciò che ha dichiarato Carlo Sinisi, consigliere Eures della Regione Puglia, intervenuto al seminario organizzato qualche tempo fa nell’ambito della Coaching week a Bari di Icf – International coach federation, e promotore degli incontri di orientamento al lavoro tra l’Italia e i Paesi europei. «L’identità va dunque supportata dal talento e dalle competenze. Il talento spesso non viene riconosciuto da chi lo possiede perché lo esercita con facilità e spontaneità, ma viene quasi sempre riconosciuto dall’esterno», afferma Roberta Pagliarulo, coach area leader Sud per Icf Italia. «Riconoscere il proprio talento e non farlo fruttare è uno spreco, esso va aggiornato, tenuto vivo, perché è un dono e in quanto tale va corrisposto con un altro dono. Il talento si traduce in azione con il coraggio».
Tuttavia, esso non va confuso con l’autocelebrazione, in genere improduttiva e dannosa per l’immagine professionale, dal vivo e sui social network. È importante che si comunichi il messaggio, e non sé stessi, mantenendo un low profile, perché la presunzione non va d’accordo con le competenze richieste dal mercato del lavoro, che tende a privilegiare la cooperazione e il lavoro di gruppo.
Infine, la formula è completa se la somma di questi tre elementi, identità, talento e competenze, si moltiplica per il fattore atteggiamento mentale, introdotto da Davide Tambone, coach pugliese accreditato da Icf Italia, promotore dell’evento con Roberta Pagliarulo. L’atteggiamento mentale si identifica nella capacità di avere convinzioni potenzianti, individuando ed eliminando quelle limitanti, e cercando un sostegno allo sviluppo del proprio potenziale interiore, mediante l’aggiornamento, la formazione, il coaching, che hanno lo scopo di risvegliare le qualità intrinseche ed estrinseche spesso sconosciute a sé stessi.