Troppi femminicidi. Gli uomini pensano che la donna sia un oggetto di loro proprietà?
Le donne, l’altra metà del genere umano, anche detta “sesso debole” per una generale inferiorità fisica, da sempre hanno dovuto sottostare alla dominazione dell’uomo. L’Antico Testamento ne parla come di una specie di punizione dopo il peccato della mela: «Ti sentirai attratta da tuo marito, ma lui dominerà su di te» (Gen 3, 16). Con l’arrivo della modernità, il riconoscimento dell’uguaglianza tra uomini e donne, il lavoro della donna e l’aiuto dell’uomo nell’accudire i figli, si pensava di aver raggiunto una certa maturità nelle relazioni tra i sessi.
Invece, complice anche l’informazione che oggi ci fa conoscere quello che in passato veniva taciuto, si è continuamente e tristemente informati di stalker, maltrattamenti, sfregi con l’acido, fino a privare della vita tante donne. Il rapporto tra uomo e donna, che dovrebbe portare alla complementarietà, all’aiuto reciproco, al viaggio della vita in due, soffre di molte patologie e può sfociare nella violenza. Una causa scatenante molte volte è la gelosia, indice di insicurezza. Forse alcuni uomini sono impreparati davanti a donne indipendenti, con un lavoro gratificante. Sentono di non poterle più controllare, non accettano di cambiare la dominazione in supporto responsabile. Non sanno dare fiducia e quindi libertà alla compagna in un vero rapporto d’amore. Se questo manca, di fronte alle difficoltà rispunta il ruolo di uomo padrone. Ma le donne oggi crescono fin da piccole in un rapporto di parità, non accettano quei ruoli e si allontanano. E qui scatta la violenza, l’orgoglio ferito che non sopporta l’abbandono. Anche le donne, bisogna dirlo, possono essere possessive e poco rispettose della libertà del partner, solo che raramente degenerano nella violenza fisica. Una via preventiva sta nell’educazione.
Forse se anche i comuni facessero una scuola per coppie che si sposano, come fa la Chiesa (forse non ancora a sufficienza), si potrebbero scongiurare un po’ di queste tragedie.
Marina Gui
Le donne hanno dovuto sempre lottare per raggiungere nella società il posto che spetta loro, in parità con gli uomini. Rispetto al passato sono stati fatti passi da gigante, tuttavia in molti casi la donna viene ancora vista come un oggetto di proprietà dell’uomo. Nel 2015 sono stati 128 i femminicidi in Italia e il 35% delle donne nel mondo ha subìto violenza. Questi dati fanno venire i brividi: come è possibile? La risposta bisogna cercarla nell’educazione che la società offre a uomini e donne quando sono piccoli. Varie teorie provano a spiegare come mai avviene la violenza sulle donne.
Una si basa sul fatto che fin da piccole le donne sono educate alla passività e al dominio degli uomini, un’altra idea è quella della vulnerabilità: fin da piccole alle donne viene trasmessa un’immagine di sé come persone deboli, al contrario degli uomini. Così le donne non reagiscono alla violenza di coppia. Poi vi è la teoria secondo cui l’uomo è abituato a prevalere per posizione sociale ed economica, questo può portare a esserlo anche nella coppia o a “esplodere” nel caso che la partner lo superi. Spesso si discute sul perché le donne non reagiscono, mentre bisognerebbe soffermarci sul perché gli uomini si comportano così. Siamo nel 2017 e non è più pensabile vedere ancora la donna come inferiore e vittima.
Marco D’Ercole