Trento, città della pace. Tutto iniziò con un dado…
Stella, mi risulta che all’origine di questa e di iniziative analoghe in altre città d’Italia e anche all’estero c’è stato un dado speciale…
Sì, è il “dado dell’amore”, con cui Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, insegnava l’arte di amare ai bambini, e che noi come insegnanti proponevamo nelle nostre classi. Nel 2001, dopo i terribili fatti dell’11 settembre con il crollo delle Torri Gemelle a Ny, un gruppetto di sei bambini che frequentavano le attività alternative alla religione cattolica hanno proposto di trasformarlo in “dado della pace” con le sei frasi da proporre ai cittadini così che l’intera la città di Trento divenisse la “città della pace”.
Questo dado è il protagonista del progetto che pian piano ha coinvolto scuole e istituzioni, diffondendo gli atti di pace attraverso il Giornalino TuttoPace. C’era però il problema di come portarlo avanti: i redattori, infatti, tutti della classe quinta, l’anno seguente avrebbero frequentato un’altra scuola. A questo punto uno di loro, Michele, ha telefonato all’allora sindaco Alberto Pacher, che ha preso molto sul serio la cosa; e da un successivo appuntamento con lui nella sede comunale sono scaturite iniziative entrate poi a far parte delle politiche giovanili: il Giornalino pubblicato come inserto di Trento informa, stampato dal comune in 50 mila copie; il “dado dell’amore” trasformato in “dado della pace” per un’aiuola dedicata anch’essa alla pace; e infine la Giornata “Trento città della pace”, giunta quest’anno alla XX edizione, che vede la partecipazione, a maggio, di centinaia di scolari da tutta la provincia.
Ho visitato, a piazza Fiera, l’aiuola della pace inaugurata nel 2004 col dado gigante, che ruotando su un perno propone su una faccia il motto da mettere in pratica quel giorno, e accanto un contenitore dove può mettere un sassolino chi vuole impegnarsi per la pace. Ma la storia non finisce qui…
No davvero! Intanto le aiuole e le Giornate della pace si sono moltiplicate in provincia e regione, in altre parti d’Italia e anche all’estero. Inoltre un centinaio docenti da tutta la provincia e anche oltre s’incontrano e confrontano per condividere buone prassi e percorsi di educazione alla pace e ai suoi valori, impegnati loro stessi, nelle scuole che aderiscono al progetto “TuttoPace”, ad essere testimoni di pace. Poi, stimolati dai propri figli, anche i genitori hanno sentito l’esigenza di confrontarsi sull’alleanza tra scuola e famiglia, organizzando percorsi formativi e incontri nelle scuole. Questa esperienza, che ha prodotto un vero e proprio “patto educativo”, narra i prodromi di una realtà che si è fatta “processo” fino a costituire il Distretto Educazione approvato dalla giunta comunale di Trento nel novembre 2016. “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” è stato il principio che ha mosso tutto fin dall’inizio e la condivisione del percorso con le realtà del territorio ha come obiettivo la realizzazione di una “comunità educante” che si allarga dalla singola scuola all’intero tessuto cittadino.
Si direbbe che il dado della pace abbia fatto un po’ da sasso gettato nello stagno… A cosa si devono, secondo te, queste iniziative a catena?
Tutto è nato dalla vita. Siamo partite in poche insegnanti, con idee ed esperienze diverse. Ma ascoltandoci, rispettando il pensiero e le criticità altrui, abbiamo maturato un’intesa profonda tra noi: non si intraprendeva nulla senza l’accordo generale di colleghe e colleghi. Anche ora che le iniziatrici sono in pensione, l’impegno per “TuttoPace” continua e si moltiplica. Joel, insegnante e pedagogista, è l’attuale referente ufficiale del progetto. E poi ci sono i bambini a stimolarci con la loro trasparenza, inventiva e convinzione che la pace comincia da ognuno. Sta a noi valorizzare le loro idee senza tradurle con le nostre categorie mentali. Ciò che diceva la Montessori – «l’adulto deve imparare dal bambino a essere grande» – io l’ho verificato in tutta la mia carriera d’insegnante. Il 15 dicembre scorso abbiamo realizzato al Castello del Buonconsiglio un evento con molti degli ex ragazzi iniziatori di “TuttoPace”, oggi ormai trentenni: in presenza chi poteva, via zoom altri, chi dal resto d’Italia e chi dall’estero, tutti quanti testimoni di una realtà interiore che cresce nel tempo e forma veri uomini e donne di pace.
Si approssima la “Giornata” del 26 maggio. Quali le novità di questa edizione che si prevede speciale, a motivo sia del ventennale, sia dei venti di guerra che soffiano nel mondo?
Il titolo scelto quest’anno è Supereroi di pace: e tali ci sentiamo tutti, promuovendo il Time out quotidiano per la pace e una vasta gamma di azioni concrete che coinvolgono l’intera città insieme a moltissime realtà delle politiche giovanili legate in rete durante una settimana per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Ci sarà il primo cittadino e anche una premio Nobel ospite a Trento in quei giorni. Per l’occasione Mauro Neri, un noto autore trentino di fiabe che ha fatto propri i valori del progetto “TuttoPace”, ha scritto una “superfiaba” con protagonista un supereroe che vive e semina pace. Saranno premiati anche diversi adulti quali testimoni di pace, proposti dai bambini delle scuole. In questi 20 anni abbiamo davvero sperimentato, come dice ancora la Montessori, che «se c’è per l‘umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo non potrà venire che dal bambino». Tra canzoni, danze, colori ma soprattutto esperienze e atti di pace da regalare a tutti.
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