Tremila kilometri in pullman/Conclusione
A Lisbona, inaspettatamente, numerose famiglie hanno aperto le porte della loro casa ai pellegrini. Hanno offerto accoglienza nei salotti sistemando materassi o nelle stanze vuote. Sempre disponibili durante i giorni “frettolosi” della Gmg hanno sacrificato parte del loro tempo quotidiano per dedicarsi ai giovani, aspettando pazientemente il ritorno a casa degli ospiti, immersi nella corsa in metro stracolma di giovani al termine delle celebrazioni con papa Francesco a Parque Eduardo VII e ParqueTejo. Hanno condiviso parte della loro vita privata con giovani sconosciuti cercando di aiutare la parrocchia che non riusciva a contenere un numero elevato di pellegrini.
Così, Maria José, Maria Ana, Zizinha e David hanno un volto che resterà indelebile nel ricordo di 9 pellegrini baresi accolti nei loro due appartamenti. Come per il gemellaggio vissuto a Cucujaes vicino Porto, Lisbona conferma che l’accoglienza non sia qualcosa di così semplice, ma coraggiosa ed emana un sapore diverso al pellegrinaggio di fede in Portogallo. I giovani potevano contare su un tetto dopo i tempi serrati in metro, imbrigliati tra le file di persone per potersi avvicinare il più possibile alla zona “dove sarebbe passato il papa”. I ritmi della Gmg con le catechesi mattutine, le celebrazioni pomeridiane con Francesco, il Festival della Gioventù in giro per Lisbona, i ritagli di tempo per ammirare i “miradouro” sono vissuti in fretta, perciò la gratitudine per l’accoglienza in famiglia è doppia, vissuta come esperienza di gentilezza.
I giorni della Gmg restano indimenticabili per aver condiso un pezzo di vita di famiglie accoglienti. Certamente, tra i numerosi spunti che la Giornata Mondiale della Gioventù permette poi di calare nel proprio quotidiano, il ricordo delle famiglie sarà sempre conservato con un senso di meraviglia e leggerezza capace di spaccare i confini anche all’interno delle mura domestiche diverse per lingua, usanze e stili, ma unite dal collante della fede. Poter contraccambiare l’accoglienza per i pellegrini dipenderà dal destino, intanto quelle persone di Cucujaes e Lisbona aumenteranno la “saudade” dei giovani baresi. Occuperanno un pezzo di cuore con un ricordo leggero e puro del dono.
Nel marasma generale della Gmg, reso difficoltoso sin dalla partenza con le estenuanti ore in pullman e poi i chilometri percorsi tra i saliscendi lusitani, le due famiglie di Lisbona sono state capaci di prepare una cena inaspettata per i 9 pellegrini accolti nei due appartamenti trascorrendo una serata dal forte impatto “familiare” con la nipotina che gattonava tra le gambe dei giovani. Il mondo della piazza della Gmg si è spostato a tavola tra l’arroz de feijão com carne e il baba de camelo (creme de leite condensado) e vino portoghese. Si sono scoperte e conosciute le vite quotidiane di ognuno in una cena resa spontanea dal suono del pianoforte e dal canto melodioso portoghese e quello impetuoso degli italiani accompagnato dalla chitarra. Ci si conosceva a vicenda provando a rendere sinfoniche le diverse lingue attraverso dei canti cristiani.
Ecco che la Gmg ha assunto un valore enormemente familiare, sperimentando davvero che in fondo si è molto simili perché creature. È il frutto dell’accoglienza delle famiglie che non sapevano neanche il numero di pellegrini che avrebbero accolto, eppure alla fine tesse rapporti amichevoli fino a far metter in gioco Maria José che, prima della partenza dei pellegrini, ha provato a cucinare spaghetti con il ragù bolognese rendendo meno tragico il viaggio di altre 40 ore verso la Puglia.
Ecco: da accogliere è l’imprevisto perché in fondo lascia sempre sorprese; accogliere le difficoltà e le scomodità, le file di persone anche soltanto per ritirare il “kit pasti”; accogliere qualche fatica privandosi dei confort. Accogliere è accettare anche un disservizio perché con il gruppo e con l’entusiasmo trasudante dalle strade di Lisbona colorata dai giovani di centinaia di Paesi del mondo, si supera senza drammi. Accogliere è decentrarsi e lasciar parlare Qualcun altro, Gesù, come direbbe papa Francesco: «Siamo la comunità di quelli che sono chiamati: non siamo la comunità dei migliori, no, siamo tutti peccatori, ma siamo chiamati, così come siamo». Pensiamo un poco a questo, nel nostro cuore: siamo chiamati così come siamo, con i problemi che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo, con la nostra gioia travolgente, con il nostro desiderio di essere migliori, con il nostro desiderio di vincere. Siamo chiamati così come siamo.
Accogliere è in qualche modo lasciarsi andare alla chiamata, alla propria vocazione non per forza tenendo tutto sotto controllo, bensì lasciarsi andare alla gioia: «La gioia è missionaria, la gioia non è per uno, è per portare qualcosa. Vi domando: voi, che siete qui, che siete venuti a incontrarvi, a trovare il messaggio di Cristo, a trovare un senso bello della vita, questo, lo terrete per voi o lo porterete agli altri? Cosa pensate? È per portarlo agli altri, perché la gioia è missionaria!». Proprio per questo è necessario allenarsi a camminare e oltre 40 ore di pullman da Bari a Lisbona e ritorno possono avere un senso.
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