Tremila kilometri in pullman/2

Seconda parte del resoconto del viaggio dei giovani della diocesi di Bari-Bitonto. Dopo un'avventurosa traversata in corriera dell'Italia, della Francia e della Spagna, finalmente l'arrivo in Portogallo
GMG LISBONA

Risistemato e revisionato il pullman, l’arrivo alla stazione di servizio è stato acclamato con sollevata gioia dai giovani baresi. La terra secca spagnola ha fatto posto alle delicate pianure verdi portoghesi, in direzione veloce verso Cucujaes, un piccolo paese do 10000 abitanti a pochi chilometri da Porto e non molto distante da Coimbra. Così, dopo due giorni di viaggio in pullman per un totale di circa 60 ore i giovani baresi sono arrivati nella “vila” ospitante per la settimana di gemellaggio prima di vivere la Gmg vera e propria di Lisbona.

Ogni fatica legata al poco riposo e non molto comodo riposo notturno si è dissolta già dai primi sguardi lanciati dal vetro del veicolo che, mentre parcheggiava, veniva travolto dai cori festanti e dalle bandiere portoghesi e italiane sventolate dai giovani, dalle famiglie e dalla parrocchia ospitante. Attorno al crocifisso collocato in piazza l’accoglienza ha commosso con sinceri sorrisi tutti i partecipanti che scendendo dal mezzo si univano ai canti in un miscuglio di lingue, confuso, ma letteralmente bello, schietto. Con il gemellaggio che precede i giorni della Gmg si sperimenta l’accoglienza che lascia disarmati, l’accoglienza di gente umile, semplici famiglie che mettono a disposizione il loro tetto a perfetti sconosciuti. Dietro le quinte dei giovani accolti nelle famiglie portoghesi si percepisce un lavoro di piena disponibilità e fede, quelle che appartengono alla gente comune che sacrifica parte del loro tempo al servizio della parrocchia, della diocesi.

I giovani di Cucujaes guidano i pellegrini pugliesi alla scoperta del piccolo centro, con la chiesa di San Martino e Santa Lucia decorati dagli azulejos, le tipiche maioliche portoghesi. È un paese circondato da piccole pianure dove si possono ammirare piccoli vigneti e campi di miglio. La settimana del gemellaggio è per questa popolazione la possibilità di tessere relazioni e far conoscere le loro risorse, legate alla terra.

Nonostante le difficoltà di comprensione comunicativa, poiché non sempre l’inglese facilita, molte case di Cucujaes diventano microcosmi che svelano tradizioni o quotidianità di due culture. Il gemellaggio insegna il senso dell’accoglienza, e anche se molti dei partecipanti lo avevano già sperimentato nelle precedenti edizioni, l’emozione che suscita resta sempre piacevole, avvolge in un affetto spontaneo che non dovrebbe essere negato mai ad ogni essere umano. Ci si dovrebbe allenare all’accoglienza, semplicemente abbandonandosi alle braccia tese del prossimo. Ricordarsi di questi momenti quando ci si sente rifiutati o quando con troppa “fretta” ognuno di noi tende ad escludere e a costruire orticelli con muri di pregiudizio.

Non è così scontato che una famiglia accolga quattro persone di cui due adolescenti sotto il loro tetto, eppure il garbo di genitori e figlia lascia esterrefatti. La disponibilità dei figli giovani sposi e lavoratori a dedicare tempo per gli spostamenti dei pellegrini, la simpatia del padre, il grande impegno al servizio della mamma, è vero, lo possono fare tutti, ma…loro lo hanno fatto! E chi “subisce” tale accoglienza deve sentirsi soltanto grato.
I ragazzi parlano di calcio, si descrivono le ricette delle orecchiette in lingua inglese, i portoghesi chiedono curiosità sull’Italia, sulla Puglia. Emerge il bell’orgoglio delle proprie origini tra mille sorrisi.
Se ci lasciassimo spiazzare nella vita come nei gesti di vera e semplice accoglienza avremmo già salvato parte di questo mondo e quella porzione di “Chiesa Giovane” diretta a Lisbona non deve dimenticarlo.
(Continua)

 

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