Tre milioni di donne per la dea Attukal
Sheba Nateshan lavora presso l’Alto commissariato indiano, l’ambasciata del Paese asiatico a Londra, e confessa di essere arrivata dalla capitale della Gran Bretagna per offrire il pongala alla dea Attukalamma. «Mi dà un senso di grande forza e protezione», confessa la signora indiana che, pur in Europa da anni, ha fatto in modo di arrivare a Thiruvananthapuram in tempo per l’offerta. All’inizio della scorsa settimana sono state più di tre milioni le donne che si sono dirette verso il tempio Attukal, nelle vicinanze della capitale dello Stato del Kerala.
Si tratta, probabilmente, del raduno di donne più numeroso al mondo e, quest’anno, ha coinciso con i giorni intorno all’8 marzo, giorno in cui si festeggia, appunto, la donna. Giovani e anziane, ricche e povere portano il pongala, un decotto a base di riso e latte con melassa, cocco grattugiato, uvetta e nocciole, che fa parte della dieta tradizionale di questa parte dell’India. Viene preparato in piccole pentole di terracotta, su un fuoco acceso fra mattoni disposti in quadrato. Sono migliaia e migliaia di fuochi che si accendono e spargono fumo in tutta la zona.
«La città si è trasformata in una grande ciminiera – ha dichiarato una donna che ha partecipato all’evento per la prima volta – a causa di tre milioni e mezzo di fuochi accesi per la preparazione del pongala». I festeggiamenti hanno inizio con l’accensione del sacro fuoco da parte del brahmino prete, capo del tempio. Dopo la sua benedizione, il fuco viene distribuito alle donne per l’accensione dei fornelli su cui viene preparata l’offerta alla divinità.
La presenza di donne, provenienti dalla zona, ma anche da altri Stati del Sud India, dopo vari giorni di viaggio e dall’estero, è tale che la coda di quelle che desiderano offrire il pongala ad Attukalamma arriva a cinque chilometri di distanza dal tempio principale. Tutte le strade sono impraticabili sia per il traffico automobilistico che per altri pedoni, perché strapiene di donne in attesa di compiere il sacro rito. I soli uomini ammessi, oltre ai brahmini officianti nel tempio, sono i poliziotti e alcune migliaia di volontari per garantire l’ordine pubblico.