Tre milioni di disoccupati in Italia

I dati Istat sono i più alti degli ultimi anni. Le previsioni parlano di una disoccupazione  destinata ad aumentare. Servono investimenti e forme di tutela per i redditi più poveri
fiat pomigliano

Il tasso di disoccupazione in Italia è arrivato all'11,1 per cento: lo rivela l'Istat, che nel mese di ottobre ha registrato 2 milioni e 870 mila disoccupati, il livello più alto da quando l'Istituto di statistica ha cominciato le rilevazioni mensili, nel 2004. Rispetto al mese di settembre, ci sono quasi centomila disoccupati in più, che diventano 644 mila su base annua. I più penalizzati, ancora una volta, sono i giovani e le donne e se cala il lavoro full time, aumenta quello part time, che ha quasi raggiunto i quattro milioni di unità. Nel 58 per cento dei casi, sottolineano dall'Istat, si tratta di un lavoro "involontario", accettato, cioè, in assenza di impieghi a tempo pieno.

La situazione è preoccupante e, purtroppo, potrebbe peggiorare ulteriormente. Nel 2013, afferma infatti Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, il numero dei disoccupati è destinato ad aumentare. «I dati – ha affermato a margine di un convegno su lavoro e maternità che si è svolto nella sede della Provincia di Roma – peggiorano di trimestre in trimestre e sono purtroppo coerenti con la recessione in atto nel nostro Paese. La nostra preoccupazione è che ci portino diritti al 2013 con numeri ancora peggiori del 2012 a causa dell'assenza di risorse sufficienti per gli ammortizzatori sociali e per la protezione delle persone».

Purtroppo, aggiunge Camusso, questi dati «sono la conferma che l'effetto recessivo delle politiche economiche che ci sono state è stato molto profondo e che la scelta di non occuparsi né di politica industriale né di politica di sostegno dei redditi più deboli determina una crescente crisi dell'occupazione, che è una crescente crisi del sistema produttivo».
Il risultato? «Basta guardare – afferma il segretario della Cgil – i dati relativi alle donne e ai giovani: c'è una diminuzione molto pesante in tutto il Paese, con un totale tracollo per le donne, in particolare nel Mezzogiorno, dove c'era più necessità di interventi strutturali e di un rilancio dell'economia. Le scelte fatte determinano, invece, un progressivo arretramento, che è la ragione per cui torniamo a dire che bisognerebbe dare un sostegno ai redditi da lavoro e da pensione, cioè i più deboli».

«Di fronte all'inclemenza di questi numeri – osserva Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl  – da una parte è necessario aumentare le risorse per prorogare gli ammortizzatori sociali per l'anno 2013, che si prospetta pesantissimo, collegandoli ad effettive politiche per la ricollocazione, con l' attuazione della legge delega per il riordino dei servizi all'impiego contenuta nella riforma del lavoro; dall'altra vanno costruite in ogni modo nuove opportunità di lavoro, utilizzando ad ampio raggio l'apprendistato nelle sue diverse tipologie per l'inserimento lavorativo dei giovani, anche adeguando in tal modo titoli di studio non richiesti dal mercato, nonché introducendo un nuovo contratto intergenerazionale che preveda il part-time in uscita per i lavoratori anziani con contestuale assunzioni di giovani»


Servirebbero anche interventi di politica industriale e non solo, sottolinea Camusso, iniziative «giuste come quella di salvare l'Ilva. Bisognerebbe avere un'idea più compiuta delle politiche industriali e si dovrebbe investire. Se non ci sono investimenti la deriva è una riduzione dell'economia e dell'occupazione e, a questo proposito, noi abbiamo lanciato l'allarme in varie occasioni».

Cosa ci riserverà allora il 2013? Per il segretario della Cgil quello in arrivo «sul piano dell'occupazione sarà un anno ancora più pesante del 2012». Ma allora cosa fare? «Il Paese – conclude Camusso – ha bisogno sia di politiche di redistribuzione del reddito, quindi di sostegno a quelli da lavoro dipendente e alle pensioni, sia di politiche industriali, senza le quali ci sarà soltanto un progressivo degrado del sistema produttivo del nostro Paese».
 

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