Tre leader musulmani contro la violenza

Importanti documenti del re del Marocco, Mohammed VI, del Grand Ayatollah Makarem Shirazi di Qom in Iran e un intervento del Gran Mufti di Croazia Aziz Hasanovic contro le barbarie in nome della religione
Moschea

In questi giorni sono usciti tre importanti documenti da parte di autorevoli esponenti del mondo musulmano come presa di posizione nell’attuale situazione mondiale, con particolarmente riferimento al mondo musulmano. Si tratta del re del Marocco, Mohammed VI, e il Grand Ayatollah Naser Makarem Shirazi di Qom (Iran), due esponenti, rispettivamente del mondo sunnita e di quello sciita, che hanno scelto due modalità diverse, ma ugualmente significative, di rendersi presenti sui media mondiali. A questi si aggiunge il recentissimo intervento del Gran Mufti di Croazia al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini.

 

Il Grand Ayatollah di Qom, città santa dell’Islam sciita, centro di grande spiritualità e di studio dove si formano centinaia di futuri ayatollah, si è rivolto a Papa Francesco, affermando che, nella situazione attuale caratterizzata da quella che definisce senza mezzi termini «la peggiore crisi del mondo» contemporaneo,  «è assolutamente necessario che i leader religiosi del mondo prendano posizioni chiare e forti contro la violenza e la barbarie in qualsiasi parte del mondo, in particolare quando tali atti sono commessi in nome della religione». La lettera del leader sciita è motivata dal desiderio di complimentarsi con il papa per la dichiarazione rilasciata nel corso della conversazione con i giornalisti sul volo Cracovia-Roma al termine della visita in Polonia per la Giornata Mondiale della Gioventù. Sollecitato dai vari inviati della stampa, Bergoglio aveva affermato, non senza suscitare polemiche: «A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, qui in Italia: c’è quello che uccide la fidanzata o la suocera, e questi sono violenti cattolici battezzati. Se parlassi di violenza islamica dovrei parlare anche di violenza cattolica?». Proprio queste semplici ed ovvie considerazioni avevano portato alla conclusione di papa Francesco: «Gli islamici non sono tutti violenti. È come una macedonia, ci sono i violenti nelle religioni. Anche noi ne abbiamo e quando il fondamentalismo arriva a uccidere non è giusto identificare l’islam con la violenza».

 

L’ayatollah Naser Makarem Shirazi, da parte sua, si è rivolto direttamente al papa confermando la sua ammirazione: «Sono davvero felice di aver ascoltato i suoi commenti durante l’ultimo viaggio in Polonia in cui lei affermava che “l’Islam non è uguale al terrorismo” e respingeva l’associazione tra violenza ed estremismo con qualsiasi religione divinamente inviata». L’ayatollah nel suo testo afferma la necessità di dissociare l’Islam «dalle azioni disumane e le atrocità dei gruppi Takfiri come Daesh». Lui stesso ha condannato duramente «l’impietoso attaccato terroristico» di fine luglio alla chiesa di Rouen, in Normandia, dove ha incontrato una “morte crudele” l’anziano  sacerdote Jaques Hamel. Sembra logico, in questa prospettiva, che «tutti gli studiosi del mondo islamico, così come la stragrande maggioranza dei musulmani considerano tutte le sette Takfiri al di fuori del cerchio dell’Islam. Consideriamo anche questi gruppi come la peggiore crisi del mondo nell’era attuale» e «abbiamo messo in guardia il mondo da questo grande pericolo per anni».

 

Makarem Shirazi fa notare come, all’interno del cosmo musulmano, ci sia la coscienza di quanto sta accadendo. Egli stesso, infatti, tiene a precisare, che negli ultimi due anni nella città santa di Qom si sono svolti diversi congressi internazionali per mettere a fuoco i pericoli causati dalla deviazione dei movimenti Takfiri. Ha aggiunto che vi «hanno preso parte numerose personalità islamiche di spicco e studiosi provenienti da 80 paesi diversi. Durante gli incontri, tutti gli studiosi musulmani hanno condannato all’unanimità qualsiasi forma di violenza, di terrorismo e l’uccisione di persone innocenti sotto il nome della religione, e hanno ribadito che tali azioni sono assolutamente denunciate dalle leggi islamiche».

 

Altrettanto significativa la lettera di re Mohamad VI del Marocco, che si è rivolto in modo diretto ai marocchini – sono circa cinque milioni – all’estero. Il sovrano, inoltre, ha allargato il suo invito a musulmani, cristiani ed ebrei affinché collaborino per contrastare insieme «fanatismo e odio». «Di fronte alla proliferazione della diffusione dell’oscurantismo in nome della religione, tutti i musulmani, cristiani ed ebrei, devono costruire un fronte comune per contrastare fanatismo, l’odio e l’isolazionismo in tutte le sue forme», ha sottolineato il re. Rivolgendosi proprio a seguaci delle tre religioni Mohammed VI li invita a «mantenere l’impegno sui valori della loro religione così come le loro antiche tradizioni». In tal modo si può offrire l’antidoto più efficace al fenomeno jihadista. Riferendosi, poi, al recente attacco alla comunità cattolica in Francia, il monarca musulmano ha condannato senza mezzi termini “l’uccisione di persone innocenti”, definendo «follia imperdonabile» l’assassinio «di un sacerdote in una chiesa». «I terroristi che agiscono in nome dell’Islam sono individui fuorviati, condannati all’inferno per sempre». Un aspetto importante su cui Moahammed VI ha voluto attirare l’attenzione è il fatto che il jihadismo «sfrutta alcuni giovani musulmani, in particolare in Europa, approfittando della loro ignoranza della lingua araba e del vero Islam, per trasmettere loro messaggi e promesse false e sbagliate». Colpevole di queste situazione è anche un certo mondo musulmano che, pretendendo di rappresentare «il vero Islam», promuove il diffondersi «di un’ideologia estremista». 

 

Altrettanto importante la presa di posizione del Gran Muftì di Croazia Aziz Hasanovic. Nei giorni scorsi, parlando dalla platea del Meeting di Rimini, Hasanovic ha rivolto parole dure, di inequivocabile condanna nei confronti di chi in nome dell’Islam sparge sangue e terrore in Europa e nel mondo, da Nizza a padre Hamel. Costoro – ha detto il Gran Muftì di Croazia – sono «persone che sfruttano la religione per scopi personali», e le loro azioni sono «atti che danneggiano noi musulmani per primi, insieme alle vittime innocenti di tutto il mondo». Una condanna totale del terrorismo, che i musulmani autentici considerano un abuso della loro religione. Il problema vero per Hasanovic, che ha recentemente incontrato papa Francesco, «sono l’ignoranza e la generalizzazione». Perché, spiega, «il terrorismo è la conseguenza dell’ignoranza e della manipolazione degli insegnamento del Corano, dell’indottrinamento settario. Il Corano dice che uccidere un innocente è come uccidere il mondo intero». 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons