Tre galli nello stesso pollaio

Matteo Renzi

«Le regionali italiane raffreddano l'ascesa politica di Renzi»: sarà umorismo scontato dire che è un titolo gelido, ma è così che lo spagnolo El Paìs commenta i risultati della tornata elettorale del 31 maggio. L’articolista definisce il responso delle urne «il primo scivolone nella sua vittoriosa carriera per il primo ministro», e sottolinea come il Partito democratico sia sceso «dal 40 per cento delle scorse europee al 24 per cento».

 

Anche la parte avversa, comunque, ha poco da ridere: «la Liguria è l'unica soddisfazione per Silvio Berlusconi, che vede il su partito un tempo vittorioso ottenere solo il 10 per cento». Di conseguenza, la figura dei due leader degli schieramenti politici maggiori – almeno un tempo – si trovano ora «strette tra Beppe Grillo, che mantiene una forte presa sull’elettorato, e Matteo Salvini, che è riuscito ad accelerare l'agonia di Berlusconi».

 

Renzi, Grillo e Salvini sarebbero così «tre galli nello stesso pollaio, non esattamente ciò di cui ha bisogno l'Italia per portare avanti le riforme».

 

Anche il francese Le Monde definisce queste consultazioni una «prima allerta elettorale per Matteo Renzi», la cui stella «sta impallidendo» dopo il successo delle europee per «non aver saputo scongiurare le divisioni interne al suo partito»; più moderato il Wall Street Journal, che definisce quella del premier «una vittoria di misura» che gli consente comunque di mettere all'attivo sette regioni contro le cinque degli avversari.

 

Volutamente ambigua la Suddeutsche Zeitung, che titola «La sconfitta di Renzi nella vittoria»: secondo il corrispondente da Roma, Olivier Meiler, con la Liguria il premier subisce «un primo, piccolo colpo», ma «l’equilibrio di potere rimane di fatto lo stesso».

 

Meiler si chiede piuttosto «come reagirà adesso Renzi: si mostrerà più duro verso l’ala dissidente del partito, che accusa di masochismo – e contro cui un'eventuale vittoria della Paita gli avrebbe dato mano libera -, o al contrario farà alcune concessioni per una riforma interna al Pd?». Ai posteri l'ardua sentenza.

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