Trapassato presente
L’aria è calda, per lo scirocco che tira stranamente una sera di dicembre e per l’insolita atmosfera di penombra tra gli ulivi di una suggestiva campagna nella periferia di Fasano. Il presepe vivente di Pezze di Greco, anche quest’anno è stato realizzato nei minimi particolari, mettendo in scena tutte le tradizioni e le usanze tipiche della gente del posto. Bambini vestiti da pastorelli ci accolgono, indicandoci il percorso che porta alle grotte nelle quali si svolgono scene di vita quotidiana, che ci riportano indietro agli inizi del secolo. Donne che lavorano la pasta, con le tipiche forme e i relativi nomi dialettali, che trasformano il cotone e la lana appena colti, in filo per tessere e cucire attraverso tutti i passaggi, gli attrezzi e gli strumenti ai più piccoli sconosciuti. Danze, musiche e canti popolari, coinvolgono e divertono gli osservatori mentre gustano prodotti tipici pugliesi, come le pettole – frittelle di farina e acqua – ancora scottanti di olio bollente. Uomini pazienti creano cestini di paglia, suonano vecchi strumenti musicali, affilano coltelli con metodi antichi e attizzano i fuochi per la cottura delle specialità caserecce. Bambine intente a tessere ricami guidate dalle donne più anziane e animali che, presenti ovunque, incorniciano uno stile di vita semplice e naturale. Le grotte sono arredate con nicchie ed angoli che esaltano le caratteristiche dei tempi passati: antichi lavabo, tendine ricamate, letti realizzati con particolari coperte di lana fatte a mano, catini e brocche negli angoli, candele e poche luci derivanti da altri ambienti, come la grotta centrale della cucina, dove un braciere centrale indica il luogo della cottura, di intrattenimento e di maggiore propagazione della luce. Mentre i bambini chiedono cosa fanno gli uomini che lavorano la ricotta – dedicati all’arte del formaggio – e accarezzano gli asinelli, c’è chi afferma che forse un tempo si viveva anche meglio, quando uomini e animali vivevano insieme… Felici per il progresso e con un po’ di malinconia per la genuinità perduta, proseguiamo fino alla grotta della natività, passando attraverso arti e mestieri dimenticati o rinnovati dalle nuove tecnologie. Lì, una giovane Maria, uno splendido neonato e Giuseppe immedesimato nel suo ruolo, mettono un profondo senso di rispetto e di contemplazione del passato che sembra ed è anche presente. Usciamo e ci avviamo verso il termine del percorso, con il disappunto dei bambini che ci dicono di voler restare lì, al presepe vivente. Ci chiediamo perché sono così felici. Siamo cambiati noi o sono cambiati i tempi? Un’ora dedicata al silenzio, al cammino in una strada di campagna, con gli animali vicini, le stelle più brillanti in un cielo senza luci, le grotte riscaldate e illuminiate dai camini accesi, il profumo della cottura dei cibi naturali, le musiche festose, i balli, i canti, le persone semplici e le capanne, la naturalezza delle cose, l’amicizia tra le persone che trasmette felicità a tutti, ci fanno sentire la bellezza di una vita a misura d’uomo, ci ricordano la possibilità di vivere dell’essenziale, pur facendoci apprezzare l’efficienza dei nuovi mezzi che migliorano la vita e i rapporti tra le persone. Sono cambiati i tempi e con essi siamo cambiati anche noi, a volte troppo frastornati e trascinati dalle mille opportunità che la vita ci offre, carichi di aspettative da soddisfare per accettare noi stessi e farci accettare e apprezzare dagli altri. Il presepe vivente mi dice che ritrovando un equilibrio tra benessere e modernità è possibile godere appieno del nostro tempo, ridando ai bambini e a noi stessi la felicità del rispetto della vita, dei suoi limiti, dei suoi ritmi e delle possibilità di apprendimento e crescita tra natura e cultura. L’impegno di queste persone, molte di età avanzata, nella realizzazione del presepe, rende chiaro quale dovrebbe essere il ruolo degli anziani nella nostra società. Essi, se chiamati a ricoprire la funzione di guida, d’insegnamento alle generazioni più giovani, recuperano il proprio senso di realizzazione e soddisfazione, il proprio valore, il proprio giusto posto, svolgendo al tempo stesso una funzione educativa di altissimo livello verso i piccoli. Gli anziani – se riescono a mantenere un giusto distacco dalla velocità del cambiamento sociale, adeguandosi alle innovazioni ma conservando valori e tradizioni -, divengono libri aperti: i detentori del sapere e dell’esperienza in grado di accompagnare le nuove generazioni al progresso senza perdere i tesori del passato, ma rivalutandoli in vista di un futuro migliore. Il presepe vivente, inoltre, rappresenta un’esperienza di valorizzazione del territorio, dimostrando come il senso di appartenenza allo stesso e il clima di coesione e condivisione della popolazione, può creare opportunità di sviluppo economico mediante l’accoglienza dei turisti interessati alle tipicità del luogo, gastronomiche e culturali, mostrando ed offrendo prodotti tipici, usanze, costumi e tradizioni propri di uno stile unico e nuovo. In questa esperienza di scambio e conoscenza reciproca, tutti giocano un ruolo essenziale. Così è nel presepe, dove i ragazzi curano l’organizzazione e insieme ai piccoli partecipano alla rappresentazione, le persone adulte e quelle di età avanzata mettono in comune tutti gli oggetti, gli strumenti del mestiere tipici del tempo, gli utensili, le abilità e i saperi per un risultato finale che porta una soddisfazione generalizzata ed un clima di amicizia e di felicità costruito sulle tradizioni, sui valori e sui ritmi del passato che accomunano tutti perché all’origine della vita e della storia dell’umanità.