Una traccia di fraternità in politica, fuori dagli schemi

La testimonianza di un rapporto di autentica e solida amicizia, maturata in anni difficili, tra Andrea Augello, senatore FdI scomparso a fine aprile, e Goffredo Bettini, esponente di riferimento della sinistra dem. «Abbiamo incrociato le spade e, contemporaneamente, i cuori». Una lezione feconda da conoscere e approfondire
fraternità politica
Andrea Augello (Archivio). Foto: LaPresse

Parlare di amicizia politica come ha scritto di recente Giampietro Parolin su cittanuova.it può sembrare un esercizio retorico, tanto più se si ha l’ardire di accennare ad una fraternità che vuole infrangere la categoria amico/nemico imposta nel pensiero contemporaneo oltre che nell’immaginario. Eppure proprio a Roma nella città fondata mitologicamente su un fratricidio, è venuto alla luce un bene così prezioso che si ha timore a parlarne per non intaccarne la sacralità.

Presidio a Roma in memoria strage di Acca Larentia. Foto LaPresse – Daniele Leone

Ma è una testimonianza pubblica che va raccolta perché parla della nostra storia, di due militanze politiche ben stagliate che affondano le radici in tradizioni culturali novecentesche intrise di lotta senza sconti. I quartieri della Capitale portano i segni di morti violente di “camerati” e “compagni” avvenute ormai da decenni ma per nulla dimenticate dalle comunità politiche di riferimento.

È in questo contesto che va compreso il valore dell’intervento chiesto a Goffredo Bettini, esponente dem di estrazione comunista, al termine della cerimonia funebre di Andrea Augello, senatore di Fratelli D’Italia. Personaggio di riferimento di una parte significativa della destra che proviene dalla storia del Movimento Sociale e in particolare dall’ambiente del Fronte della Gioventù così come Bettini è stato il segretario della Fgci di una generazione di persone, oggi variamente collocate, che ancora ne riconosce l’autorevolezza.

Due appartenenze solide, quindi, che possono rappresentare la base per un dialogo e confronto aperto, esercitato concretamente sugli opposti banchi della rappresentanza comunale, provinciale e poi in Parlamento. Come ha scritto via social Goffredo Bettini, «Augello è stato un implacabile, arguto e colto avversario politico. Ci siamo incrociati tante volte. E con suo fratello Tony, scomparso anche lui giovanissimo, nel consiglio comunale di Roma, duellavo con tenacia, ironia e un certo spirito cavalleresco. Eppure Andrea, come Tony, erano diventati miei amici».

Giovani della Fgci al funerale di Enrico Berlinguer. Foto Ap

La parola “amici”, quindi, scacciata dall’orizzonte pubblico, oppure usata in certi ambienti per significare l’esatto opposto, non riesce ad essere soppressa. «Non vi era solo il rispetto dovuto nei confronti di chi combatti; né solo una stima intellettuale – afferma l’ex segretario dei giovani comunisti-  No. Vi è stato un legame più intimo, più personale, umano e persino culturale. Da fronti diversi amavamo molti stessi autori, filosofi e romanzi. E tante chiacchierate tra di noi, finivano sempre per accertare una certa miseria del presente e rimandare il pensiero ad un “prima” (soprattutto da parte sua) e ad un “oltre” (soprattutto da parte mia). Due modi diversi di non accettare le cose come stanno».

In questo principio di inappagamento che è la cifra più preziosa di altre tradizioni politiche si coglie l’intuizione di Bettini che chiedendosi il perché del loro ultimo incontro voluto da Augello, ne ravvisa la ragione nel fatto che «Andrea, come me, totus politicus, in quel momento così drammatico, intendeva riaffermare che esiste qualcosa che va anche oltre le mura della politica».

Al termine delle esequie in chiesa, a Bettini è stato chiesto di parlare dopo Roberta Angelilli, moglie di Augello e attualmente vice presidente della Regione Lazio in quota FdI, e prima di Giorgia Meloni, attuale presidente del consiglio, cresciuta politicamente nella realtà che deve molto all’insegnamento dei fratelli Augello.

In questo momento così solenne e impegnativo, Bettini ha parlato intensamente dell’“amicizia” che lo legava all’esponente dell’avversa parte politica:  «Una parola assai importante, impegnativa e definitiva. Gli amici si appartengono. Si muovono sotto la superficie del semplice agire e della quotidianità. Trovano motivo di interesse tra di loro, persino oltre le scelte importanti e valoriali, che ognuno ha compiuto; nella casualità degli eventi che gli si sono parati di fronte».

Bettini cita la proposta di un patto aperto che Augello un certo giorno gli fece con un sorriso aperto e un filo di diverta ironia: «Nella nostra competizione deve prevalere il senso cavalleresco e l’intelligenza, indispensabili per giocare bene a scacchi. Deve essere bandita, e stroncata, innanzitutto da me e da te, ogni forma di slealtà, tradimento e tendenza furbesca e trasformistica; di quelli che nei rispettivi campi agiscono, con diverse motivazioni, per indebolire l’esercito che dovrebbero servire e per accreditarsi con la parte avversa».

Un patto decisivo che Bettini ha potuto dire di aver onorato assieme al suo amico nel mantenere «l’impegno a non degradarci e disonorarci nella competizione, anche la più infuocata».

E a testimonianza di questa scelta si può cogliere il valore che l’esponente dem riconosce al lavoro del suo amico di destra nel ricostruire, in un libro, l’eccidio di militari tedeschi e italiani compiuto nel 1943 dalle forze alleate nella battaglia di Gela, in Sicilia. Una pagina oscurata della storiografia prevalente ma che Augello ha saputo ricostruire perché, come afferma Bettini, «Andrea amava i vinti. Percepiva nei vinti, una sincerità d’animo e una resistenza, che proprio in quanto vinti, lo contagiava e affascinava.  Si sentiva parte fino in fondo dei vinti».

L’intima condivisione di un’amicizia nata tra soggetti attratti dalla radicalità politica merita di essere letta e meditata nella sua interezza e ricostruita nello spessore di profonda umanità dentro un periodo molto duro e contraddittorio della nostra storia recente. Una traccia da seguire per le tante sfide comuni che richiedono un fondamento comune non riducibili all’opposizione invincibile amico-nemico.

Goffredo Bettini. Foto Ap

«La politica è imprevedibile – afferma Bettini – Di fronte ad una ferita che si apre all’improvviso, scegli un mondo che poi ti accoglie e ti interpreta nel corso di tutta la tua esistenza. Io a sinistra, Andrea a destra. Ma l’amicizia l’abbiamo trovata in una spinta comune e radicale, e con esiti opposti, contro il sopruso. Questa spinta, nella modernità che ha appiattito tutto, pare sfarinata. Ma Andrea, senza retorica, la portava ancora dentro di sé. Disciplinata, tuttavia, da un ragionare rigoroso della sua mente politica».

Alla fine Bettini cita Giacomo Leopardi per porre la domanda «Chi ci salverà? Forse solo una nuova spontanea fratellanza che può nascere dalla coscienza delle nostre precarietà, una social catena per resistere e sperare».

La testimonianza integrale di Goffredo Bettini si può ascoltare e vedere sul sito di Radio Radicale che riporta l’intera celebrazione delle esequie di Andrea Augello.

https://www.radioradicale.it/scheda/697097/cerimonia-funebre-per-il-senatore-di-fdi-andrea-augello?i=4572828

Molti spunti e approfondimenti anche nel dibattito del 2021, presente negli archivi di Radio Radicale, della presentazione del libro di Andrea Augello sul fratello Tony “C’era una volta mio fratello”.

https://www.radioradicale.it/scheda/654404/presentazione-del-libro-cera-una-volta-mio-fratello-di-andrea-augello-12querce?i=4356130

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