Tra testo sacro e vita quotidiana
In corso a Roma il Festival internazionale della letteratura ebraica. Tra gli ospiti dei tanti eventi, l'esperto di ermeneutica biblica Haim Baharier
Si svolge in questi giorni a Roma il Festival internazionale della letteratura ebraica, che ha avuto un inizio coinvolgente all’interno del quartiere ebraico della capitale sabato 17 settembre con la “Notte della Cabbalà”. La Cabbalà, la mistica ebraica, ha da sempre suscitato l’interesse del pubblico per il suo carattere antico, pieno di tradizioni e denso di cultura. Mossa da questo tema, la città di Roma è stata vivacemente animata da arte, musica, visite culturali e dibattiti, fra cui l’incontro con il noto scrittore israeliano Abraham Yehoshua che si è svolto al Tempio di Adriano.
Seguendo la scia di questo incipit, il 18 settembre la città di Roma ha accolto Haim Baharier che ha intrattenuto il pubblico che ha riempito l’interno del Palazzo della Cultura di via di Portico d’Ottavia per circa un’ora e mezza sul tema “Enigmi e aneddoti del Talmud”. Matematico, abilitato alla psicanalisi e allievo di alcuni grandi maestri come Emmanuel Lévinas e Léon Askenazi, Haim Baharier è considerato oggi come uno dei maggiori studiosi di ermeneutica biblica.
Il suo intervento ha saputo tenere con il fiato sospeso l’auditorio facendo entrare l’intera sala in un mondo a metà fra la “pergamena” e la vita quotidiana del fedele e del lettore dei libri sacri e dei loro commentari. Già, perché di enigmi e di aneddoti a partire dalla Sacra Scrittura e dal Talmud ce ne possono essere tanti, ma ciò che Baharier ha voluto trasmettere a chi lo ascoltava è stata l’importanza del processo di interpretazione nella cultura ebraica. «Bisogna essere consapevoli delle proprie responsabilità nei confronti delle generazioni future, dei propri limiti e delle incidenze storiche quando si interpreta un testo» ha commentato lo studioso parlando di vari testi controversi della Scrittura.
Baharier ha portato come esempio di interpretazione della Scrittura, e di conseguenza anche del Talmud, la storia di Rut. Prima di lei non era mai stato possibile che una donna moabita si convertisse ed entrasse a far parte del popolo di Israele. Tuttavia, considerando la sua situazione, gli anziani di Israele interpretarono la legge in maniera nuova e la benedissero, nonostante le sue origini straniere. «Il senso del testo – ha concluso lo studioso – nasce dalla contingenza storica autenticamente assunta. Quando la moabita di oggi si presenterà alla nostra porta dovremo saperla accogliere nell’autenticità anche se prima non si faceva». E tutto ciò avviene perché la parola di Dio è una parola viva, attuale, che parla alla nostra vita e alla nostra storia o, prendendo in prestito le parole del maestro Baharier: «Il testo biblico è in grado di trasformare il detto in dire».