Tra spie, cinepanettoni e guerre stellari

Nelle sale, a parte i soliti film di basso profilo, c’è ampia scelta tra Steven Spielberg, Aleksandr Sokurov, Wooy Allen e… Harrison Ford
Il ponte delle spie

Salviamoci, se possiamo, dal cinepanettone Vacanze ai Caraibi con Christian De Sica e Massimo Ghini: divertimento “senza tabù”, dicono, cioè farsa volgaruccia che però incasserà, perché gli italiani vogliono cose di basso profilo a quanto sembra (si vedano gli incassi del film di Pieraccioni). Chi vuole uscire dal sentiero predisposto (vedi anche Natale col boss con Lillo e Greg in uscita anch’esso) può dirigersi altrove. Ecco alcune proposte, da Spielberg a Sokurov ad Allen.

 

Il ponte delle spie

 

Non è facile oggi ricacciarsi in piena guerra fredda, nel 1957, quando la spia russa Rudolf Abel viene arrestata negli Usa e l’aviatore americano Francis Powers è catturato dai sovietici. Ma Spielberg ha il talento di farci immedesimare nel trhiller spionistico, incalzante, dove con fredda determinazione si scontrano e si incontrano le esigenze americane e quelle sovietiche grazie al mediatore, l’avvocato James Donovan (Tom Hanks) che si trasferisce a Berlino per trattare lo scambio dei prigionieri. La Berlino est, con la costruzione del muro, è ripresa entro un’aria raggelante, di dramma sempre incombente. Molto dialettico, ben congegnato, interpretato alla grande da Hanks e da Mark Rylance (la spia russa) il racconto non cede un attimo nella tensione, con l’intuizione di non farcela sentire direttamente. Veniamo così precipitati in un gioco di astuzie, di doppiezze ma anche di tenacia incrollabile nei valori della libertà, di caratteri che fanno acquistare al film lo spessore di un dramma politico, e certo, americanamente, “patriottico”.

 

Francofonia

 

Aleksandr Sokurov non è regista facile. Visionario, metaforico, libero, questa volta prende spunto dall’occupazione nazista a Parigi per parlare di arte e potere, delle radici culturali europee, espresse dal viaggio mentale e poetico nelle gallerie del Louvre, inventandosi colloqui con personaggi del passato, come Napoleone.

L’arte è bella e fragile, sottoposta di continuo al percolo della bestemmia e della distruzione. A Parigi il Louvre fu salvato, oggi in Siria si distrugge l’arte antica. La guerra nega valore alla bellezza, alla cultura, all’anima. Incontri, ricordi, contrapposizioni tra la resa di Parigi e quella di Leningrado nella seconda guerra mondiale. Visioni di un film che occupa tutto lo spazio dello spettatore, che ne rimane preso, frastornato e sedotto. Da non perdere.

 

Irrational Man

 

A 80 anni, il sempreverde Wooy Allen si inventa la storia del depresso professore di filosofia Abe Lucas (Joaquin Phoenix) insegnante in un piccolo college, diviso tra una collega che vuol fuggire con lui dal marito, una studentessa sedotta dal suo fascino (la bravissima Emma Stone), l’alcol e il fumo. Anticonformista amato dagli studenti, è tuttavia alla ricerca di un senso della vita, e sembra darglielo un omicidio “a fin di bene”. Solo che con la vita non si scherza…

Allen, al solito negativo e amaro, centellina questa volta i momenti umoristici, così che il film scivola via come un prodotto fatto molto bene, leggero, ironico sui giovani che idealizzano gli insegnanti, ma cinico. Per quanto Allen sia sempre Allen, ci aspettiamo qualcosa di meglio l’anno prossimo, visto che gira un film all’anno.

 

Star Wars

 

Il settimo episodio intitolato Il risveglio della Forza è uno spettacolone lungo ma non stancante, con l’immancabile Harrison Ford come capitan Solo e le guerre stellari al massimo della velocità, viaggiando come la luce. Eroi, antieroi, perfidi, forze oscure, affermazioni che c’è una potenza che unisce in sé il male e il bene (il film adesso odora di metafisica?), affetti appena accennati e tanta tanta azione. Le sale si riempiono di ragazzi e sono loro forse il più bello spettacolo, anche se la storia attira ancora e certo ci aspetta il sequel, perché l’avventura piace sempre.

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