Tra “radici” e bestsel-lers

Librerie
Cultura, sì Carissimo Giovanni, è da tempo che desidero scriverti e la coscienza cominciava a molestarmi, finché è giunta l’occasione: quel tuo strano articolo (chi ha mai il coraggio di dire ciò che vale e ciò che è spazzatura o per lo meno, non fondamentale, per la crescita dell’uomo integrale?) sulle radici della cultura. Appena arrivata Città nuova le ho dato, come sempre, una scorsa, per poi approfondirla con calma lungo l’arco delle due settimane. Un paio di giorni dopo me ne sono andato in libreria, per comperarmi un libro: sono un lettore assiduo e continuativo! Ho cominciato a sfogliare questo o quel testo, quando all’improvviso mi sono ricordato del tuo articolo ed ha cominciato ad infiltrarsi in me, prima dolcemente poi prepotentemente un’idea: non comperare nessun libro, se prima non hai completato le tue radici, come consiglia Casoli. Il fatto era che non sapevo ancora se le argomentazioni che tu portavi fossero condivisibili e soprattutto non ricordavo nessun libro del tuo elenco, per cui stavo per ignorare quanto sentivo insistentemente e comperare il primo libro interessante che mi fosse capitato sotto mano. Ma ecco che mi viene in mente la Parola del mese. Ho sentito che attraverso quell’articolo Lui mi indicava come impiegare meglio il tempo della lettura, perché anche questo fosse in funzione di costruire Lui in me, in particolare la sua mente in me. Sono uscito. E mi sono sentito felice, molto di più di quando esco da qualche libreria con un libro in mano, felice perché ora dimoravamo l’uno nell’altro, secondo la sua parola. Appena a casa ho letto con calma l’articolo e ho trovato nella mia libreria un libro del tuo elenco, messo da parte, incominciato e smesso subito per la noia che mi dava (anni fa!!): La malattia mortale di Kierkegaard. L’ho letto tutto d’un fiato: straordinario! Giorni fa uno dei miei figli è venuto a chiedermi un consiglio e ho potuto aiutarlo attingendo a piene mani dal testo succitato. Paolo Azzoni Cultura, però Condivido in pieno l’analisi che fai della cultura, del suo attuale basso livello, dell’esistenza di una massa di non-lettori di non-libri (come ti sei espresso in altro articolo, mi pare), della necessità perciò di recuperare una dimensione di ri-acculturazione, di fare uno sforzo per ritrovare una sorta di purezza da parte di noi lettori ormai, per molti versi, perduta. È un’analisi un po’ impietosa, ma che ritengo sostanzialmente vera. Per questo il tuo articolo è assai stimolante. Una persona mi ha telefonato per dirmi che non aspettava altro per acquistare i libri per l’estate, e dopo il tuo articolo ha comprato La Montagna incantata di Mann e altri testi. Perciò grazie! Arrivo al dunque con qualche mia idea qua e là. Io credo molto all’aspetto formativo – oltre che informativo – che può avere Città nuova, rivista assai stimata. Ruolo che potrebbe riprendersi verso le nuove generazioni. Perciò la proposta che emerge dal tuo articolo è senz’altro da portare avanti. Potrebbe diventare una sorta di rubrica organica di breve presentazione o ri-presentazione dei classici impedibili? Però, per una rivista come Città nuova che resta e deve restare popolare, a mio parere si dovrebbe provare anche ad abbassare un po’ l’asti- cella, non certo per presentare i non-libri (giammai!), ma per accompagnare il lettore tra gli innumerevoli testi che – anche se non proprio classici – sono testi di valore, libri onesti, piacevoli, seri, con dei contenuti. Il meglio è nemico del bene, diceva un mio professore di medicina, a proposito di quelle indagini che per essere perfette sono così costose e lunghe che quando si arriva alla diagnosi il paziente è morto! Fuor di metafora: meglio consigliare anche libri possibili e leggibili che puntare solo così in alto da scoraggiare il 90 per cento dei lettori, con l’inevitabile conseguenza che si vanno a leggere sotto l’ombrellone l’ultimo best-sellers di turno visto dalla parrucchiera. Io stesso – amante del mare e dei libri di mare e lettore onnivoro – per finire Moby Dick ho dovuto impegnarmi assai! Insomma un po’ di tolleranza ci vuole, tanto quel dieci per cento (o quello che è) che legge è… già in salvo! Altra idea: perché non presentare scrittori che, anche se non dei classici, sono stati persone chiave della cultura e della nostra storia? Storia letta nell’ottica dell’unità, dei grandi valori della famiglia umana. Questo non lo perderei mai di vista! Se penso a Teilhard de Chardin, o a Gandhi, o a La Pira o a don Milani io – ex-ragazzo del ’68 – penso a testi che, offertimi da educatori intelligenti, intercettarono le mie voglie rivoluzionarie aprendomi ai grandi temi del mondo. E fecero da equilibratori a Marx e al diario del Che. Fu questo zoccolo che mi permise di incontrare e apprezzare la luce di Chiara, quando la incontrai. Ricordi l’Uomo mondo? Padre Balducci aveva da poco scritto dell’uomo planetario. Per dire.
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