Tra pittura e fabbrica dei sogni

A Roma, al Museo di Trastevere, fino al 5 maggio la rassegna monografica su Letterio Scalia
Una rassegna su Letterio Scalia al Museo di Trastevere a Roma.

Belle tele siciliane di paesaggi di mare o di collina, di roccia e di verde, case e pini al vento. Ma anche folla al mercato o al parco, per le stradine di un paese arroccato sulle montagne o vicino al mare, sia della natia Sicilia che a Roma, sua seconda patria. Con un segno rapido, tinte morbide e un grumo di vitalità che si innesca sui corpi di donna, sugli alberi e sui ritratti pieni di energia e di freschezza, come Maria del 1936 o La madre del 1938.

È l’arte di Scalia, pittore dalla mano intuitiva, che punta alla morbidezza più che all’icasticità del tratto, che ama le ombre tenui e pure, percosse dalla luce. Scalia è pittore dello stupore e della nostalgia, della sua terra ma anche della Roma in cui vive. Sembra, quando dipinge, che osservi le cose come fosse su un altro mondo, fino a quando muore, a 88 anni, nel 1996.

La rassegna trasteverina, organizzata dalla figlia Annamaria, è all’insegna della meraviglia di un uomo che è stato anche illustratore. E qui emerge la peculiarità di Scalia, personaggio che sogna e fa sognare. Illustra pubblicità per la Pirelli, ma soprattutto lavora ai manifesti cinematografici, in un’epoca in cui anche questa era considerata, seppur minore, una forma d’arte.

Oggi, in cui tutto è rapido e spesso falsato, il disegno di Scalia dà i brividi per come è capace di far rivivere sulla carta pubblicitaria un film. Egli ha il talento di cogliere sinteticamente il centro del film e di proporlo con gesti melodrammatici e comunicativi immediatamente, insieme all’uso chiaro del colore. Sono gli anni Trenta del Novecento e Scalia illustra film di guerra, di fantasia o di sentimento (Sogno di un prigioniero, la Corazzata Congress, l’Ottava moglie di Barbablù, L’uomo senza volto…). Ma non gli basta, perché illustra anche racconti avventurosi come quelli per “Buck Taylor, il terrore dei pellirosse” o “Peter Johnson, il pilota della stella d’oro”.

Girare per questa raccolta di lettere, manifesti e dipinti è rincorrere un pezzo di storia dello spettacolo italiano, quando eravamo più ingenui e più freschi. Più poveri certo, meno tecnologici, ma con una fantasia che faceva sognare. L’arte è anche sogno, non importa il soggetto.

Scalia aveva – ed ha ancora per noi – questa capacità. Segno deciso, colori brillanti, fantasia. E nella pittura una gran voglia di dire quanto è bella la vita, degli uomini, delle  cose e della natura.

Letterio Scalia, Pittore e Illustratore. 1906-1996, (catalogo De Luca Editori).

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