Tra pesci e danze di pietra
Ravenna, Piazza del Popolo. Osservo due colombe che cercano refrigerio in una fontanella marmorea… e immediato è il richiamo alle loro sorelle a mosaico del mausoleo di Galla Placidia, raffigurate in atto anch’esse di abbeverarsi. Certo, dire Placidia o San Vitale, o i due Sant’Apollinare, dire il Battistero Neoniano o quello degli Ariani, senza tacere la tomba di Teodorico, è evocare ciò che ha reso celebre Ravenna nel mondo: quella immagine bizantina di sé che in un non lontano passato la città romagnola dove Giustiniano e Teodora sono di casa ha voluto privilegiare, liberando quegli stessi monumenti dalle aggiunte successive. Ma Ravenna non è solo ciò che si ammira alla luce del sole. Edificata sull’acqua nella quale sprofonda insensibilmente a motivo della subsidenza del suolo (fenomeno che ha costretto, lungo i secoli, a ricostruirla sempre più in alto su sé stessa), rivela un volto inedito nei tesori nascosti del suo sottosuolo. Alcuni semisommersi, come la cripta della chiesa di San Francesco nelle cui acque trasparenti ci si sorprende a veder nuotare grossi pesci rossi. Spiccano sul mosaico pavimentale come gli altri pesci (stavolta a mosaico) del frammento esposto nel- la Domus del triclinio, le cui strutture principali rinvenute sotto l’ex chiesa di San Nicolò risalgono al IV sec. d.C. e dove è in corso una raffinatissima mostra (vedi box). Domus che s’aggiunge a quella detta dei tappeti di pietra (I-VI sec. d.C.), visitabile sotto la chiesa di Sant’Eufemia, la quale ha restituito magnifici mosaici come quelli del Buon Pastore o dell’ormai famosa Danza dei geni delle Stagioni. Così, dopo chiese, mausolei e battisteri dove si compendia il meglio dell’arte musiva bizantina in occidente, a illuminarci l’architettura privata e l’intimità della vita quotidiana di quell’epoca abbiamo queste due sontuose dimore, una nota da decenni, l’altra scavata di recente, ma solo ultimamente musealizzate e aperte al pubblico. Due gioielli, due ulteriori tappe nella valorizzazione in corso del patrimonio archeologico di questa città unica al mondo. CONVIVIUM Ovvero: a tavola con l’aristocrazia romana. È il titolo della mostra in corso presso la Domus del triclinio (fino al 9 ottobre): occasione unica, offerta ai ritardatari delle vacanze, per ammirare gli appena venti pezzi selezionati, ma prestigiosi, giunti dai più importanti musei archeologici italiani oltre che da Ravenna stessa. Dal mosaico policromo che simula un pavimento non spazzato proveniente da Aquileia, al letto tricliniare da Modena, agli affreschi e alle coppe ed altre suppellettili bronzee e argentee dall’area vesuviana. Mosaici e arredi sontuosi, a illustrare l’arte del banchetto che, per gli antichi, era molto più di un semplice piacere: un rito ad un tempo pubblico e privato, che assumeva i caratteri della rappresentazione sacra e profana, denso di significati di distinzione sociale e di potere.