Tra Norcia e Preci dove la terra trema

Dall'Umbria, cronaca di un visita nei due paesi prima della grande scossa di domenica 30 ottobre. Dignità e fortezza di una  popolazione che non vuole cedere il passo alla rassegnazione.
Ansa Norcia

A distanza di due mesi dal rovinoso terremoto del 24 agosto, l’Italia centrale è stata di nuovo colpita da due scosse sismiche nella serata del 26 ottobre, seguite da una di magnitudo 6.5 alle 7:41 di domenica 30. Le nuove scosse hanno danneggiato molti borghi dell’Appennino fra cui Norcia e Preci,danneggiando o radendo al suolo importanti basiliche benedettine medievali, prima fra tutte la cattedrale di San Benedetto nell’omonima piazza di Norcia, ormai diroccata. Considerando la magnitudo del sisma, il fatto che non si siano registrati decessi o feriti gravi ha del miracoloso.

 

Recandomi a Norcia e Preci nel pomeriggio del 29 ottobre, dunque precedentemente alla scossa più ferale, ho trovato un’atmosfera apparentemente tranquilla sebbene in giro si vedano davvero pochissime persone.

 

Ho avuto una breve conversazione con Giuseppina Perla, assessore del comune di Norcia, sulla situazione generale che si è poi aggravata il giorno successivo: la macchina dei soccorsi si è attivata immediatamente perché in allerta fin dal terremoto di Amatrice ad agosto.

 

L’umore della cittadinanza è duramente provato per via delle scosse che si succedono senza tregua: questa calamità ha colpito quando si stava già pensando ai restauri e alla ricostruzione, facendo ripiombare tutti nello sconforto e spingendo alla riapertura dei centri di assistenza psicologica per adulti e minori.

 

Ho avuto modo di parlare con due volontarie della Protezione Civile che mi hanno spiegato di essere nella zona da alcuni giorni; una delle due, proveniente da fuori regione e poco avvezza ai terremoti, era già presente in zona al momento delle scosse del 26 e ne è rimasta spaventata.

 

Le poche persone del luogo presenti nel centro di Norcia hanno si sono lasciate andare a uno sfogo amaro: un ristoratore ha raccontato che aveva in programma almeno mille coperti per il weekend di Ognissanti ma il terremoto non ha lasciato scampo neanche all’economia. Un altro ragazzo che lavora in un esercizio commerciale ha espresso delle perplessità sulla ricostruzione post-sismica, nonché un profondo rammarico per gli amici deceduti nel terremoto di agosto.

 

Poi ho fatto tappa a Preci, paese noto per la storica scuola chirurgica, dove già dal sabato l’intero centro storico è transennato; lungo la strada ho avuto modo di costeggiare le frazioni di Abeto e Campi con la basilica di San Salvatore già gravemente danneggiata e poi rasa al suolo la mattina successiva.

 

Mi sono recato al centro della Protezione Civile dove decine di persone hanno trascorso la notte, notando molte persone in età avanzata ma anche bambini e una donna incinta.

 

Una signora, punto di riferimento per la comunità, mi ha spiegato pacatamente che la cittadinanza è intenzionata a restare in zona senza trasferirsi in località lontane sulla costa. L’impressione generale, nonostante la dignità e l’affabilità, è stata quella di una grande inquietudine che non vuole cedere il passo alla rassegnazione.

 

Purtroppo la forte scossa di domenica mattina ha ulteriormente aggravato la situazione, costringendo all’evacuazione totale anche del centro di Norcia.

 

A questo punto non rimane che sperare in un intervento tempestivo delle istituzioni e in un pronto piano di recupero del patrimonio edilizio privato e artistico, vista l’importanza che il turismo riveste per quest’area d’Italia; di certo le ferite fisiche e psicologiche sono profonde e servirà molto tempo prima che si possano rimarginare.

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