Tra l’Isis e Al Qaeda
In generale, la sensazione che si ha leggendo i giornali francesi – che sono ancora “monopolizzati” dal seguito delle notizie sugli attentati di Parigi, tanto che anche una testata prestigiosa come Le Nouvel Observateur nella home page vi dedica solo un trafiletto pressoché invisibile a chi non abbia voglia di scorrere la pagina fino in fondo – è quello della convinzione di trovarsi di fronte allo stesso fenomeno. Anche Le Figaro, nella sua intervista al presidente maliano Boubacar, sottolinea come “Nessun Paese al mondo è al riparo da questi barbari”, nonché come si sia creata “una solidarietà tra tutti i popoli, e in particolare tra quello francese e quello maliano”. Frasi forse di circostanza davanti al rapporto tuttora contrastato tra la Francia e diversi Pesi africani, soprattutto con le ex colonie, ma probabilmente sincere in queste circostanze.
I giornali inglesi sembrano meno coinvolti: il Times nemmeno vi dedica spazio in home page, mentre il Guardian sorvola sul resto dell'attacco per riportare il lungo discorso di condoglianze rivolto da Hillary Clinton alla famiglia della cooperante americana uccisa, Anita Datar; più spazio lo offre l' Independent, che si sofferma sul danno creato all'industria turistica di un Paese meta di un discreto numero di viaggiatori britannici.
Vasto spazio alla questione è invece dedicato dal New York Times, che definisce l'attacco a Bamako “Un duro colpo alla lotta contro il terrorismo”, per quanto metta a nudo “la letale rivalità tra Al Qaeda e l'Isis”. Richard Barrett, ex dirigente dei servizi segreti inglesi, osserva infatti che “tutta l'attenzione era concentrata sulla Siria: l'attacco a Bamako è stato un modo per ricordare al mondo che i gruppi armati del Mali esistono ancora”. E sono legati appunto ad Al Quaeda, così come Al Nusra, che si contrappone all'Isis in Siria. Più stringato il Washington Post che, come il Guardian, dà contro della storia della cooperante americana.
Discretamente sintetici anche i quotidiani russi con l'eccezione di Utro, che nell'articolo “La capitale del Mali colpita da un dramma sanguinoso” riporta con dovizia la copertura minuto per minuto fatta da Le Figaro durante l'attentato. Per il resto, la Novaja Gazeta neppure ne parla, focalizzandosi sulla situazione in Siria; mentre la Komsomol'skaja Pravda dà spazio al ricordo di una delle vittime, Konstantin Preobrajenskij, nelle parole di un suo collega. Anche lo spagnolo El Paìs, titolando “La storia delle vittime di Bamako”, racconta in poche righe la storia di alcune di loro; per il resto, il resoconto dell'accaduto è abbastanza asciutto.
In generale, comunque, a fare i titoli nei media sono ancora gli attentati di Parigi e la situazione odierna di Bruxelles: c'è da chiedersi però se quanto accaduto a Bamako sia stato “schiacciato” dalla controparte europea, o se viceversa sia stata proprio la comune matrice terroristica a far assurgere agli onori delle cronache un Paese che altrimenti ne sarebbe assente.